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Proposta del Sindaco Nardella per riforma del commercio: ok da CNA

Molti dei problemi che pesano sul sistema economico-imprenditoriale potrebbero essere risolti anche con amministrazioni locali più forti.

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L'incontro fra Cioni e Nardella L'incontro fra Cioni e Nardella © ufficio stampa
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“Superare la deregulation del ’98, l’anarchia nell’attività di commercio e artigianato per recuperare una programmazione che tenga conto delle specificità e dei bisogni delle città e delle caratteristiche di quel tessuto economico imprenditoriale è una proposta che il Sindaco aveva presentato durante la nostra Assemblea di ottobre 2022, svoltasi nel salone dei Cinquecento, e che allora, come oggi, ci trova concordi, purché, prima dello step di Parlamento e Governo, venga condivisa preliminarmente da sindaci e associazioni di categoria”.
Così Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana, sulla riforma del commercio lanciata dal Sindaco Nardella.

“Non solo questo, ma anche tanti degli altri problemi che pesano sul comparto economico (inflazione; costi energetici; difficoltà di reperimento del personale; divario tra domanda delle imprese e offerta formativa; passaggio generazionale frenato; normative tarate sulla grande industria; burocrazia tentacolare; credito e finanziamenti ad ostacoli) derivano dall’indebolimento della relazione esistente tra imprese e politica – prosegue Cioni – Crediamo che il legame possa essere rinsaldato, con obiettivi proficui per entrambe le parti, attraverso la concessione di un maggior margine di azione alle amministrazioni pubbliche locali, come spesso dalle stesse richiesto. Siamo disponibili a sostenere le loro richieste, a patto che l’impegno sia reciproco”.

In che modo un intervento forte della politica locale può agevolare la soluzione dei problemi delle pmi?
Per Cna direttamente e su più fronti, dalla gestione del turismo (si ricordi la questione della Legge per Venezia e della connessa richiesta della Legge per Firenze) a quella degli appalti pubblici che potrebbero indirizzarsi maggiormente, fermo restando il possesso dei requisiti, verso imprese locali. Da una gestione ragionata e ragionevole dei vincoli che gravano sul patrimonio privato edilizio (si pensi a quelli sul fotovoltaico che continuano a presentarsi stringenti e talora incomprensibili) a incentivi e decontribuzioni che potrebbero sostenere settori in difficoltà e/o agevolare l’apertura di nuove attività. Indirettamente, rappresentando le istanze delle imprese al livello politico centrale e europeo.

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