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San Piero. Discariche, inquinamento & altro. I problemi irrisolti...

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Il gruppo di Rifondazione di San Piero, dopo l'interruzione anticipata della legislatura a causa della fusione con Scarperia, ha stilato una relazione di fine mandato sui problemi irrisolti. Di seguito la proponiamo in versione integrale. Buona (si fa per dire) lettura....

A seguito della interruzione anticipata del mandato dovuta alle procedure per la fusione dei due Comuni Scarperia-San Piero, decisione per altro assolutamente avversata dal nostro gruppo PRC, riteniamo di dover puntualizzare in una memoria scritta le principali questioni irrisolte di interesse ambientale affrontate in questi anni attraverso interrogazioni, mozioni, lettere aperte, promemoria, di cui si allega copia per consentire agevolmente maggiori approfondimenti.

Ciò non solo per trasmettere genericamente alla futura Amministrazione Comunale il nostro punto di vista e le nostre elaborazioni ed acquisizioni, anche fattuali e documentali, ma perchè, nello specifico del processo di fusione in corso abbiamo il ragionevole timore che possano passare in secondo piano rispetto alle problematiche del Comune col quale andiamo ad unificarci che , essendo di dimensioni quasi doppie avrà prevedibilmente una maggiore quantità e varietà di situazioni critiche da affrontare che oltretutto riguarderanno un numero molto più consistente di cittadini.

Ci limitiamo alle questioni di interesse ambientale irrisolte o risolte solo in parte, perchè sono quelle che riguardano tutti indistintamente e riteniamo debbano avere la priorità assoluta su ogni altra considerazione, incidendo direttamente sulla vita delle persone e delle future generazioni.

1) situazione epidemiologica a S.Piero a Sieve:
Il quadro preoccupante che ci spinse nell'ottobre 2010 a rivolgere al Sindaco una interrogazione sulla situazione epidemiologica della popolazione ipotizzando possibili cause locali (all.n.1.doc) non si è purtroppo modificato e continua il trend di malattie e decessi che colpiscono persone anche giovani, per lo più di sesso femminile.
L'indagine meritoriamente richiesta dall'Amministrazione Comunale alle autorità sanitarie, esposta nella conferenza del 12 Maggio 2011 all'Auditorium e che, a quanto ricordiamo, rilevò un lieve eccesso di leucemie per S.Piero rispetto ai dati di zona, andrebbe nella futura Amministrazione proseguita ed approfondita con la ricerca delle possibili cause locali.

2)Discarica di Bosco ai Ronchi:
Valutando che la presenza dell'ex discarica del Comune di Firenze, mai bonificata , potesse essere una delle cause della grave situazione epidemiologica, abbiamo condotto una ricerca documentale e d'archivio che ci ha dato la quasi certezza che in detta discarica fosse finito almeno parte dell'escavato dell'alluvione di Firenze.
Preso atto della sostanziale impasse dell'ipotesi di bonifica predisposta dal Comune di Firenze per varie criticità progettuali rilevate dall'ARPAT ( in ordine alla presenza insolita in discarica RSU di idrocarburi e metalli pesanti e in ordine all'assunto progettuale che sotto la discarica ci fosse uno strato di 40 metri di argilla senza fratture da cui potesse disperdersi il percolato ) abbiamo messo a punto una proposta di delibera di Consiglio per chiedere una profonda revisione del progetto, la fissazione di un termine per la sua presentazione ed eventualmente l'intervento sostitutivo della Provincia (all.n.2.doc ).
I contenuti della proposta di delibera sono stati assunti da un ordine del giorno della maggioranza dell'11 febbraio 2013 (all.n.3a.doc) mai discusso per l'intenzione concorde di portare in Consiglio l'istanza per lo sblocco della bonifica unificandola con l'ordine del giorno presentato dal nostro gruppo PRC sulla qualità e provenienza delle terre di copertura della discarica. (all.n.3b.doc).
L'intento alla fine non si è realizzato , per lo scadere dei tempi consumatisi nell'attesa determinata da una nuova serie di richieste di chiarimenti ed integrazioni progettuali tra Arpat e Comune di Firenze, ma andrà assolutamente ripreso, perchè una vecchia discarica di RSU è una bomba ecologica che il passare del tempo non disinnesca, tanto più se in essa sono confluite le mille sostanze estranee dei fanghi e dei detriti dell'alluvione di Firenze.

3) Impianti produzione catrame e inerti via Massorondinaio:
Appreso degli esposti e delle lamentele della popolazione residente nell'area in ordine a emanazioni soffocanti e maleodoranti, polveri e rumore, e valutando che dette attività, in particolare la produzione a caldo di catrame da materia vergine effettuata ormai da quasi 50 anni e la più recente e ancora più fastidiosa produzione di catrame da fresato di asfalto, effettuate a ridosso del centro abitato, potesse essere una delle cause della grave situazione epidemiologica, sulla scorta di una ricerca documentale, abbiamo presentato una interrogazione (all.n.4.doc). Nonostante le modifiche e migliorie apportate dalla Ditta, a seguito dei rilievi dell'Arpat, all'impianto di convogliamento dei fumi della produzione a caldo del catrame e la rinuncia alla produzione da fresato d'asfalto, permangono disagi evidenti in recenti lettere di protesta della popolazione della zona e in una recentissima che chiede lo spostamento dell'impianto in area più idonea al di fuori del centro abitato.
Tale necessità andrà attentamente valutata dalla nuova Amministrazione sia in relazione a quanto stabilito dal vigente Piano strutturale di S.Piero circa la “non congruità con il contesto”della attuale destinazione d'uso dell'area degli impianti per la vicinanza con il centro abitato e ad aree di interesse pubblico (parco) e monumentale (Fortezza Medicea), sia in relazione alla presa di posizione della Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici dal marzo 2011 circa la non- legittimazione dell'intero impianto in base alla normativa sulla protezione del paesaggio, sulla quale abbiamo richiesto chiarimenti (all.n.5.doc ).
Tale presa di posizione ha già condotto al diniego alla Ditta dell'autorizzazione per un nuovo prodotto, con susseguente ricorso della Ditta al TAR, notificato anche al Comune di S.Piero che però ha ritenuto di non costituirsi in giudizio con delibera G.M.n.83 del 31.10.2013.

4)Inquinamento falde acquifere zona Pianvallico da solventi clorurati:
Originatosi a quanto pare nella parte alta della zona industriale di Pianvallico a partire dagli anni 60 e monitorato dall'Asl nei primi anni 90, fu incomprensibilmente ignorato fino al 2006 quando l'Arpat, su richiesta del Comune di Scarperia, riprese le analisi e scoprì che l'inquinamento si era esteso nel frattempo a tutta la falda, fino a raggiungere S.Piero e la Fonte delle Mozzete, prediletta dalla popolazione, il cui uso da allora fu vietato, senza però specificare il perchè.
Questa grave situazione l'abbiamo appresa da uno studio presentato nel dicembre 2012 in Provincia dal Centro di Geotecnologie dell'Università di Siena e condotto su incarico dei comuni di S.Piero, Scarperia Provincia e Regione, per il disinquinamento della falda acquifera da solventi clorurati con intervento però limitato alla sola zona industriale alta .
A Luglio 2013 è stato aggiudicato l'appalto per i lavori. Trattandosi di sostanze cancerogene e molto pericolose per la salute e l'ambiente abbiamo cercato di sollecitare l'attenzione della popolazione, totalmente ignara, delle 2 Amministrazioni Comunali e delle autorità sanitarie e di controllo, pubblicando sui giornali locali una lettera aperta (all.n.6.doc) di riflessione sui contenuti e l'impostazione del progetto In essa lamentavamo in particolare che il disinquinamento fosse effettuato solo nella parte alta a beneficio dell'area industriale di Pianvallico che veniva così liberata dal vincolo urbanistico esistente che impedisce l'utilizzo del sito fino ad avvenuta bonifica, lasciando il resto dell'acquifero al suo destino di progressivo avvelenamento e con esso la popolazione. Riteniamo che la nuova Amministrazione debba impegnarsi prioritariamente per ottenere l'estensione della bonifica a tutto l'acquifero, informando intanto adeguatamente la popolazione del pericolo.

5) Collocazione dell'Asilo Nido Comunale nella zona industriale Al momento dell'approvazione del Regolamento Urbanistico Comunale che ammetteva l''insediamento ovvero l'attivazione mediante cambio dell'uso di industrie a rischio di incidente rilevante e/ insalubri di classe 1 nell'area di Pianvallico, il nostro gruppo PRC con una nota pubblicata sulla stampa locale rilevò l'incongruenza con la collocazione nella stessa area dell'Asilo Nido Comunale (all.n.7.doc) auspicando che si trattasse di una svista. In risposta alla mobilitazione dei genitori con raccolta di firme seguirono rassicurazioni dell'Amministrazione che mai sarebbe stato consentito l'insediamento di tali industrie . Attualmente però almeno uno stabilimento presente in zona , che risultava svolgere semplice funzione di magazzino farmaceutico, a quanto sembra si è messo a fare produzione farmaceutica,( visto che fa indossare ai visitatori una specie di scafandro), divenendo quindi industria insalubre di classe 1.Auspichiamo che la prossima Amministrazione sappia chiarire tale circostanza ed operare per localizzare diversamente le due presenze incompatibili , Asilo Nido e industrie a rischio o insalubri.

6)inceneritore Comunale di via Massorondinaio:
Che fosse una emergenza ambientale, il vecchio inceneritore comunale dismesso più di quaranta anni fa, nero come la pece, con il suo tetto di eternit tutto spaccato, era noto in paese ed evidente a chiunque passasse, posto com'è ben visibile sulla strada La necessità di provvedere alla bonifica del sito poi era ufficialmente nota al Comune almeno dal giugno 2007, come prova un documento inviato dall'ARPAT. Recentemente però a seguito di una comunicazione perentoria dei NOE l'Amministrazione Comunale è stata indotta a emanare una ordinanza che chiama in causa l'attuale proprietario del terreno per un inquinamento riconducibile all'attività di incenerimento di rifiuti solidi urbani svolta dal Comune stesso con personale incaricato, con attrezzature di proprietà comunale e dal medesimo Comune installate, con tutti gli annessi necessari. Poiché però la legge stabilisce che è il responsabile dell'inquinamento, ove individuabile, a dover effettuare la bonifica, e quindi in questo caso il Comune stesso, abbiamo presentato una interrogazione urgente per chiarire le effettive responsabilità e competenze (all.n.8.doc), senza ricevere risposta soddisfacente . In questo caso però non auspichiamo che sia la prossima Amministrazione Comunale a farsi carico della corretta soluzione di questa emergenza ambientale, ma che sia la nostra attuale Amministrazione, nel poco tempo che rimane, a ristabilire la verità dei fatti, assumendosi la competenza sulla bonifica dell'inceneritore e sollevando il proprietario del terreno da ogni addebito.

7) tettoie in eternit in via della Stazione con sottostante carico d'incendio:
Su questa situazione di grave rischio segnalataci da tante persone che abitualmente transitano lungo la via per andare alla stazione, siamo intervenuti solo di recente con una interrogazione (all.n.9.doc) quando è stato chiaro che erano definitivamente tramontate le prospettive di trasferimento della Ditta e di recupero urbanistico dell'area Lisi. Non sappiamo al momento quale sarà la risposta, prevista nell'odg di questo ultimo Consiglio Comunale, ma riteniamo che in relazione alle disposizioni ed alle nuove possibilità offerte dalla recente Legge Regionale sull'amianto n.51 del 25 settembre 2013 ci sia ampio spazio per una positiva azione della prossima Amministrazione Comunale nei confronti della Ditta perchè sani questa situazione.

8)Scomparsa del torrente Carza:
Ci sia consentito infine di chiudere questa rassegna con l'emergenza ambientale della scomparsa del torrente Carza, anche se su questo tema non abbiamo sviluppato una iniziativa autonoma del gruppo,essendo già stato assunto e trattato in maniera eccellente dalla Lista Civica Idea, alle cui iniziative sul tema ci siamo sempre convintamente associate. Purtroppo l'azione pur sviluppata dalla presente Amministrazione Comunale sollecitata dalla mobilitazione e dalla massiccia raccolta di firme organizzata dal Comitato Carza Viva, ha avuto risultati minimi e deludenti anche per la sordità degli interlocutori istituzionali e dubitiamo che l'impegno per il ripristino del torrente possa essere assunto con il necessario vigore dalla futura Amministrazione Comunale unificata, trattandosi di una questione molto legata alla storia e all'identità degli abitanti di S.Piero. Nella dichiarazione di voto contraria alla delibera 12/2013 propedeutica alla fusione dei due Comuni portavamo come esempio concreto proprio la questione del torrente Carza”...mettiamo che S.Piero si è già fuso con Scarperia: credete che una faccenda così legata alla storia, al vissuto , alla cultura della popolazione di S.Piero come la morte del torrente Carza o meglio, la ricerca delle strade per resuscitarlo possa essere condotta con la stessa determinazione con cui dovrebbe essere condotta dal Comune direttamente investito dalla sciagura..?” Come vorremmo essere smentiti su questo punto dalla prossima Amministrazione, non lo crediamo, ma lo speriamo lo stesso, sarebbe una mossa intelligente in direzione della effettiva unificazione dei due Comuni.

 

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