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Dall'esercito abbandonato alla Resistenza civile: Le radici profonde dell'antifascismo italiano

Una riflessione di Alfredo Altieri che sottolinea con decisione il valore dell'antifascismo. A seguire il testo iricevuto

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Gent.mo direttore, ha integrare quello che ha scritto Francesco Tucci (articolo qui) alcuni giorni fa su questo giornale, faccio alcune considerazioni inerenti la Guerra di Liberazione. Va ricordato, che prima che iniziasse la Resistenza dei partigiani ci fu quella dei militari, abbandonati dopo l'8 settembre dal governo Badoglio. Ricordiamo la Divisione Acqui a Cefalonia e a Corfù, che si immolò combattendo fino a quando, priva di soccorso e completamente esausta, venne decimata col sacrificio di circa 9.600 uomini. Così, come i superstiti delle Divisioni Venezia e Taurinense, che si unirono ai partigiani iugoslavi, unitamente ad altre Divisioni che combatterono fino al 1945.

In Italia, il Corpo Italiano di Liberazione, come è noto, combatté al fianco degli Alleati e i caduti dell'Esercito furono 77.456; quelli della Marina 10.984 e quelli dell'Aeronautica 2669. La Resistenza civile nacque come movimento di massa, fu, come scrisse Piero Calamandrei “un misterioso e miracoloso moto di popolo, era venuto il momento di ritrovarsi, di resistere, di provvedere da sé a salvare la libertà e la dignità del proprio Paese”. Anche in Toscana presero corpo gruppi di resistenti, i partigiani, in varie zone: sul Monte Amiata, sul Monte Giovi, sul Pratomagno, sul lago Scaffaiolo, sulle Alpi Apuane ecc. In città nacquero i Gap, le Sas e le Sap.

I partigiani combattenti ammontarono in Toscana a 16.604, di cui 2089 furono i caduti e 1251 gli invalidi o mutilati e, a completare il quadro non possiamo non ricordare le inutili e crudelissime stragi di civili effettuate dai tedeschi in fuga con la collaborazione dei fascisti, come la distruzione dell'intero paese di Sant'Anna di Stazzema che fu il tragico preludio di Marzabotto, e poi gli eccidi di Vallucciole, Montemignaio, Civitella della Chiana, Palazzo al Pero, Stazzema, Fucecchio e in tanti altri luoghi.

L'antifascismo va visto non come una opinione politica, ma come valore costante di difesa contro la violenza sull'uomo, contro la guerra, contro la sopraffazione sulla volontà dei popoli. Antifascismo vuol dire pace, libertà, garantite dall'involucro di una democrazia sia diretta che rappresentativa, che deve poggiare sull'indispensabile indipendenza della Magistratura.

Certo, l'Italia repubblicana non è stata sempre pari a come la si era pensata e voluta, tante volte il passato è riaffiorato e può riaffiorare attraverso mille rivoli, anche, se, nei momenti decisivi della nostra storia nazionale quelle grandi conquiste di democrazia e di libertà hanno saputo affermarsi e vincere.

Alfredo Altieri

 

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