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A piedi nelle vecchie cave del Mugello. Le foto

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A piedi nelle vecchie cave del Mugello. Le foto A piedi nelle vecchie cave del Mugello. Le foto © n.c.
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A piedi nelle vecchie cave del Mugello; tra storia, archeologia industriale e natura. Iniziamo dalla frazione di Ronta che una volta, tra la fine dell’800 e gli anni Sessanta del ‘900, era un centro estrattivo; e che ha fornito la ‘pietra forte’ per tante costruzioni nella frazione e anche nel centro di Firenze..

E da una sua vecchia cava poco fuori dalla località Madonna dei Tre Fiumi; sulla strada per Razzuolo. Basta superare di poco l’abitato in direzione del Passo della Colla e, sulla destra, troviamo un piazzale recintato con un gruppo di baracche e ripari per gli attrezzi; con al centro uno strano ‘pozzo’ in muratura (perlomeno qualcosa che gli somiglia molto). Piazzale che, a lungo, è stato il campo base per la cava che si trovava lì a fianco.

Basta tornare di poco indietro in direzione del paese, infatti, per trovare (dalla stessa parte della strada) l’accesso ad una piccola radura in riva al fiume Ensa. Si attraversa il corso d’acqua su un ponte in pietra (che fu costruito proprio per le cave); e ci si trova già al centro del vecchio sito di estrazione. I fianchi della montagna (siamo in una valle piuttosto stretta) portano ancora le ferite dei cavatori e degli scalpellini. Che, armati di pochi e rudimentali attrezzi, riuscivano a staccare dal costone i blocchi di ‘pietra forte’.

 

E anche a terra ci sono ancora le tracce della lavorazione: cumuli di detriti, resti dei blocchi lavorati e qualche ‘punto di carico’. Ossia le piattaforme (costituite da muretti) che servivano per far scivolare i blocchi sui carri. Il fiume passa lì vicino, si sente solo il suo rumore; ma prima dovevano essere ben diversi i suoi che risuonavano tra queste montagne.

Basta spostarsi di poco, parallelamente alla strada per Razzuolo, per portarsi all’altezza del ‘campo base’ che abbiamo visto all’inizio (solo che ora siamo al di là del fiume che scorre poco lontano dalla strada). Qui incontriamo l’altro elemento che ha dato impulso e sviluppo alla frazione: la ferrovia borgo – Faenza. In realtà la strada ferrata passa proprio qui sotto, in galleria (galleria di Monzagnano). Ma qui ci sono delle finestre di servizio che servirono, a fine Ottocento, per facilitare i lavori di scavo. E’ l’imbocco di una piccola galleria: che però si apre su un vero e proprio atrio adiacente alla strada ferrata: una finestra come quelle che oggi sono state realizzate per l’alta velocità.

E proprio da qui passò la pietra che, estratta a Ronta, servì per la costruzione della ferrovia. Strada ferrata che portò opere di ingegneria delle quali oggi si sono perse le tracce; ma che per l’epoca erano notevoli. Basta pensare che il fiume che scorre lì accanto, passando sopra la galleria, è tutto ingabbiato su un letto artificiale lastricato; per evitare che l’erosione danneggi il tunnel. E che lo strano pozzo in muratura (che abbiamo citato all’inizio) altro non è che una presa d’aria per il tunnel sottostante.

 

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