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Antimafia a Firenze. Bindi "La Toscana regione a rischio"

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Antimafia a Firenze. Bindi La Toscana regione a rischio Antimafia a Firenze. Bindi La Toscana regione a rischio © n.c.
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La Toscana corre il rischio di infiltrazioni mafiose ed è «attenzionata» da organizzazioni criminali. Lo sostiene Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia in trasferta a Firenze nell’ambito del giro di visite a tutte le sedi distrettuali antimafia. Rivolgendosi ai giornalisti, ha affermato: «La Toscana non è una regione che può essere paragonata alla Lombardia, ormai la quarta regione italiana ad insediamento mafioso. Ma, certo, è all'attenzione delle cosche come tutte quelle regioni con economia fiorente e qualità della vita dignitosa». La conferenza stampa, a margine di un’ audizione in mattinata tra la commissione e il procuratore fiorentino della Dda Giuseppe Creazzo – audizione, peraltro, rimasta in parte secretata –, ha messo in guardia dal pericolo di sottovalutare un problema che, se ancora non desta allarmi specifici, resta comunque da arginare. E dove possibile prevenire. In particolare sul fronte dello spaccio di droga, dello smaltimento dei rifiuti e del riciclaggio di denaro. Da tenere sottocchio sarebbero alcuni settori sensibili dove transitano importanti risorse del mercato: uno su tutti, il turismo. 'Ndrangheta («tra le organizzazioni più radicate al mondo»), Camorra, in parte Cosa Nostra e mafie straniere (come quella cinese) spesso giocano sull’intreccio col tessuto sociale e prosperano grazie al sostegno di figure appartenenti a vari ordini professionali. «Le mafie vivono – ha scandito la Bindi – di un’omertà da paura e un’omertà da complicità». E ha aggiunto: «Venire a Firenze e dire certe cose non significa fare del male alla Toscana, fare cattiva letteratura, ma significa fare del bene alla Regione per alimentarne gli anticorpi. Del resto, l’esempio della Lombardia, dove per anni si è ripetuto che questo tipo di criminalità non potesse arrivare, è per noi un monito». Presenti in qualità di membri della commissione, accanto al Prefetto Alessio Giuffrida, anche i senatori Stefano Vaccari (Pd), Luigi Gaetti (M5S) e Francesco D’Uva (M5S). Che hanno ripetuto la necessità di cementificare una «cultura della legalità» proprio perché le mafie, spesso, riescono ad operare in un regime di legalità sfruttando la compenetrazione nel territorio. Si è parlato, poi, del ruolo della Massoneria - che in Toscana conta molti iscritti. Secondo la commissione, il punto non è dare la «caccia ai massoni», ma individuare quei membri deviati che possono rappresentare dei canali preferenziali per le organizzazioni criminali. E in questo senso, ha sottolineato la Bindi, «cerchiamo la collaborazione degli affiliati anche se constatiamo che questa non c’è da parte del Grande Oriente d’Italia». Atteggiamento errato perché «l’antimafia fa bene alla massoneria». E ancora la Juventus. La Bindi, infatti, è intervenuta riguardo le presunte infiltrazioni nella curva della club bianconero di personaggi legati alla 'Ndrangheta. Stemperando gli animi, però: «Anche se in futuro le cose potrebbero cambiare - ha detto - ad oggi non c'è nel calendario della commissione antimafia un'audizione dei vertici della Juventus». Il comitato che se ne occupa, intanto, ha ricordato Francesco D’Uva, starebbe prendendo in considerazione anche altri club, altre categorie e altre manifestazioni sportive. Le infiltrazioni mafiose nel calcio, tuttavia, «restano un problema molto sentito, che riguarda più tifoserie e differenti società e ci sono diversi fenomeni legati alle scommesse, per esempio, che sono a rischio». Infine, sono stati ricevuti gli appelli dell’associazione dei famigliari delle vittime di Via dei Georgofili: la strage, firmata Cosa Nostra, compiuta sulla scia della «stagione delle bombe» nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 (5 morti, 38 feriti e gravi danni per gli Uffizi). «E’ necessario fare chiarezza riguardo a quel periodo e capire se il potere mafioso si sia incontrato con certi interessi - ha concluso la Bindi - I famigliari di quelle persone chiedono risposte adeguate a domande precise».

 

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