
Il nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), presentato dalla Presidenza del Consiglio, solleva forti perplessità. In una lucida e articolata lettera al Direttore, l’ex sindaco di Palazzuolo sul Senio, Phil Moschetti, denuncia le debolezze del piano: un documento più analitico che operativo, incoerente nell’attuazione e incapace di rispondere concretamente ai bisogni reali delle aree come il Mugello. Senza interventi legislativi su scuola, sanità e trasporti, scrive Moschetti, “questa Strategia rischia di essere l’ennesima, costosa, occasione persa”.
Egregio Direttore
Vorrei condividere con Lei alcune riflessioni sul nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne, PSNAI, preparato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud. Il piano espone la Strategia Nazionale per le Aree Interne, SNAI, e cioè il quadro che dovrebbe guidare l’azione per lo sviluppo economico e sociale delle aree interne e cioè delle aree meno infrastrutturate del Paese. Essendo il Mugello una di queste aree, questa strategia impatta ognuno di noi sul lavoro, nella salute, nei trasporti e nell’istruzione.Il documento presenta vari aspetti non condivisibili.
Al contrario di quanto ci si aspetterebbe è più un documento di analisi che di azione: basti dire che dei sette capitoli di cui è composto solo uno, il sesto, delinea le possibili azioni. Si potrebbe però pensare l’analisi sia molto approfondita, cosa di per se vera, e che a tale analisi conseguano, logicamente e necessariamente, le azioni.
Invece no: il documento è affetto da continue inconsistenze logiche dove ad una corretta analisi non segue la necessaria azione.Per necessità di spazio concentriamoci su due soli due aspetti.
Il primo, purtroppo avviato già dalla precedente revisione della Strategia, è di avere ceduto alle pressioni che hanno portato all’allargamento delle aree esistenti ed all’inserimento di nuove. Il risultato è che le aree originarie sono spesso raddoppiate in ampiezza ed il numero delle aree di intervento si è moltiplicato.
Avere aree così ampie, e conseguentemente internamente eterogenee, falsa sia i presupposti che le conseguenze delle azioni, mentre all’aumento del numero, cui non ha seguito un eguale aumento delle risorse, corrisponde una diminuzione dei fondi a disposizione per singola area.
Per fare un esempio a noi più vicino: un comune che confina con Firenze non può essere trattato alla stregua di uno sulla montagna addirittura al di là dello spartiacque. Il primo potrebbe avere problemi di congestione stradale, il secondo di manutenzione.
Il secondo aspetto che consideriamo è più grave.
L'analisi evidenzia come le aree interne del Mezzogiorno presentino problematiche molto differenti dal resto d’Italia. Anche dove sono simili, le intensità sono diverse: in pratica è come trattare in modo uguale un malato di raffreddore ed uno grave. Se mai lo ha avuto, oggi non ha più senso una strategia nazionale unica: le dinamiche demografiche ed economiche del Mezzogiorno e del Centro Nord sono troppo differenti.
Gli estensori stessi del documento a un certo punto sembrano rendersi conto di questi ed altri aspetti senza però avere il coraggio di agire di conseguenza.Lasciamo da parte i presupposti e passiamo alle azioni, la parte che interessa di più il Mugello.
Possiamo dire che, in sintesi, la filosofia del documento è di ideare azioni che si concentrino sul miglioramento dei servizi essenziali attraverso acquisiti di beni e servizi. A questo potrebbero contribuire, in un inedito ritorno agli anni 50, le grandi imprese pubbliche promuovendo investimenti mirati nelle aree rurali, interne e montane.
In teoria ottimo se l’acquisto fosse sufficiente ad avviare lo sviluppo di lungo periodo e le aziende pubbliche non fossero state nel frattempo privatizzate assumendo la forma di società di capitali e quindi per definizione destinate a fini di lucro e non di sviluppo locale.Scendiamo nello specifico sempre, per ragioni di spazio, sintetizzando al massimo.
Le azioni sono divise in quattro gruppi trasporti, scuola, salute e digital divide.
Ritengo che, mentre nella prima estensione del 2014 il divario digitale avesse un senso, ora con la corsa alla connessione satellitare a basso prezzo questo sia un tema superato.Vediamo le altre.
L’esperienza ha dimostrato che preliminare ad ogni intervento di tipo operativo sono gli interventi legislativi. Il documento dovrebbe partire dalla considerazione che le aree interne sono quasi tutte sugli Appennini e quindi su confini regionali. La prima azione da porre in atto sarebbe quindi una legislazione che imponga un coordinamento , in qualche modo vincolante, dei piani statali e regionali in trasporti, scuola e salute.
Inoltre per scuola e salute è necessario che sia adottata una legislazione nazionale specifica per le aree interne. Nel caso dell’istruzione tale legislazione dovrebbe, ad esempio, partire dal numero degli alunni per classe e dal reclutamento del personale docente e non docente.
Facciamo un esempio: non servono edifici scolastici a norma, cablati e dotati di lavagne elettroniche di ultima generazione se poi la legislazione sul reclutamento e la remunerazione, di bidelli e docenti è la stessa che nelle grandi città di fatto impedendo il completamento degli organici. Non è un problema di sede o di poca voglia di spostarsi, ma di semplice bilancio familiare: non vi è convenienza a spostarsi e prendere una nuova casa, sostenere viaggi e quant’altro a parità di stipendio. Stessa cosa nella sanità per il reclutamento e la remunerazione del personale medico e paramedico.
Di nuovo un esempio.
In una condizione di gravissima carenza di medici ed infermieri e parallela enorme domanda su tutto il territorio nazionale è assurdo pensare che qualcuno si sposti verso una sede diversa, e non dico disagiata ma semplicemente diversa, incorrendo in spese di trasferimento e trasporto senza incentivi economici e di carriera.
Concludendo se vogliamo che la macchina si muova prima di mettere la benzina, o per essere al passo coi tempi, la ricarica elettrica, dobbiamo cambiare l’architettura del motore. E cioè senza variazioni del quadro legislativo, qualsiasi siano l’ammontare e le modalità di spesa dei fondi, la nuova edizione della Strategia rischia di essere l’ennesima, costosa, occasione persa.