Un articolato sistema di rapporti e società sarebbe quello che ha portato agli arresti domiciliari del Presidente di ATO SUD, l’ente pubblico che si occupa della gestione dei rifiuti nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto, e all’interdizione dai pubblici uffici nei confronti di 3 professionisti. Il tutto è stato spiegato questa mattina (mercoledì 9 novembre) nel corso di una conferenza stampa della Guardia di Finanza. Il sistema era complesso e costruito ad arte, permettendo la dichiarazione dei compensi di favore attraverso la creazione di un capitolo nel bando, titolato “Somme a disposizione” nel quale venivano rimborsati alcuni tecnici per consulenze prestate. Tra di essi compariva la moglie del Direttore Generale la quale non possedeva titoli professionali per svolgere tali compiti. Dal 2014 sono state condotte le indagini, da parte dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze, che hanno rilevato 380. 000 euro ricevuti per turbativa d’asta e corruzione che venivano mascherati e ricevuti attraverso l’appalto. Il bando vinto dalla società temporanea costituita per la partecipazione al bando avrebbe fruttato nelle tasche della società vincitrice un appalto da 170 milioni l’anno per 20 anni quindi complessivamente 3,5 miliardi. Inoltre gli accordi comunali per gestione della filiera integrata della raccolta sarebbero stata fissate caso per caso, portando un aumento della tariffa pagata dai cittadini. La regia di questa grande macchina che ha funzionato indisturbata per quasi 10 anni era a Firenze, attraverso uno studio legale del capoluogo. Lo studio fiorentino nominato come consulente dall’ATO SUD per occuparsi dell’intera costruzione del bando, funzionava come intermediario assieme al Consulente l’Azienda Vincitrice del Bando, una RTI (società temporanea d’impresa). I due consulenti, oltre a trarre consistenti benefici, avevano interessi in comune in quanto erano soci insieme di altre società che stanno operando in appalti di diversi ospedali e nel Parco dello Sport di Monza. “Clean City” così nominata l’operazione condotta sulla articolata attività di manipolazione dell’appalto, dalla quale è emerso che i soggetti indagati avevano concordato preliminarmente - nonostante rivestissero ruoli distinti ed incompatibili - le modalità di dettaglio della procedura, addirittura le domande da rivolgere ai potenziali concorrenti nonché la redazione di alcuni documenti, strutturando di fatto “su misura” il bando di gara così da favorire la società appaltante (R.T.I.).
L’elemento decisivo, ha spiegato il Procuratore Aggiunto Rodrigo Merlo, che ha permesso di schiacciare la macchina è stata l’agenda del Direttore, nella quale erano segnati dettagliatamente riunioni operative con indicazioni precise, tra ATO, consulenti e Società in gara. Date, piani e perfino Ordini del Giorno, ha portato alla luce 40 incontri.
"Questa è un'altra tappa del tentativo di combattere la corruzione in ambito pubblico, fenomeno da cui pare che nemmeno in Toscana si sia immuni": è il commento del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo all'inchiesta.