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Autori mugellani, la storia di Pratino. Parliamone, di domenica

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Autori mugellani, la storia di Pratino. Parliamone, di domenica Autori mugellani, la storia di Pratino. Parliamone, di domenica
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Questa settimana l'editoriale di OK!Mugello ospita una storia un po' speciale. Una storia inventata da uno dei tanti mugellani con la passione per la scrittura e le grandi ali della fantasia. Una storia semplice, che però a tratti ci ha emozionato. Ve la proponiamo, certi che l'esempio di questo lettore sarà seguito da tanti altri mugellani con la passione per la scrittura. Buona lettura: Ciao a tutti, io mi chiamo Pratino e sono, o meglio, ero un pappagallino. Eh sì, dico ero perché adesso sono diventato un piccolo angioletto e vivo nel Paradiso degli animali insieme a tanti altri amici. Voglio raccontarvi la mia storia, una storia un po’ triste e un po’ felice, fatta di gioie e di amarezze, di entusiasmi e di difficoltà, insomma, la storia di una vita. Una vita speciale però, perché è la mia. Sono nato in gabbia: ma non in una gabbietta piccola ed accogliente, atteso e desiderato con trepidazione dai miei genitori, sono nato in una gabbia gigantesca, in cui c’ erano decine e decine di pappagallini e una gran confusione ad ogni ora del giorno e della notte. I miei genitori non li ho mai conosciuti, o almeno non me li ricordo. Quando ero piccolo la gabbia dove vivevo mi sembrava enorme e avevo una gran paura di volare per andare ad esplorarla; mi sentivo un esserino minuscolo e temevo di essere travolto e preso in giro dagli altri pappagallini. Passavo la maggior parte del tempo in un angolo e andavo a mangiare di notte, quando gli altri dormivano; non parlavo mai con nessuno e non avevo amici. Poi, un giorno, ho conosciuto Martino: era un pappagallino giallo, poco più grande di me. Mi si avvicinò un giorno mentre me ne stavo come al solito tutto solo nel mio angolino. - Ciao amico- mi apostrofò – Cosa fai qui tutto solo? Come ti chiami?-. –Ciao,- risposi con voce triste- mi chiamo Pratino: ho paura di volare e ho paura dei pappagalli più grandi, così me ne sto qui in un angolo sperando che nessuno si accorga di me -. Martino scoppiò in una grassa risata: - Ah ah, senti questa! Un pappagallino che ha paura di volare….è come dire che il sole ha paura di scaldare, che un bambino ha paura di giocare, che l’acqua ha paura di bagnare,…! Non ti preoccupare amico, adesso che ti ho trovato non ti libererai più di me, almeno finchè non sarò riuscito a far comparire un sorriso sul tuo bel musetto verde!- E così cominciò la nostra amicizia: devo dire che Martino è stato il primo che mi ha salvato la vita: con lui sono diventato un vero pappagallino, non solo ho imparato a volare, ma ho conosciuto anche un sacco di amici, tutti con una loro storia, tutti molto speciali. C’era Ludovico, uno dei pappagallini più anziani: era in quella gabbia da talmente tanti anni che non si ricordava più neanche lui come ci era arrivato; era un po’ brontolone e all’ apparenza un po’ sgarbato, ma aveva un cuore d’ oro ed era sempre pronto ad aiutarti e a darti preziosi consigli. Poi c’erano Giuliano e Guendalino: erano due fratellini, uno azzurro e uno giallo. Erano inseparabili e si volevano un mondo di bene: quello che faceva uno, faceva anche l’ altro, quello che diceva uno, ripeteva anche l’ altro. Poi c’era Giosuè, un tipo simpaticissimo, sempre con la battuta pronta: non l’ ho mai visto triste, ti faceva ridere anche se non ne avevi voglia. Poi c’era Amedeo: lui era il più vanitoso, stava tutto il giorno a lisciarsi le penne e ad affilarsi il becco e si lamentava continuamente che la gabbia non era abbastanza pulita, che il cibo era di pessima qualità,…ma in fondo era anche lui un bravo pappagallino. Infine c’eravamo Martino ed io. Ma la gabbia in cui eravamo era solo una delle tante: eravamo infatti in un negozio di animali e la nostra gabbia si trovava in una stanza insieme a tante altre gabbie, con tanti uccellini diversi: pappagallini, canarini, bengalini,…. Era un continuo cinguettare, c’era sempre una gran confusione: molti uccellini litigavano tra loro o all’interno della stessa gabbia o anche da gabbia a gabbia. A volte volavano offese (i pappagallini sono molto permalosi, soprattutto Ludovico che, essendo il più anziano, riteneva sempre di aver ragione), ma c’ erano anche dei momenti di grande armonia in cui tutti gli uccellini cantavano insieme: questi momenti erano i miei preferiti. Devo dire che tutto sommato la mia vita era felice: non mi interessava vedere più di tanto il mondo che c’era al di fuori di quella stanza. Lì avevo tutto ciò che mi serviva per vivere: ogni giorno un signore molto gentile ci dava acque e cibo e ci puliva la gabbia, avevo i miei amici ed ero felice così. Ogni tanto , tuttavia, mi assaliva una certa malinconia, mi entrava una sorta di tristezza nel cuore, una sensazione di amarezza difficile da spiegare. Ogni tanto succedeva una cosa strana: qualcuno di noi andava via. Arrivava il signore gentile con una scatolina in mano, prendeva uno di noi e lo portava via: questo evento era accompagnato da grida di incoraggiamento e di felicità rivolti al fortunato che se ne andava. Avevo provato a chiedere a Ludovico dei chiarimenti riguardo a ciò: con un sorriso mi disse:- Piccolo, ora forse non puoi capire, ma ricordati che questa è una delle cose più belle che possa succedere ad un pappagallino: viene scelto per farsi una famiglia e cominciare una nuova vita.- Di fronte al mio sguardo perplesso continuò:- Non preoccuparti, un giorno capirai.- Nella nostra gabbia eravamo soltanto maschi. Le femmine si trovavano nella gabbia accanto; le avevo sempre considerate un branco di comari pettegole e presuntuose, che passavano il giorno a lisciarsi le penne e affilarsi il becco. Poi, un giorno, mi accorsi di lei: era una pappagallina tutta bianca e all’ inizio fu proprio questo che mi incuriosì, in quanto sapevo che le pappagalline bianche erano molto rare. Giorno dopo giorno cominciai ad osservarla, dapprima da lontano, poi cominciai ad avvicinarmi alla sua gabbia, ma lei non appena mi vedeva volava via e si voltava dandomi la schiena, anche se poi la scoprivo ad osservarmi di nascosto da lontano. Avrei voluto dirle qualcosa, presentarmi, ma ero troppo timido e così mi accontentavo di guardarla. Un giorno, il giorno che cambiò la mia vita, arrivarono al negozio una signora e una bambina; entrarono nella nostra stanza insieme al signore gentile e si misero a parlare. Mi sembrò di capire che dovevano fare un regalo a qualcuno, ma non stetti molto attento, in quel momento ero impegnato ad osservare la pappagallina bianca che si era avvicinata alla mia gabbia. Ma quale fu la mia sorpresa quando improvvisamente il signore gentile aprì la gabbia e …prese me, proprio me!!! In quel momento fui preso dal panico e, devo dire la verità, quando vidi i miei amici che mi salutavano dalla gabbia, mi prese un po’ di commozione: -Vai Pratino- mi disse Ludovico- sei un bravo pappagallino, vedrai che andrà tutto bene, ti auguriamo tutta la felicità che meriti!-. -Ti vogliamo bene Pratino!- esclamarono Giuliano e Guendalino. -Salutami il mondo là fuori amico e non dimenticarti mai di noi! - mi ricordò Martino. Non mi sarei mai dimenticato di loro, una parte di me sarebbe sempre rimasta in quella gabbia, erano stati i miei amici e ci eravamo fatti tanta compagnia. Ma le sorprese non erano finite: il signore gentile mi mise in un’ altra gabbietta, molto pulita e molto accogliente, con tanti trespolini e pure una piccola altalena, ma…non ero solo! Indovinate chi c’era insieme a me? La pappagallina bianca che avevo sempre osservato nella gabbia accanto! Non ci potevo credere! Chissà per quale strano disegno del destino alla fine eravamo finiti davvero insieme: è proprio vero che se una cosa succede è perché da qualche parte sta scritto che è bene che succeda così. Piano piano cominciai a rompere il ghiaccio con la pappagallina: - Hai paura? - Le chiesi.- No - mi rispose - so che andremo in un posto migliore, sono felice, ma penso che mi mancheranno un po’ le mie amiche -. – Anche per me è lo stesso – risposi - comunque, piacere, io mi chiamo Pratino! - .- Io mi chiamo Nevina - rispose la pappagallina - e sono contenta di essere qui con te, in realtà ti avevo già visto al negozio, ma…sono un po’ timida per fare il primo passo!- E così cominciò la mia nuova vita: capii che eravamo stati il regalo per il bambino della signora che era venuta a prenderci, il quale d’ ora in poi si sarebbe occupato di noi. Era un bambino molto simpatico e la nostra nuova casa era molto carina. Ogni giorno il bambino ci dava acqua e cibo e la sua mamma ci puliva la gabbietta. Quando c’era il sole mettevano la gabbietta fuori e mi piaceva tantissimo vedere il mondo: aveva colori bellissimi che non sapevo nemmeno potessero esistere. Mi ricordo ancora l’ azzurro del cielo, il calore del sole e il profumo dei fiori nelle mattine d’ estate. La cosa che mi piaceva più di tutte era quando il bambino mi faceva uscire dalla gabbia e volare libero: la prima volta ho avuto paura e, lo confesso, gli ho morso un dito; ma poi ho scoperto che volare liberamente è un’ esperienza bellissima, mi piaceva andare a posarmi sul muretto, sulla pianta, sulla spalla del bambino oppure dove mi andava in quel momento….la libertà è splendida da vivere. Nevina purtroppo non voleva uscire perché aveva un po’ paura, allora quando volavo libero, dopo un po’, mi riavvicinavo alla gabbia per farle compagnia, non volevo lasciarla troppo da sola. L’ unica volta che anche Nevina volò fu per un incidente. Nella casa in cui abitavamo c’ era anche un gatto di nome Mario; in realtà di gatti ce n’erano più di uno e spesso ci giravano intorno, salivano sul tetto della nostra gabbia, provavano ad infilare le zampe tra le sbarre…Io non avevo paura, tanto sapevo che non potevano farci nulla, anzi ero piuttosto divertito ad osservare le loro mosse. Però un giorno successe un guaio: Mario, nel salire sul tetto della gabbietta la fece cadere in terra: ci fu un baccano terribile, il tetto si aprì, e io e Nevina, spaventatissimi, cominciammo a volare sempre più in alto per sfuggire alle grinfie di quel gattaccio. Per fortuna anche Mario ebbe una gran paura , soprattutto perché fu brontolato molto duramente dalla mia famiglia e fu messo in punizione; io e Nevina fummo ripresi e rimessi nella gabbia che nel frattempo era stata riaggiustata. Nevina non fu per niente entusiasta di quel volo….!!! A parte questa disavventura ricordo quel periodo come il più felice della mia vita: Nevina ed io stavamo molto bene insieme…dopo una certa timidezza iniziale,…beh, l’ avrete capito, alla fine ci eravamo innamorati. La vita con lei era meravigliosa: ci piaceva tanto cantare insieme, stare vicini vicini sul trespolino, accarezzarci l’un l’altro con il becco e dormire l’ uno con la testa sotto l’ ala dell’ altro. E’ vero, a volte litigavamo: quando succedeva io stavo su un trespolino e Nevina su un altro, dandoci le spalle. Ma poi vedevo che Nevina di nascosto mi guardava, come faceva quando eravamo al negozio, e allora….facevamo subito pace! Mi sentivo proprio un pappagallino fortunato. Un giorno il bambino ci mise nella gabbia una piccola casetta di legno e un gomitolo di paglia: con Nevina ci guardammo negli occhi e vi leggemmo lo stesso desiderio: era giunto il momento di allargare la famiglia! Cominciammo così a portare qualche filo di paglia nella casetta per costruire un nido accogliente per i nostri piccoli. Ma il destino non volle che questo succedesse: un giorno, dopo aver volato per un po’ fuori dalla gabbia, tornato dentro mi accorsi di essermi ferito ad una zampetta; mi usciva un bel po’ di sangue e non riuscivo più ad appoggiarla. Non potevo più dormire sul trespolino e dovevo stare sempre sul fondo della gabbia. Anche se dopo un paio di giorni la ferita si era richiusa, io non mi sentivo affatto bene: ero molto debole e non riuscivo più a fare niente, nemmeno a cantare. Nevina mi è stata molto vicino in quel periodo: stava sempre sul fondo della gabbia vicino a me e, anche se io ero troppo debole per coccolarla, lei coccolava me e il suo calore e il suo affetto valevano per me più di qualsiasi medicina. Purtroppo però stavo sempre peggio: cominciai a non vederci più bene e mi sentivo un gran bruciore all’ interno del corpo. Un giorno non riuscii a muovermi per tutto il giorno da un angolo della gabbietta: sentivo che stavo per morire. Nevina era come sempre vicino a me e anche lei aveva capito che la mia fine era vicina. –Nevina,- le dissi- non piangere, tesoro. Io sto per morire, ma ho avuto una vita bellissima, prima con i miei amici al negozio e adesso con te: ricordati che le cose non succedono mai per caso e anche se possono sembrare ingiuste, se accadono è perché per qualche motivo devono accadere. Nevina, ti voglio tanto bene, sii felice anche senza di me- le dissi con le ultime forze che avevo-. –Anch’io Pratino ti voglio bene- mi rispose lei tra le lacrime- sei stato un compagno dolcissimo, mi mancherai tanto…-. Nevina restò vicino a me finchè nella gabbietta non rimase che il mio corpo; la mia anima stava volando in cielo e da lassù potevo vedere la mia Nevina che si disperava accanto al mio corpo ormai esanime. Avrei voluto scendere di nuovo per abbracciarla e consolarla, ma non potevo: una Forza più grande di me mi portava verso il cielo. E così finì la mia vita sulla terra e cominciò la mia vita in cielo, nel Paradiso degli animali: qui non ci sono né liti, né pericoli, tutti sono amici e vivono insieme in pace ed armonia. I leoni sono amici delle gazzelle e i gatti sono amici degli uccellini…infatti, sapete chi ho ritrovato? Il gatto Mario, quello che ci aveva fatto prendere quello spavento rovesciandoci la gabbietta. Anche lui si era ammalato ed era morto: quando mi ha visto mi ha chiesto scusa per quell’ episodio e adesso siamo diventati grandi amici. Penso spesso però a Nevina e ogni tanto vado a trovarla anche se lei non può vedermi: è molto triste perché è sola. Vorrei dirle: - Non essere triste Nevina, io adesso sto bene, mi è passato tutto il dolore, anche se adesso sono in un’ altra vita starò sempre vicino a te e ti proteggerò -, ma so che non può sentirmi. Mi fa tanta compassione vedere il nostro nido, i nostri trespolini e tutte quelle cose che parlano di noi. La casa è troppo silenziosa senza i nostri canti, il bambino è triste, ha sepolto il mio corpo in giardino e ha messo un fiorellino sulla mia tomba. Ma una sera, una sorpresa: stavo passeggiando in groppa al mio amico Mario, quando ad un certo punto ho sentito l’ irrefrenabile bisogno di andare a trovare Nevina…non vi dico la mia gioia quando ho visto che nella gabbietta insieme a lei c’era….un altro pappagallino!!! La signora e il bambino si erano accorti che Nevina si sentiva triste e sola e avevano quindi pensato di prenderle un nuovo compagno: il suo nome è Azzurrino e mi sembra proprio un bravo pappagallino. All’ inizio Nevina se ne stava molto sulle sue, come faceva con me al negozio: gli girava le spalle, faceva finta di non guardarlo, lo spiava di nascosto,….ma un giorno hanno cominciato a cantare insieme e da allora sono diventati inseparabili! Adesso Nevina è di nuovo felice, con Azzurrino vanno d’ amore e d’accordo: rivedo nei loro atteggiamenti quelli di due innamorati, dormono vicini, si fanno le coccole, si accarezzano sulla testolina, sono davvero dolcissimi. – Nevina, - le dico- sono tanto felice per te: anche se io non ci sono più è arrivato Azzurrino a farti compagnia e so che lui ti darà tutta la gioia che meriti. Sappi che io veglierò sempre su di voi e sui piccoli che vi auguro presto di avere! - Nevina e Azzurrino vissero sempre felici e contenti ed ebbero anche dei bellissimi pappagallini ... ma questa sarà un’ altra storia. Pratino Brano firmato da una giovane mugellana che ci chiede, per ora, di restare anonima

 

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