Nonostante il sindaco Pd abbia alla fine cancellato la conferenza filo Cremlino, radicali e associazionismo manifestano oggi nella città emiliana per il sostegno alla resistenza dell’Ucraina. Ecco perché la protesta è sacrosanta. E perché Elly Schlein dovrebbe dire qualcosa di più chiaro sulla guerra.
Era un po’ come se Bin Laden avesse tenuto un seminario sul risveglio urbanistico di Lower Manhattan. O come se, in un romanzo distopico alla Robert Harris, Hitler avesse mandato i suoi architetti a illustrare quanto son bravi a ricostruire Coventry. L’evento organizzato dall’associazione culturale “Russia Emilia Romagna” e intitolato “Mariupol: la rinascita dopo la guerra” era pura propaganda. Da parte di chi Mariupol, Ucraina, l’ha più volte aggredita, violentata e infine completamente distrutta. Causando migliaia e più probabilmente decine di migliaia di morti.
La iniziale decisione del sindaco Gian Carlo Muzzarelli, Pd, di concedere locali comunali per la mostra-conferenza in onore di Putin fu subito condannata dal governo di Kyiv. A seconda di come si sarebbe svolta la kermesse e di cosa vi si sarebbe detto, avrebbero potuto addirittura delinearsi illeciti internazionali, spiegavano gli esperti. Ma le conseguenze più clamorose furono subito di politica interna. E riguardarono il Pd. A livello locale, dove guida la coalizione del centrosinistra modenese che si prepara alle elezioni amministrative di quest’anno. E a livello nazionale. Perché mai come adesso il Pd deve fare i conti con le sue contraddizioni riguardo al sostegno all’Ucraina. Elly Schlein dovrà alla fine dire qualcosa di molto preciso in merito.
Le contraddizioni erano già tutte nel post su Facebook con cui Muzzarelli aveva inizialmente ribadito il suo via libera alla conferenza su Mariupol: “Il Comune di Modena non sostiene in alcun modo iniziative che offrono una lettura filo-russa del conflitto in corso in Ucraina”, aveva scritto. Infatti non c’erano sponsorizzazioni di sorta. Però il sindaco avrà pur dato un’occhiata al comunicato degli organizzatori. Senza chiedersi se fosse politicamente opportuno accordare spazio in casa propria a chi definisce Mariupol “città martire dell'occupazione banderista”? E parla di “veloce processo di ricostruzione sotto l'egida delle Istituzioni della Federazione Russia” dopo “la liberazione definitiva” da parte dell’esercito di Putin? Linguaggio da cinegiornale Luce del 1938. E certo una lettura filo-Cremlino, degli eventi. Bene, il sindaco in un primo tempo non cambiò idea. Scrisse che, secondo le sue verifiche, l’associazione culturale Russia-Emilia Romagna aveva soddisfatto tutti i requisiti richiesti dal regolamento comunale per concedere i locali.
Dubbi sulla reale distanza dell’amministrazione modenese o di parti di essa dalla narrativa del regime di Mosca arrivavano anche da quanto ripetutamente scritto sui social dal portavoce del sindaco, Stefano Bellentani: critiche severe al governo di Kyiv. E in alcuni casi, menzogne proprie della narrativa del regime russo. Un esempio: “In Ucraina i partiti di opposizione sono stati sciolti”. Ma Zelensky, dopo l’invasione e la ovvia introduzione della legge marziale, ha sciolto solo i partiti che avevano legami diretti con Mosca. Il più grande aveva 44 dei 450 seggi del Parlamento. Era guidato dall’amico personale di Putin Viktor Medvedchuk.
“Non sono putinista, ritengo Putin un criminale di guerra e non condivido nulla di chi pensa che Mariupol sia città liberata e ricostruita”, aveva detto Bellentani, contattato al telefono da un giornalista. Aveva appena sigillato il suo profilo su X. Confermava però che i tweet critici sull’Ucraina e su Zelensky erano suoi. “Da cattolico, riguardo alla guerra la penso come papa Francesco: bisogna fare di tutto per arrivare alla pace”. Aveva aggiunto che le opinioni espresse erano personali e che non aveva mai usato fonti russe. In effetti, una perla del tipo “Zelensky sta mandando al fronte disabili e malati gravi” era solo l’alterazione di un articolo di Repubblica. In cuiperò si parlava di una proposta governativa ancora in discussione e fortemente avversata nel Parlamento ucraino. Bellentani ha chiuso i suoi account social.
La segretaria del Pd modenese Federica Venturelli e la responsabile per la formazione Federica Di Padova chiesero subito di riconsiderare la concessione dello spazio comunale. Come dire che il vertice locale del partito non la vedeva per niente come il sindaco espresso dallo stesso partito. A livello nazionale, la deputata Lia Quartapelle aveva immediatamente sostenuto che si dovesse “evitare di concedere spazi pubblici a iniziative di propaganda per la Russia”. Il senatore Filippo Sensi aveva scritto sui social di sentirsi offeso dalla “propaganda su Mariupol in uno spazio del Comune di Modena”. Chi sembò volersene lavare le mani fu il governatore Stefano Bonaccini: “La gestione delle sale comunali è in capo al Comune stesso, mica alla Regione”.
Dopo pressioni diplomatiche e giornalistiche più o meno dirette, Muzzarelli alla fine cambiò idea. Se la conferenza si fosse fatta davvero, sarebbe stato divertente ascoltare il presidente dell’associazione organizzatrice Luca Rossi, autore di articoli in cui associa il dissidente russo Alexei Navalny a non meglio specificati “piani statunitensi di annientamento della Federazione Russa”, aventi “come trampolino l’Ucraina”. Navalny però si trova in una galera siberiana, condannato a vita o quasi dopo una serie di processi definiti “farsa” dalle maggiori organizzazioni per i diritti umani. Tra altri relatori modenesi, oltre al console generale della Federazione russa e a un corrispondente della testata del Cremlino Sputnik, il giornalista Andrea Lucidi, popolarissimo tra i putiniani d’Italia.
Da quel che avrebbero detto i relatori avrebbero potuto derivare illeciti internazionali, considerati gli obblighi pattizi dell’Italia e il diritto cogente. Queste le parole di una giurista, raccolte in quei giorni da Fanpage: “Nel momento in cui è chiaro che vi è stata un'aggressione brutale di uno Stato contro un altro, condannata ampiamente dalla comunità internazionale, e sono in corso procedimenti per l'accertamento della responsabilità per violazioni gravi del diritto internazionale e per crimini di guerra di fronte a vari tribunali tra cui la Corte internazionale di giustizia e la Corte penale internazionale, pare del tutto fuori luogo organizzare un evento nel quale sembra darsi per scontato che la conquista con l'uso della forza di Mariupol sia stata legittima e venga presentata addirittura come un successo”.
L’evento di Modena era solo la più clamorosa tra le tante iniziative pro Cremlino delle ultime settimane in Italia. Sembra che la propaganda abbia preso al volo i presunti segnali di stanchezza registrati in Ucraina e il rilancio della narrativa da vincitore da parte di Putin. Molte manifestazioni, dopo le polemiche, sono state cancellate. A volte, su iniziativa di amministratori del Pd. Resta in piedi il tour del film propagandistico russo “Il Testimone”: addirittura due date prossimamente a Torino, visto il tutto esaurito — informa l’ineffabile Andrea Lucidi sui social. Lo stesso a Ostia. Nel frattempo, il Pd si è astenuto al voto sulle armi all’Ucraina.
Per tutto questo, la manifestazione di oggi alle 15 in Piazza Matteotti a Modena contro la narrativa putiniana ci sta tutta. Anche se la conferenza su Mariupol non si è fatta. Senza processare le intenzioni, come minimo sono vergognosi ignoranza, leggerezza e difetto di lungimiranza di amministratori almeno in un primo momento caduti nella trappola propagandistica. A farci la figura peggiore è il Pd. Altro paradosso, viste le indubbie caratteristiche fascistoidi della Russia di Putin.
Sull’atteggiamento da tenere verso un regime dittatoriale che ha scatenato una guerra in Europa e verso la sua vittima, un partito intenzionato un giorno a governare dovrebbe avere posizioni chiare e univoche. Elly, dì qualcosa.
Piero Bezukhov