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Bimbi. Scegliere biologico significa offrire cultura e consapevolezza

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Bimbi. Scegliere biologico significa offrire cultura e consapevolezza Bimbi. Scegliere biologico significa offrire cultura e consapevolezza © n.c.
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Perché parlare ancora di cibo, di mense scolastiche, di biologico, oggi nel 2018, in un paese come l’Italia, che appartiene al cosiddetto Nord del mondo, dove non ci sono problemi nella disponibilità di alimenti, se non per un limitato numero di persone?

Perché oggi nutrirsi non è solo un atto di sopravvivenza, significa decidere della propria salute e del proprio benessere, della qualità dell’ambiente in cui viviamo, preoccuparsi dei cambiamenti climatici, in una parola assumere il controllo del proprio destino.

Le nostre scelte alimentari pesano non solo sulla fame nei paesi poveri del cosiddetto sud del mondo, ma anche sull’assetto economico mondiale e, quindi, sul nostro modello sociale, sulla nostra democrazia, sulla possibilità di esprimere e far contare la nostra opinione.

Non possiamo delegare questa responsabilità a altri, tantomeno al sistema industriale, visti i risultati: il fallimento dei modelli economici e produttivi dei secoli trascorsi ci ha dimostrato che il vantaggio immediato che ci hanno garantito quelle impostazioni, l’incremento quantitativo delle produzioni, oggi lo stiamo pagando a caro prezzo con i gravi problemi provocati all’ecosistema, al clima e alla conservazione della biodiversità. I pesanti trattamenti chimici del terreno, degli animali e del cibo, con ampio impiego di antiparassitari, anticrittogamici, mangimi, diserbanti, plastica, estrogeni, antibiotici, farmaci, coloranti, aromatizzanti, OGM, oggi ci presentano il conto ed è un conto salato.

Dobbiamo abbandonare i vecchi modelli economici e produttivi che non sono stati in grado di risolvere i problemi della fame nel sud del mondo e che nel mondo ricco, con la sazietà, hanno portato le malattie del benessere: obesità, diabete, infarti, tumori, osteoporosi, allergie, demenza senile.

Nutrirsi non significa solo ingerire la giusta quantità di nutrienti (proteine, grassi, carboidrati, vitamine, minerali, acqua), ma anche capire cosa vuol dire qualità dei prodotti, conoscere le modalità di coltivazione, raccolta, trasformazione e preparazione dei nostri alimenti, scegliere le soluzioni che garantiscono la maggiore naturalità e vitalità dei prodotti, recuperare il valore della convivialità e delle reazioni affettive, sensoriali ed emotive che il cibo ci può trasmettere. Vuol dire fare un patto con chi può garantire la qualità dei nostri cibi: con gli agricoltori in primo luogo!

Nutrire un bambino vuol dire offrirgli un cibo globale, non globalizzato, che sia cultura, consapevolezza e piacere, perché possa crescere in modo armonico, sano, intelligente, abile e socievole.

Ecco, dunque, perché scegliere alimenti biologici per l’alimentazione dei bambini e dei ragazzi nelle mense scolastiche non vuol dire solo accontentarsi di sostituire le derrate convenzionali con quelle certificate biologiche, ma dare più spazio nei menù ai prodotti di stagione e a quelli della tradizione locale, sostituire in alcuni casi le proteine animali con quelle vegetali, cambiare, cioè, la solita bistecca con i legumi, come ad esempio le lenticchie. Il bio non deve essere inteso solo come modello colturale, ma soprattutto come progetto culturale, recuperando i valori che hanno ispirato la nascita del biologico.

In Italia, il biologico è strettamente legato al modello alimentare della dieta mediterranea, ricco di cereali, verdure, proteine vegetali, con meno carne e formaggi, tipica della buona tradizione alimentare soprattutto del sud del nostro paese.

La mensa biologica, quindi, implica un obiettivo più globale, che è quello di educare i bambini a una corretta cultura alimentare, sapendo che il pasto consumato a scuola (o comunque fuori casa) in molti casi costituisce il momento nutrizionale più importante della giornata.

È positivo che la scelta del bio sia sempre più condivisa dalle famiglie, come ha confermato anche il sondaggio online che abbiamo svolto nelle scorse settimane: quasi il 70% delle persone che ha risposto si è dichiarata favorevole all’utilizzo di prodotti biologici nelle mense del Mugello, mentre il 22,2% ha precisato di essere indifferente. I dati (riferiti al 2017) del censimento ultimo effettuato da Biobank ci dicono che sono 1.311 i comuni che hanno scelto il biologico per le loro mense scolastiche, con un totale di 1,3 milioni di pasti erogati giornalmente. La 1° regione per numero di mense bio è la Lombardia (con 245 mense bio), seguita dal Veneto (215 mense bio) e dall’Emilia Romagna (163 mense bio). Anche nel Mugello, per quel che ci risulta, qualche tentativo di inserire il biologico è stato fatto: a Barberino del Mugello (2.000 pasti con il 5% di prodotti bio dal 2001), a Borgo San Lorenzo (1.300 pasti con il 5% di prodotti bio) e a Vicchio (600 pasti con il 10% di prodotti bio).

Ne abbiamo parlato con il Sig. Sauro Ciani, cuoco responsabile della Cucina Centralizzata del Comune di Borgo San Lorenzo, che da 33 anni dirige la mensa comunale, molto appassionato del suo lavoro. “Consumiamo circa 7-8 q.li di frutta bio ogni settimana. Certo con il biologico non possiamo pretendere di avere sempre il prodotto perfetto e tirato a lucido, ma sono favorevole al suo utilizzo, soprattutto se è un prodotto del territorio, se aiuta a favorire l’agricoltura locale”.

Quest’anno, poi, è entrato in vigore il Decreto Ministeriale che incentiva le mense bio, con un finanziamento per il 2018 di 10 milioni di Euro: di questo importo 5.276.125,12 Euro sono andati alla Regione Emilia Romagna, 1.134.028,57 Euro sono andati alla Regione Lombardia e 1.241.884,42 Euro sono andati alla Regione Toscana.

Un finanziamento che premia le scelte più virtuose, che dovrebbe fornire una ulteriore motivazione per scegliere il bio e incentivare gli amministratori locali ad essere tre i primi.

Sicuramente la Toscana può fare di più, con i suoi 130.115 ettari (fonte SINAB – Ministero Politiche Agricole) dedicati alle produzioni biologiche, che la posizionano al settimo posto tra le Regioni italiane.

Ne sono convinti anche 7 Consiglieri Regionali che, prima firmataria la Consigliera Fiammetta Capirossi - che vive nel comune di Scarperia e San Piero, il 1° ottobre scorso hanno presentato in Consiglio Regionale una mozione che impegna la Giunta Regionale della Toscana a “proseguire a investire in salute” promuovendo e sostenendo i soggetti pubblici “orientati ad effettuare l’approvvigionamento ai settori della ristorazione sia ospedaliera che delle mense scolastiche, rivolgendosi ai prodotti dell’agricoltura biologica, di quella integrata e tipici”, raccomandando “particolare riferimento e attenzione a quelle della nostra “filiera corta”  ed ai prodotti biologici cosiddetti a “km 0” di provenienza regionale, anche in virtù dei positivi riscontri in termini salutistici, ambientali ed economici derivanti da tale scelta”.

La scelta del biologico per le mense scolastiche è, dunque, un atto di responsabilità della Pubblica Amministrazione verso la tutela della salute dei bambini, la salvaguardia dell’ambiente, il sostegno al lavoro dei contadini, oltre che essere di grande utilità per favorire la ricostruzione dei circuiti economici locali.

 

 

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