Ecografo © N .c
Riceviamo e pubblichiamo una nota di Borgo Partecipa - Un altro macchinario che se ne va, un altro servizio che si allontana. Sanità di prossimità e salute delle donne: si rischia un serio impoverimento, il Mugello non può essere lasciato indietro. Abbiamo appreso del trasferimento dell’ecografo in dotazione al consultorio di Borgo San Lorenzo verso un presidio ospedaliero dell’area fiorentina. In questo modo il consultorio del Mugello si ritrova con un servizio in meno, e nessuna spiegazione pubblica chiara in merito alla scelta. Il trasferimento dell’ecografo dal consultorio è un fatto grave. La sanità pubblica in Mugello va rafforzata, non ridimensionata e il fatto che una parte dell'attività diagnostica sia stata spostata al punto nascita dell'ospedale, non annulla la perdita di una parte importante del servizio come era svolto fino ad oggi.
In un contesto già fragile, dove l’accesso a prestazioni ginecologiche e consultoriali si fa ogni anno più complicato, il trasferimento di un ecografo di alta gamma significa rallentare o impedire attività fondamentali, come la disponibilità di ecografie ginecologiche e ostetriche a livello locale, l’accesso all’aborto farmacologico – attualmente previsto ma mai attivato in Mugello e soprattutto la possibilità di diagnosi oncologiche precoci e controlli periodici. Ci si allontana dunque dall’obiettivo di rafforzamento dei servizi nella Casa di Comunità, già previsto dal piano di riorganizzazione sanitaria territoriale e dalle delibere regionali.
La questione riguarda le donne del Mugello, in primo luogo, ma riguarda anche l’idea stessa di sanità territoriale: quella che dovrebbe essere vicina alle persone, accessibile, pubblica e non disegnata solo sui grandi poli ospedalieri.
Il Mugello è un territorio vasto, con difficoltà oggettive di mobilità, con una popolazione distribuita in piccoli comuni. Pensare che si possa continuamente spostare tutto verso Firenze vuol dire, in pratica, scaricare costi e disagi su chi ha meno mezzi, meno tempo, meno autonomia.
Questo episodio – che arriva dopo anni di contrazioni silenziose di servizi e personale – è l’ennesimo segnale che va nella direzione opposta rispetto a quella indicata dalla stessa Regione Toscana, che parla di rafforzamento della sanità territoriale e dell’apertura delle Case di Comunità.
Ma con quali strumenti e con quali servizi, se quelli che abbiamo vengono tolti?
Come Borgo Partecipa, denunciamo con forza questo ulteriore segnale di arretramento e chiediamo con urgenza che:
• l’ASL Toscana Centro e la Regione chiariscano se il macchinario sarà sostituito, e con quali tempistiche;
• sia garantita la piena continuità delle attività consultoriali nel nostro territorio compresa la diagnostica oncologica;
• si avvii un confronto serio, pubblico e documentato sul futuro dei servizi sanitari territoriali nel Mugello.
Come amministratori e come forza politica, non possiamo restare in silenzio di fronte a questo segnale preoccupante. Dobbiamo pretendere che la Casa di Comunità diventi davvero un luogo dove i diritti – a partire da quelli delle donne – vengano garantiti, non smantellati.
Borgo Partecipa continuerà a battersi per una sanità pubblica, accessibile e vicina. Una sanità che non arretra, soprattutto quando si tratta di diritti e salute delle donne.
La salute è un diritto. La prossimità è un dovere. La giustizia territoriale non è negoziabile.
Borgo Partecipa



Cristina Morriello
Trovo ciò indegno di una regione di sinistra, e proprio adesso che si parla tanto di non togliere la sanità pubblica si fa di tutto per allontanare il cittadino e portarlo a pagare le prestazioni sanitarie