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I Carabinieri del comando tutela del patrimonio culturale restituiscono reperti archeologici all'Ambasciata del Perù

Il Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Firenze ha restituito due reperti archeologi all’Ambasciatore del Perù

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Il Comandante e l'Ambasciatore Il Comandante e l'Ambasciatore © NN
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Il Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Firenze ha restituito due reperti archeologi all’Ambasciatore della Repubblica Presidenziale del Perù presso la sede della rappresentanza diplomatica di Roma. L’attività investigativa, svolta dai militari del Nucleo TPC di Firenze, aveva inizio con la segnalazione della  Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e per le Province di Pistoia e Prato, le indagini di settore hanno permesso di sequestrare, con il decreto emesso dall’Autorità Giudiziaria, i particolari beni poiché privi di alcuna documentazione che attestasse la lecita provenienza.

Le opere facevano parte di una collezione privata di proprietà di un professionista deceduto. Nel dettaglio trattasi di 1 ciotola ed 1 tazzina in terracotta risalenti alla cultura Nasca (Primo Intermedio 200 a.C. – 600 d.C.) che si sviluppò nei luoghi degli attuali siti archeologici di Estaqueria e Cahuachi, del valore commerciale complessivo di circa 5.000 euro.
I reperti, grazie alla cooperazione fornita dalla Rappresentanza Diplomatica del Perù presso lo Stato Italiano, sono stati riconosciuti autentici dalle Autorità culturali di quel paese e appartenenti al proprio patrimonio nazionale.

Alla luce di tale riscontro, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, in virtù della normativa vigente prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, D.Lgs nr. 42/2004, ha disposto la restituzione dei predetti beni in favore delle Repubblica Presidenziale del Perù.
Questi recuperi sono il risultato di un importante lavoro di cooperazione tra le Forze di Polizia di Stati differenti, testimonia i rapporti internazionali consolidatisi nel tempo. I corrispettivi  Ministeri della cultura, relazionandosi, hanno  permesso  il raggiungimento dell’eccellente risultato odierno, ovvero permettere il rimpatrio dei beni culturali sottratti illecitamente al patrimonio culturale del paese interessato. 

La consultazione da parte degli operatori dell’Arma della  “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del Ministero della cultura e gestita dagli stessi Carabinieri dell’Arte ha fornito un importantissimo contributo allo sviluppo delle indagini. Attualmente è il più grande database al mondo nel suo genere con oltre 1.3 milioni di files relativi ad opere da ricercare, è un fondamentale supporto per lo svolgimento delle attività investigative. Al suo interno confluiscono quotidianamente le immagini fotografiche e i dati con le caratteristiche dei beni culturali da ricercare, permettendo inoltre di poter consultare la catalogazione delle opere d’arte note, nonché il censimento di quelle controllate dagli operatori nel mercato antiquariale.  
 

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