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C'era una volta Pietro Pacciani , l'uomo chiamato il mostro di Firenze

Chi è il vero Mostro?

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C'era una volta Pietro Pacciani , l'uomo chiamato il mostro di Firenze C'era una volta Pietro Pacciani , l'uomo chiamato il mostro di Firenze
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Alcuni elementi emersi di recente, grazie alle perizie disposte dal nuovo Magistrato stanno chiarendo la posizione del defunto Pietro Pacciani e di altri indagati. A tal proposito ho incontrato l'espertissimo medico legale e criminologo che da anni segue la vicenda che dice la sua sul caso del mostro e affrontando il caso e il fenomeno dei serial killer italiani in generale.

"Non credo affatto che Pacciani era il mostro, ne tantomeno i compagni di merende. Il vero mostro poteva essere legato agli ambienti investigativi o comunque collaterale agli ambienti giudiziari. Il killer delle coppiette era legato al territorio mugellano, ci aveva vissuto o lo frequentava. Tanti gli elementi che mi inducono ad affermarlo, tra cui: Il profilo geografico i tre episodi come Il delitto del 1974 avvenuto a Borgo san Lorenzo, quello del 1984 Vicchio e la lettera imbucata a San Piero a Sieve"

ad affermarlo è il Prof. Gino Saladini, medico legale e criminologo, docente universitario, che ho recentemente intervistato.

L'esperto criminologo ha approfondito in un'intervista la vicenda del mostro e soprattutto la figura di Pietro Pacciani, il contadino mugellano morto in attesa di giudizio e che recentemente e tornato nelle prime pagine dei quotidiani fiorentini.

Una perizia disposta dal Magistrato che si occupa attualmente dell'inchiesta, ha determinato che sulla scena dell'ultimo delitto del 1985, il DNA di Pacciani non era presente, secondo quanto riportato dai quotidiani, all'interno della tenda dei ragazzi francesi.

" Se fosse Pacciani l'autore delle escissioni, il suo Dna sarebbe stato certamente presente nella tenda. Il "mostro" ha operato per alcuni minuti all'interno della tenda e quindi è quasi impossibile che non abbia rilasciato una propria traccia biologica. Seguendo il "principio di Locard", il fondatore del primo laboratorio di medicina legale a Lione nel 1910, si può fare questa affermazione. L'azione omicida fu piuttosto cruenta e vi fu una colluttazione con la vittima maschile. E' certo che l'omicida abbia lasciato traccia di se".

Le traccie di DNA di Pacciani non ci sono.
A dirlo una perizia del genetista Ugo Ricci incaricato dal Magistrato di rintracciare qualsiasi traccia biologica sui reperti.

Un altro elemento che scagionerebbe Pacciani è la perizia balistica recente del Perito Davide Minervini, il quale avrebbe stabilito che il bossolo rinvenuto nell'orto della casa del contadino a Mercatale, non fu mai incamerata in un arma, ne tantomeno nella famosa Beretta calibro 22. Secondo la perizia,il bossolo nell'orto fu artefatto addirittura manomesso. Bossolo che costituì la prova regina al processo e che vide l'imputato condannato a 16 ergastoli, poi assolto in appello, ma rinviato nuovamente a giudizio. Mori' nel febbraio del 1998 prima del nuovo processo.

...continua Saladini

"Se la perizia ultima sarà confermata, avremmo la prova lampante che il proiettile fu messo da qualcuno per incastrare Pacciani. Già all'epoca vi erano forti sospetti e stranezze, come la lettera anonima che indicava il Vampa come persona violenta ed invitava ad indagare su di lui. O anche l'invio dell'astaguida molla avvolta nello straccio. Tutti elementi molto strani che sollevarono all'epoca dei fatti molti dubbi sulla genuinità delle prove e che lo stesso Magistrato Piero Tony pose all'attenzione del Giudice Ferri. Il quale assolse Pacciani nel 1996."

Ma se Pacciani e compagni non erano gli esecutori dei delitti, chi era il vero mostro?

"Secondo me è altamente probabile che questo soggetto era molto vicino all'ambiente investigativo e giudiziario. Troppi sono gli indizi in proposito. Io credo - continua Saladini - che smise di uccidere perche' era ormai braccato e gli inquirenti erano ormai vicini a prenderlo."

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