Cieco condannato per truffa. Parlano la figlia e il legale difensore © n.c.
Ha fatto di nuovo parlare in Mugello, nei giorni scorsi, la vicenda di Luigi Caloia, il 70enne condannato in primo grado per falso e truffa per aver percepito per un decennio gli assegni per la cecità e l'invalidità civile, nonostante guidasse il trattore e svolgesse altri lavori nell'azienda agricola della figlia (clicca qui per l'articolo di OK!Mugello). Ora proprio la figlia, che si sente ingiustamente coinvolta in una vicenda dal forte clamore mediatico, chiede alla redazione di OK!Mugello di poter puntualizzare alcune cose. Visto che il nome suo e della sua attività sono stati più volte chiamati in causa (anche sui giornali), e che la sua azienda agricola, casa compresa, è stata posta sotto sequestro. Sai lei (non indagata ma coinvolta suo malgrado) che l'avvocato Marchese (difensore del padre) ci parlano del tipo particolare di malattia di cui soffre l'uomo (retinopatia diabetica). E ci spiegano che la patologia non comporta la perdita totale della vista, ma un restringimento (del 91%) del campo visivo: ossia come guardare il modo dal buco di una serratura, senza prospettive laterali. E che è quindi possibile, per una persona con una buona capacità di reagire all'handicap, svolgere dei compiti come quelli documentati dai filmati. Nonostante il permanere dei requisiti di cecità (campo visivo ridotto del 90%) previsti dalla legge. La figlia, invece, rivendica il fatto che l'azienda posta sotto sequestro sarebbe stata veramente sua, e che non svolgeva (come ipotizzato dagli inquirenti) attività di prestanome in favore del padre. Spiegandoci poi come sia difficile lavorare ogni giorno senza sapere se i beni sequestrati (che ora può utilizzare in quanto custode) le verranno confiscati o meno. Insomma, abbiamo cercato di dare voce ai protagonisti di una vicenda controversa. Vedremo se in appello saranno confermate le accuse o se la posizione di Caloia verrà rivista.


