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La sindrome del colon irritabile e la dieta fodmap. Un approccio possibile

Nonostante la diffusione di questo disturbo, e i numerosi studi in merito, le vere cause della sindrome rimangono ancora sconosciute...

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Dieta Dieta © Dan Gold
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Il colon irritabile è, ad oggi, uno dei motivi più spesso dichiarati dalle persone accedono agli ambulatori medici. La prevalenza nei paesi industrializzati raggiunge circa il 20% della popolazione, con le donne che risultano più colpite degli uomini. “colon irritabile”, in realtà, è un nome generico che raggruppa un ampio insieme di disturbi intestinali cronici, riferibili al tratto dell’intestino crasso.

Come primo passo, è fondamentale fare una distinzione tra quelle che sono le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (Morbo di Chron, Colite ulcerosa...) e quella che è, invece, una sindrome estremamente diversa come il colon irritabile. Nelle prime abbiamo una vera e propria alterazione dell’anatomia intestinale, mentre nel caso del colon irritabile l’anatomia intestinale non presenta alcuna alterazione o anomalia. Proprio a causa della mancanza di alterazioni strutturali, il colon irritabile rientra nei disturbi funzionali gastrointestinali caratterizzati da una combinazione variabile di sintomi ricorrenti o cronici.

La Commissione Roma III ha definito i criteri della diagnosi, per almeno due motivi: la mancanza di un test diagnostico specifico e l'aspecificità dei sintomi. Tuttavia, secondo la Commissione, si può parlare di sindrome del colon irritabile quando i sintomi permangono da almeno 12 settimane, non necessariamente consecutive, e se nei 12 mesi precedenti sono stati presenti disagi addominali con almeno tre delle seguenti caratteristiche:
- dolore o fastidio addominale che migliora con l’evacuazione;
- esordio associato ad un cambiamento di frequenza dell’evacuazione;
- esordio associato ad un cambiamento di forma (aspetto) delle feci.
La diagnosi è ulteriormente supportata da alcuni sintomi:
- frequenza dell’alvo anormale (più di tre volte al giorno o meno di tre a settimana);

- consistenza delle feci alterata;

- disturbi alla defecazione (senso di urgenza, sforzo eccessivo, sensazione di svuotamento incompleto);

- presenza di muco nelle feci;

- meteorismo o distensione addominale.

Nonostante la diffusione di questo disturbo, e i numerosi studi in merito, le vere cause della sindrome rimangono ancora sconosciute.

Secondo alcune delle ipotesi più accreditate, all'origine della condizione ci sarebbe una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose che innervano l'intestino e i muscoli intestinali, mentre altre ipotesi, degne di particolare attenzione, associano questa sindrome con determinate categorie di alimenti, in particolare i carboidrati, ma anche con alcune proteine, come il glutine.

E' noto, infatti, che i fattori psicologici documentati in circa l'80% dei soggetti affetti da colon irritabile (ansia, somatizzazione, depressione), non siano l'unica causa scatenante. Vari studi suggeriscono che l'alterazione della flora batterica intestinale, causata da una alimentazione inappropriata, sia una delle condizioni determinanti.

Diversi studi hanno dimostrato questa teoria, sperimentando nei soggetti affetti una supplementazione con prebiotici (fibra solubile che rappresenta un substrato per i nostri batteri) o probiotici (microrganismi vivi che si ritrovano nel nostro intestino).

Il primo passo per risolvere il quadro di IBS (Irritable Bowel Syndrome - sindrome del colon irritabile) è sicuramente rappresentato da una particolare attenzione alla flora batterica intestinale, che deve essere in equilibrio; esistono poi varie sostanze fitoterapiche che possono essere di supporto (uno fra tanti, l'olio essenziale di menta piperita, che rilassa la muscolatura liscia intestinale, allevia gli spasmi ed i crampi addominali, normalizza l'alvo ed elimina meteorismo e flatulenza).

A volte, però, questi interventi non sono sufficienti, e le persone continuano, se pur con frequenza spesso inferiore, a lamentare il disturbo. Alcuni studi hanno posto la loro attenzione sull'alimentazione come possibile fattore di IBS, non a causa di intossicazioni o allergie alimentari, ma di intolleranze, definite come reazioni avverse non tossiche e non immuno-mediate ad alcuni componenti dei cibi (istamina, glutammato, ecc.) o reazioni metaboliche dovute ad alterato assorbimento di alcuni carboidrati (per esempio i FODMAP).

La dieta FODMAP rappresenta uno dei possibili approcci alla sindrome del colon irritabile. Gli alimenti contenenti elevate quantità di carboidrati a corta catena hanno la peculiarità di essere poco assorbiti nel piccolo intestino ed una grande abilità di richiamo di acqua (effetto osmotico). Questo meccanismo determina un processo di iperfermentazione da parte dei batteri intestinali causando la proliferazione batterica e quindi disturbi di malassorbimento.

Normalmente, i FODMAP svolgono importanti funzioni nutrizionali come quella energetica, modulante per l'intestino nonché prebiotica. Ciò significa che i FODMAP devono essere considerati un agente benefico. Il problema è legato alla soglia di tolleranza soggettiva che, nei soggetti con IBS che possono avere una differente comunicazione tra cervello e intestino, è molto più bassa del normale.

La semplificazione denominativa italiana corrispondente a “dieta FODMAP” è concettualmente imprecisa perché si basa, infatti, sull'esclusione degli elementi incriminati. La dieta FODMAP, si incentra prevalentemente sulla limitazione dei fattori dietetici che correlano all'insorgenza e all'aggravamento dei sintomi tipici dell'IBS. L’azione dei FODMAP è legata alla soggettività e soprattutto è dose-dipendente l'efficacia della dieta FODMAP varia da persona a persona e in base a diversi fattori non solo dietetici.

Bibliografia di riferimento:

1. Drossman DA, Corazziari E, Delvaux M et al. Rome IlI: the functional gastrointestinal disorders, third edition. Ed. Degnon Associates:McLean Virginia, 2006.
2. Longstreth Gr, Thompson WG, Chey WD et al. Functional bowel disorders. Gastroenterology 2006;130:1480-91.

3. Drossman DA, Whitehead WE, Camilleri M. Irritable bowel syndrome. A technical review for pratice guideline development. Gastroenterology 1997;112:2120-37.

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Dott. ssa Fabiaana Avallone, Biologo nutrizionista

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Commenti 1
  • Paolo

    Ho il "piacere" (sarcastico) di soffrire di IBS e di aver provato sulla mia pelle la fodmap ... Funziona finché la fai e non hai sintomi nemmeno al singolo reinserimento degli alimenti (tranne rari casi) Quando pensi di aver risolto evitando l'assunzione di quei pochi alimenti ... (e dopo un po' di mesi di calma apparente) tutto ricomincia inesorabilmente come prima. Ricominci da capo ... ma è un loop ! Purtroppo, su di me, non funziona. Auguri agli altri

    rispondi a Paolo
    mer 7 febbraio 14:25