Il Comitato "No Eolico industriale-Firenzuola" ha espresso preoccupazioni riguardo ai progetti di mega impianti eolici proposti sui crinali appenninici, evidenziando il forte impatto ambientale, paesaggistico e sociale che tali installazioni potrebbero comportare. Tra i progetti contestati, spiccano quelli di Monte La Fine–Pratolungo, promosso da EEA Italy Wind S.r.l., e di Loc. La Badia–Razzopiano, presentato da Santa Chiara Energia S.r.l. Entrambi riguardano territori caratterizzati da fragilità geologica e un alto valore naturalistico.
Secondo il comitato, le procedure di informazione e trasparenza risultano insufficienti. I cittadini spesso scoprono i progetti solo in fase avanzata, rendendo complesso esercitare il diritto di partecipazione democratica. Inoltre, la mancanza di infrastrutture adeguate per sostenere la costruzione di queste imponenti opere, come nel caso del progetto di Monte La Fine, solleva interrogativi pratici e ambientali, inclusi disboscamenti e movimenti di terra su zone già soggette a frane.
Il comitato accusa tali iniziative di "falso ecologismo", sostenendo che il reale obiettivo delle aziende proponenti sia l’accesso agli incentivi statali e ai fondi del PNRR, con benefici economici concentrati nelle mani di pochi, a scapito delle comunità locali. Per contrastare questo modello, viene promossa un’alternativa basata sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e Solidali (CERS), che permettono di produrre e consumare energia rinnovabile localmente, con costi ridotti e minori impatti ambientali.
Le CER e le CERS, già operative in diverse località italiane, utilizzano tecnologie come il fotovoltaico su tetti esistenti, evitando la devastazione paesaggistica e naturalistica. Il comitato ha organizzato un incontro per sensibilizzare sul tema e promuovere queste soluzioni, sottolineando l'importanza di decisioni energetiche partecipate e orientate al benessere collettivo. L’assemblea ha incluso testimonianze dirette degli effetti negativi dell’eolico industriale, evidenziando come tali scelte possano compromettere la democrazia energetica e il futuro dei territori coinvolti.