Solitamente, da queste pagine non parliamo mai del calcio "dei grandi". Per scelta, ci dedichiamo esclusivamente al calcio dei nostri territori, ma ciò che è accaduto ieri pomeriggio, poco dopo le 18, allo stadio Artemio Franchi di Firenze va ben oltre il calcio e non poteva lasciarci indifferenti.
Forse perché domeniche del genere a Firenze le abbiamo già vissute, in tempi recenti – basti pensare alle tragedie di Davide Astori e di Joe Barone – ma anche tornando indietro negli anni.
Ero poco più di una bambina in quel novembre del 1981. Mi trovavo al Franchi durante un Fiorentina-Genoa di campionato. La Fiorentina, brillante e lanciata verso i piani alti della classifica, stava giocando bene. Improvvisamente, però, lo stadio fu avvolto dal silenzio della morte.
Un'uscita a valanga del portiere Martina contro l'idolo Giancarlo Antognoni, il ginocchio del portiere del Genoa che colpisce la tempia di Antognoni. Giancarlo si accascia al suolo, immobile.
Ricordo tutto come se fosse successo ieri: il silenzio di quarantamila persone, la corsa del mitico massaggiatore viola Pallino Raveggi, che rimosse la lingua dalla gola di Antognoni salvandogli la vita, il massaggio cardiaco praticato in campo dal dottor Gatti del Genoa, poi la barella, la corsa in ospedale e lo stadio attonito e muto.
All'epoca si continuò a giocare, ma fu una partita di zombi. L'unica cosa che contava era sapere se il giocatore fosse ancora vivo. Poi l'annuncio dall’altoparlante: Antognoni era vivo e si era ripreso in ambulanza.
Ecco perché ieri, al 16° minuto di Fiorentina-Inter, quando ho visto Edoardo Bove accasciarsi al suolo e, in un attimo, il suo volto ceruleo e la lingua rovesciata, ho temuto il peggio. Come tanti, come tutto il Franchi, di nuovo attonito e silenzioso, proprio come in quel novembre del 1981.
Anche Edoardo Bove ha avuto un angelo. Pare sia stato il compagno di squadra Cataldi a rimuovergli la lingua dalla gola, evitando il soffocamento. Successivamente è stato defibrillato in campo. Come Antognoni allora, anche per Bove c’è stata la corsa in ospedale, mentre lo stadio tratteneva il fiato. La partita è stata sospesa e, in serata, è arrivata la notizia ufficiale che ha fatto tirare un primo sospiro di sollievo:
"I primi accertamenti cardiologici e neurologici effettuati hanno escluso danni acuti al sistema nervoso centrale e cardio-respiratorio."
Fiorentina-Inter era una partita attesa, tra due squadre brillanti, entrambe seconde in classifica. Doveva essere una domenica di festa e di grande calcio, iniziata in modo scoppiettante. Poco prima del dramma, il gioco era fermo: l’arbitro stava verificando al Var se un lancio di Dumfries, che aveva portato a un gol annullato a Lautaro, fosse uscito o meno dalla linea laterale.
In quei momenti, Edoardo Bove, che secondo l’Ansa avrebbe subito un colpo involontario da Dumfries poco prima, si stava allacciando una scarpa vicino alla panchina dell’Inter. Si rialza, fa qualche passo, barcolla e crolla a terra. È lo stesso Dumfries ad accorgersi subito della gravità della situazione, chiamando i soccorsi a gran voce.
La panchina dell’Inter si precipita in campo, seguita da quella della Fiorentina. Cataldi è il primo a intervenire, seguito da Robin Gosens: il tedesco regge la testa di Bove, mentre Cataldi gli mette la mano in bocca per liberare le vie aeree. Subito arrivano i soccorritori con il defibrillatore e tutti i calciatori in campo si posizionano in cerchio per fare scudo durante i soccorsi.
Momenti drammatici. Alcuni giocatori si lamentano con i sanitari vicino all’ambulanza, sollecitandoli a intervenire più rapidamente. Intanto, Bove viene caricato sulla barella e trasportato in ambulanza a Careggi, in codice rosso. Secondo alcune indiscrezioni, durante il trasporto, avrebbe ripreso a respirare autonomamente e riacquistato coscienza.
I primi ad arrivare all’ospedale sono stati Daniele Pradè e Alessandro Ferrari, seguiti dai compagni di squadra, tra cui il capitano Cristiano Biraghi (che nel 2017 a Udine visse la tragedia di Astori), Dodô, Ranieri, Terracciano, Mandragora e mister Palladino.
In campo, molti giocatori piangevano. Altri erano immobili, sconvolti. L’arbitro, spossato, era inginocchiato a terra. Il pubblico era paralizzato e silenzioso. La sindaca di Firenze, Sara Funaro, presente in tribuna insieme al presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha accompagnato a Careggi la madre del giocatore, che si trovava sugli spalti col marito e la fidanzata e che è stata colta da un malore.
Tutto il mondo del calcio si è fermato, inondando i social di messaggi di vicinanza. Tra questi, quello del presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, da New York:
"Forza Edoardo, siamo con te. Sei un ragazzo forte e con grande carattere. Siamo vicini alla famiglia in questo momento."
A questi si sono aggiunti i messaggi di squadre come la Juventus, la Roma, il Rennes, il Real Madrid e moltissimi tifosi di ogni colore, uniti nell’incoraggiamento: “Forza Edoardo”.
Il bollettino medico congiunto di ACF Fiorentina e Ospedale di Careggi, emesso alle 20:26, è stato rassicurante:
"Il calciatore è sedato farmacologicamente, stabile emodinamicamente. I primi accertamenti hanno escluso danni acuti al sistema nervoso centrale e cardio-respiratorio."
Ora Edoardo Bove sarà tenuto sotto osservazione e verrà sottoposto a ulteriori esami per chiarire la causa del malore.
La partita, rinviata, si giocherà probabilmente a febbraio, anche se in questo momento è un dettaglio di poco conto. Quando si riprenderà, sarà dal fallo laterale assegnato alla Fiorentina al 17° minuto, lì dove è iniziato tutto.
Dopo quel novembre del 1981, Giancarlo Antognoni tornò in campo pochi mesi dopo, a marzo del 1982. Una primavera piena di speranza che lanciò la Fiorentina verso un sogno scudetto, sfiorato ma non raggiunto. Antognoni, però, volò in Spagna con la Nazionale di Enzo Bearzot, diventando campione del mondo.
A Edoardo Bove auguriamo un destino altrettanto luminoso. Forza ragazzo!