Come giornalista e donna da sempre attenta al linguaggio di genere e ai diritti di tutti, comprese le minoranze, circa un mese fa sono rimasta letteralmente basita davanti a un post letto su un social. Sul profilo social dell'ex sindaca civica di Fiesole, Anna Ravoni, che scriveva della, a suo avviso, discutibile performance della sua successora del centrosinistra, Cristina Scaletti, che era uscita dal consiglio comunale dopo aver letto le sue linee programmatiche, senza però ascoltare le repliche dei consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, una delle risposte in calce a quel post era rivolta direttamente contro l'ex sindaca, con un livore e una violenza inauditi e sessisti, per di più scritta (a quanto pare) da una donna, davvero imbarazzante.
“Una donna non è donna se non è mamma, non chiude il cerchio che la natura affida all'uomo-femmina, l'incompiuto genera frustrazioni, rancore ed invidia…”
Premesso che esprimere opinioni sul proprio profilo personale fa parte della libertà e della democrazia sancite dalla nostra Costituzione, e che comunque si stava parlando di tutt'altro, ero certa che quel post, a mio giudizio violento e scandaloso, sarebbe stato segnalato da qualcuno e cancellato dal social. Evento che, in realtà, non è mai avvenuto! Credevo almeno che avrebbe scatenato più che giuste reazioni e discussioni senza fine, anche pubbliche, dato che viviamo in un'epoca molto sensibile a queste tematiche.
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Immaginavo già importanti personalità della politica nazionale, fiorentina e toscana prendere le difese di Anna Ravoni, in primis la stessa neo sindaca di Fiesole, Cristina Scaletti, donna e politica sensibile, da decenni in prima linea per i diritti. E invece, niente. Silenzio totale. Perché? Molto inquietante.
Non voglio nemmeno pensare che, solo per posizioni politiche discordanti, si possano calpestare anni di lotte per i diritti femminili e approvare col silenzio tale nefandezza.
Infatti, pochi giorni dopo, un fatto analogo, nella forma e nei contenuti, avvenuto sempre in ambito politico durante il consiglio comunale di Milano, mi ha fatto ricredere. "Per essere sicuri che una persona sia una donna, deve essere mamma", ha pronunciato in aula la consigliera di Forza Italia del comune meneghino, Deborah Giovanati, durante una seduta sul nuovo regolamento della Commissione Paesaggio.
La frase choc ha scatenato molte polemiche a Milano, sia in consiglio comunale che fuori. Il primo a indignarsi e a esprimere chiare e nette posizioni, all’indomani di queste enormità, è stato il sindaco Giuseppe Sala, che senza mezzi termini ha parlato di un “ritorno al Medioevo”.
“Quando l'ho letta mi sono chiesto: quindi io che sono un uomo e non ho potuto avere figli per motivi di salute, mi devo sentire meno uomo? – ha continuato il sindaco – . Se cominciamo a fare questi ragionamenti, è veramente il peggio che si possa fare. Siamo ancora molto lontani dalla parità".
Ma già da subito dopo le esternazioni della consigliera forzista in aula a Palazzo Marino era scoppiata un’accesa discussione, con la maggioranza allibita di fronte a queste frasi choc e l’opposizione che non sapeva come rimediare.
Diana De Marchi, delegata del sindaco per le Pari Opportunità insorge:
“E’ uno schema mentale rigido che non ha appigli col mondo reale vero, ragiona per stereotipi e pregiudizi, senza capire che le persone vanno riconosciute per quel che sono non per i figli che si hanno, la dignità di ciascuno va rispettata. Per fortuna abbiamo fatto tanta strada e questi sono temi del passato che non deve ritornare”.
Insorge anche Alessandro Capelli, segretario Pd Milano metropolitana
"È evidente che a destra c’è un problema evidente nel distinguere le parole. Ad esempio la differenza tra sesso e genere. Giovanati ha dato voce al peggior maschilismo con le sue frasi che forse sarebbero risultate attuali giusto durante il ventennio. Ha espresso una cattiveria inaccettabile contro le donne senza figli: un insulto a chi sceglie di non averne e una crudeltà violenta nei confronti di chi, per ragioni di forza maggiore, non ha potuto diventare madre. Ma è davvero questo il criterio con cui vogliamo definire cosa significhi essere una donna? Quando si conferiscono incarichi di rilievo a un uomo, qualcuno si preoccupa di verificare se sia padre? È ridicolo.
La deputata Silvia Roggiani, segretaria regionale Pd Lombardia aggiunge:
“Chiedo alla consigliera Giovanati, che ci ha sempre tenuto a rimarcare i suoi valori, se secondo il suo ragionamento non dovremmo considerare donne neanche coloro che scelgono di dedicare la loro vita a Dio, non essendo mamme? Ecco il cortocircuito di una destra retrograda”.
Infine segnaliamo la reazione della dem Monica Romano, prima consigliera comunale trans che è di stupore:
“Non solo io, ma tante donne consigliere senza figli, abbiamo sentito questa frase come un attacco molto stonato che ci senta voler definire un’idea di donna legata agli anni ‘50, probabilmente. La donna è madre: è una visione anacronistica, anche se capiamo che forse, da una certa parte politica spostare indietro le lancette dell’orologio sarebbe desiderabile. Mi stupisce perché passando a Forza Italia, lei avrebbe dovuto avere un profilo più moderato”.
Anche i giornali meneghini hanno dato ampio risalto alla notizia, evidenziandone il grande squallore. È certo, però, che tutta Milano e il Partito Democratico si sono scagliati duramente contro chi ha pronunciato queste vomitevoli parole.
Perché, invece, a Fiesole tutto questo non è successo? Perché ci sono queste differenze?
Non voglio nemmeno pensare che i dem fiesolani e fiorentini abbiano sottaciuto la notizia perché scritta da un militante del PD, mentre a Milano ha scatenato il putiferio perché pronunciata da una forzista. Non voglio avere cattivi pensieri, anche perché conosco personalmente la sensibilità politica e intellettuale di tante donne impegnate in politica a Firenze e in Toscana, e sono certa che l'episodio possa essere solo sfuggito loro. State certi, però, che le informerò e coinvolgerò!
La speranza è che questo mio breve pensiero aiuti a far sì che, come è successo a Milano, anche a Fiesole e a Firenze si mobiliti contro questa vomitevole affermazione oscurantista del peggior Medioevo, e magari si spieghi alla pubblica opinione perché si è scelto di sottacere l'episodio.