Il futuro cosa ci riserva? Quali azioni di mitigazione possiamo attuare a Firenze e nel mondo per salvarci? Con questa domanda avevo chiuso il mio precedente approfondimento sul tema. Ora provo ad andare oltre, anche perché spesso, troppo spesso, si parla di turismo etico e sostenibile. Cerchiamo quindi di capire se siamo sulla strada giusta o se siamo lontani…
Perché e come siamo arrivati a questi numeri insostenibili? La risposta è semplice: perché ci siamo concentrati sul "filo d'erba" e non sulla "luna", affascinati dall'illusione che il turismo fosse una mucca da mungere, accecati dai facili guadagni, senza guardare oltre.
In Italia, nel 2023, il numero di turisti ha superato quello del 2019, annullando in pochissimi anni tutti i buoni propositi che la pandemia aveva portato con sé. Ovvero, usare la crisi come occasione per limitare un overtourism che era già insostenibile.
Istat e il Ministero del Turismo ci indicano che nel 2023 gli arrivi sono stati 134 milioni, mentre le presenze hanno raggiunto i 451 milioni. I residenti in Italia nello stesso anno erano quasi 59 milioni, il che significa che la pressione turistica (gli arrivi) è stata quasi il doppio rispetto al numero dei cittadini italiani. Un dato che, ricordiamo, è sottostimato, poiché esclude tutte le presenze extra alberghiere che "sfuggono" ai check-in. Alcuni esperti azzardano che le presenze effettive possano superare gli 800 milioni, considerando i cosiddetti "turisti fantasma".
A livello globale, nel 1950, si muovevano per turismo 25 milioni di persone nel mondo. Dal 2000 in poi, in soli 15 anni, la crescita si è raddoppiata, raggiungendo nel 2017 1,3 miliardi di turisti, saliti a 1,5 miliardi nel 2019, l’anno di picco pre-pandemia. Dopo il crollo del 2020, con "soli" 409 milioni di turisti, c’è stata una ripresa con 971 milioni di viaggiatori nel 2022. Nel 2023, il numero ha superato di nuovo il miliardo, tornando a 1,3 miliardi di turisti, e si stima che nel 2030 si muoveranno per turismo 1,8 miliardi di persone.
anno | numero turisti |
1950 | 25 milioni |
2017 | 1,3 miliardi |
2019 | 1,5 miliardi |
2020 | 409 milioni |
2022 | 971 milioni |
2023 | 1,3 miliardi |
2030* | 1,8 miliardi (previsione) |
E’ possibile gestire tutto ciò?
No, la risposta è netta e chiara: l’eccesso di turismo è dannoso per tre motivazioni principali: la distruzione degli ecosistemi naturali, l’aumento dei rifiuti e il malessere dei residenti.
Se la terza motivazione è ben nota ai fiorentini, che già si ribellano all'overtourism, così come i residenti di Barcellona, delle Baleari e di alcune isole greche, pochi si soffermano sulle altre due problematiche.
Troppe persone in aree ristrette danneggiano ecosistemi fragilissimi, con conseguenze devastanti come la deforestazione, il consumo e lo sfruttamento incontrollato del suolo, che causano alluvioni e dissesti idrogeologici, l'inquinamento e la totale assenza di politiche informative sul rispetto di certi ambienti naturali.
Lo stravolgimento di ambienti delicatissimi potrebbe portare, forse fra un centinaio di anni, alla scomparsa di molte destinazioni a noi note, ormai troppo "calpestate" dal turismo di massa.
Esempi? Ce ne sono molti
Alcune barriere coralline, vittime non tanto del cambiamento climatico quanto dell’afflusso eccessivo di turisti, sono destinate a diventare solo sbiadite cartoline. Spariranno spiagge uniche, come quelle dell’isola thailandese di Koh Phi Phi, resa celebre da un film, che ha subito in pochi anni un enorme degrado ambientale, con danni che saranno irreversibili.
La meraviglia inca di Machu Picchu, invasa ogni giorno da migliaia di visitatori, si sta letteralmente sgretolando, tanto da costringere le autorità locali a chiudere già tre settori per preservare il sito.
Per restare in Italia, basta pensare alle celebri cascate termali del Mulino di Saturnia, “teoricamente” interdette al calpestio tramite ordinanza, ma che, da quando è esploso il turismo di massa, hanno visto le loro spettacolari scalinate e le vasche calcaree, create dalla natura, “smussarsi” di parecchi centimetri.
Poi ci sono le montagne, dalle Alpi alle Ande fino all’Everest, che subiscono il maltrattamento di troppi esploratori improvvisati, i quali le riempiono di rifiuti.
E a proposito di rifiuti, questi rappresentano il secondo grande problema, ossia l’accumulo di spazzatura sia in città che in natura, che peraltro non viene nemmeno differenziata, creando un’enorme problematica ambientale legata allo smaltimento e all’inquinamento.
Un esempio in tal senso è l’isola filippina di Boracay, recentemente chiusa al turismo proprio a causa di questo problema. Non se la passa meglio l’affollatissima Bali, in Indonesia, che sta cercando di adottare misure correttive. Per quanto riguarda l’Everest, di cui abbiamo parlato, la situazione è drammatica: la montagna è diventata una vera e propria pattumiera, ricoperta di corde, ganci, picchetti, involucri di plastica, razioni di cibo e bombole d’ossigeno, con una stima di circa 12 tonnellate di rifiuti difficili da smaltire!
Cosa ci è sfuggito di mano?
La nascita e la diffusione dei voli low cost a partire dagli anni Novanta del Novecento hanno permesso a milioni di persone di permettersi un viaggio aereo, che prima risultava troppo costoso e riservato solo ai privilegiati economicamente.
In pochi anni, questo fenomeno è diventato incontrollato, fino a rappresentare oggi oltre il 50% del mercato aereo. I dati forniti da Enac mostrano che nel 1994 i viaggiatori low cost erano circa 3 milioni, nel 1999 erano già 17,5 milioni. Un'analisi dell'Unione Europea rileva che nel 2004 i viaggiatori erano 12,7 milioni e, due anni dopo, nel 2006, il numero era salito a ben 28,4 milioni, con un incremento del 50% in soli due anni.
Ma non finisce qui. Prima della pandemia, nel 2019, i passeggeri low cost erano addirittura 105,9 milioni. Nel 2023, dopo la contrazione dovuta al Covid, il numero è salito nuovamente a 110,2 milioni.
La sola compagnia irlandese, che ha lanciato questo tipo di voli, ha fatto viaggiare oltre 65 milioni di persone nel 2009, mentre nel 2010 ha raggiunto i 72 milioni, con un incremento del 10% in un anno.
Tuttavia, questo fenomeno potrebbe trovare una limitazione nelle nuove leggi europee in materia ambientale, poiché l'aereo, consumando kerosene, è un mezzo altamente inquinante. Una soluzione che potrebbe arginare il problema?
L'altra causa del rapido diffondersi dell'overtourism è la cultura di massa che ha reso alcune mete turistiche famose grazie a programmi televisivi e film, un fenomeno che si è amplificato con l’esplosione dei social media, dove sono proliferati esperti improvvisati da reel e contenuti virali.
anno | passeggeri |
1994 | 3 milioni |
1999 | 17,5 milioni |
2004 | 12,7 milioni |
2006 | 28,4 milioni |
2019 | 105,9 milioni |
2023 | 110,2 milioni |
Soluzioni all’orizzonte?
Il tentativo è quello di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati e così alla luce della scoperta dell’acqua calda del fenomeno overtourism che era sotto gli occhi di tutti quelli che lo volevano leggere, l’organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) ha dedicato un intero rapporto al fenomeno partorendo un un documento con 11 strategie e 68 misure che ci dicono cose che già sappiamo, ma che non applichiamo perché accecati da un pseudo business che è solo nelle mani di pochi e genera lavoro povero.
1 - incentivare la dispersione dei turisti all’interno della città e anche oltre nel territorio suggerendo la visita di mete meno note e di aree meno turistiche.
2 - Promuovere il turismo in periodi diversi (ad esempio fuori stagione) e in fasce orarie diverse dalle più gettonate.
3 - Creare nuovi itinerari e attrazioni turistiche diverse dalle più frequentate.
4 - Rivedere e migliorare i regolamenti, ad esempio chiudere al traffico alcune aree più fragili o troppo frequentate.
5 - Attrarre tipologie di viaggiatori più responsabili.
6 - Garantire i benefici del turismo alle comunità locali, ad esempio aumentando il numero di abitanti impiegati nel turismo, e coinvolgendo i residenti nella creazione di esperienze turistiche.
7 - Sviluppare e promuovere esperienze della città o del territorio che beneficino sia i turisti che i residenti.
8 - Aumentare le infrastrutture e i servizi della località.
9 - Coinvolgere la comunità locale nelle decisioni e scelte turistiche.
10 - Educare i viaggiatori e comunicare loro come essere più responsabili e rispettosi del luogo.
11 - Monitorare e misurare i cambiamenti.
Anche a Firenze ricordiamo la Sindaca ha presentato in occasione del G7 del turismo il suo decalogo, ma anche quello lascia perplessi a leggere quelle che sono le proiezioni dei "numeri" del futuro turistico di Firenze.