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Ex Astor. Il babbo e lo zio di Kata accusati di rissa

La procura chiude un’altra indagine sulle violenze nell’hotel occupato dove è scomparsa la bambina.

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Una foto dell’hoterl Astor Una foto dell’hoterl Astor © Fotocronache Germogli
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Tra il 23 e il 24 marzo 2023, ci fu una notte agitata, raccontano le pagine de La Nazione, all’ex hotel Astor. Una delle tante, a dire il vero. Solo che adesso, a distanza di quasi quindici mesi dalla scomparsa della piccola Kata, ogni episodio accaduto nell’immobile di via Maragliano, perfino il più collaterale, deve essere ben soppesato alla ricerca di un ipotetico collegamento con il fattaccio.

Anche perché, in quella gigantesca rissa che svegliò il quartiere, in cui qualcuno disse di aver udito perfino degli spari (ma nonostante una perquisizione non è mai stata trovata una pistola, neppure un'arma giocattolo), risultano coinvolte due persone molto vicine alla bimba: suo padre, Miguel Angel Chicclo Romero, e lo zio materno, Abel Argenis Alvarez Vasquez.

Avrebbero partecipato a una rissa - secondo la procura che ha appena chiuso le indagini - in cui due connazionali (Lizandro José Atencio Ormeño, 20 anni, e Jhochr Hestuar Marca Chuquipoma, 30) avrebbero riportato ferite, sebbene non gravi.

Proprio quella notte, il padre di Kata tornerà a Sollicciano: i poliziotti, intervenuti non senza fatica per interrompere le violenze, si accorsero infatti che Miguel Angel era evaso dai domiciliari, che stava scontando presso l’abitazione della madre. Gli agenti lo trovarono acquattato dietro alcune tubature: sperava di non essere trovato.

Dai controlli che scattarono dopo la rissa, vennero rinvenuti anche diversi cellulari di dubbia provenienza: forse uno dei tanti traffici che si consumavano dentro l’immobile occupato che, nonostante lo sgombero avvenuto una settimana dopo la scomparsa di Kata, sembra ancora celare tanti, troppi misteri.

Un altro esempio: a scatenare la rissa, quella sera di marzo, pare che fosse stato l’arrivo all’Astor dei due figli del ‘padrone’ dell’occupazione, il peruviano Carlos De La Colina, figura chiave del presunto racket degli affitti per cui è già stato disposto il processo, in cui tra gli imputati c’è ancora lo zio materno di Kata, Abel. Al culmine della guerra per la compravendita delle stanze, un occupante ecuadoriano “volò“ da una finestra all’ultimo piano nel tentativo - secondo la ricostruzione dell’accusa - di sfuggire a una rappresaglia di un commando armato di bastoni.

Era la fine di maggio: è l’episodio più vicino al giorno della scomparsa di Kata, che manca dal pomeriggio di sabato 10 giugno. Tutti questi episodi in cui sono rimasti coinvolti i suoi familiari più stretti sono collegati al giallo della bambina?

Per molti mesi si è scavato pensando a una vendetta, ma con il passare del tempo altre ipotesi hanno preso corpo, in assenza di elementi concreti di ritorsione verso la famiglia. Uno scambio di persona? Un “orco“ dentro l’hotel occupato? Gli ultimi sviluppi dell’indagine portano ai piani bassi, dove vivevano (anche) i rumeni. La caccia ai DNA su uno straccio, un secchio, un peluche di Kata insolitamente rinvenuto in quelle stanze sono l’ultima speranza di una svolta investigativa che finora non è mai arrivata.

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