Fa discutere la politica fiorentina il botta e risposta.
"Dal presidente Milani iniziativa che ha lanciato i semi dell’odio antisemita direttamente da Palazzo Vecchio. Se ha un briciolo di dignità ne prenda amaramente atto e si dimetta.
L’antisemitismo non ha colore politico. Non possono essere ammesse omertà, silenzi complici, posizioni ambigue o mediazioni. E la lettera aperta mandata al presidente Milani e a tutto il Consiglio comunale dal presidente della Comunità Ebraica Enrico Fink, in questo senso, rappresenta una pietra tombale su polemiche e distinguo espressi dal presidente stesso e purtroppo anche dal partito di cui fa parte ieri in aula. Così come ci aspettiamo parole chiare contro ogni forma di antisemitismo dal sindaco Nardella.
In Consiglio comunale, tra lunedì e ieri, abbiamo, anche con azioni forti, voluto sollevare il nostro grido di dolore per quanto accaduto nel Salone dei 500 sabato scorso. Ieri, con un ordine del giorno, abbiamo anche chiesto al presidente Milani di valutare il proprio ruolo per aver permesso un tale scempio dentro Palazzo Vecchio; tutto il contrario di un’iniziativa di pace, ma al contrario una serie di dichiarazioni di guerra che i relatori hanno fatto a Israele e agli ebrei. Fin dall'inizio, assieme alla vicepresidente Felleca, ci eravamo opposti all'organizzazione dell'iniziativa e poi siamo stati costretti a dissociarci, di fronte alla pervicace volontà da parte del presidente di fare il convegno così come lo aveva pensato, senza la possibilità di interventi diversi da quelli dei relatori da lui chiamati a salire sul palco.
Ma alla luce delle parole di Fink, che rappresenta un’intera comunità di cittadini che sono una parte fondamentale della storia di Firenze e che si sentono oggi offesi e quasi stranieri nella propria città, ci sentiamo di andare oltre, consci del nostro ruolo istituzionale, e chiediamo a Milani, se ancora ha un briciolo di dignità, di dimettersi e permettere a chiunque possa davvero garantire l’imparzialità che il ruolo richiede di sostituirlo nella carica di presidente del Consiglio comunale.
Ci ha colpito, in questi giorni, soprattutto il silenzio che ha seguito non solo gli interventi incendiari applauditi da una folla entusiasta nel Salone, ma anche le accuse infamanti fatte al console onorario di Israele Marco Carrai sulla piattaforma su cui in centinaia seguivano il convegno. Un silenzio complice.
La misura è colma. Firenze ha il dovere di dare un segnale chiaro contro l’antisemitismo. Ne va del suo onore di Città del dialogo e della Pace”. Durissimo il commento del consigliere del gruppo Centro e vicepresidente vicario del Consiglio comunale Emanuele Cocollini.
“Con l’esposizione della bandiera di Israele in aula lunedì scorso abbiamo dimostrato un fatto semplice: oggi dietro la parola pace si censura non solo una Nazione, ma un popolo, quello israeliano.
Siamo per la pace, due popoli in due Stati. Quella portata avanti a Firenze, città di importanza mondiale, da parte del presidente del Consiglio Milani con l’organizzazione del convegno di sabato scorso, è una narrazione guerrafondaia e di parte.
Mi viene da chiedermi: se avessi esposto la bandiera della Palestina, forse, i consiglieri PD avrebbero applaudito?
La lettera che oggi abbiamo ricevuto dal presidente della Comunità Ebraica Enrico Fink lancia contro il presidente Milani accuse precise. E qui siamo fuori dall’agone politico: è un’intera comunità che si è sentita offesa. Stavolta, invece di arrampicarsi sugli specchi, Milani e il PD ne prendano atto e si assumano le proprie responsabilità”. Lo dichiara il capogruppo e segretario provinciale della Lega Federico Bussolin.
“Le parole del Presidente della Comunità Ebraica, che ringrazio per la pacatezza e l’equilibrio, pesano come macigni sulla Presidenza del consiglio Comunale affidata a Luca Milani, e su ciascuno di noi.
Mi ero già dissociata, insieme al Vicepresidente Cocollini, dall’iniziativa del 24 febbraio, ed in molte occasioni, in passato, avevo espresso le mie perplessità sull’adeguatezza di Luca Milani a rivestire la carica di Presidente del Consiglio Comunale, un ruolo che necessita della massima onestà intellettuale, imparzialità e rispetto per tutti, per garantire una corretta dialettica democratica.
Chiedo scusa alla Comunità Ebraica tutta, offesa dalle parole di istigazione e odio risuonate nel Salone dei Cinquecento rispetto alle quali il Presidente Milani ha dimostrato, con il suo silenzio e gli applausi, una inaccettabile tolleranza.
Vergognoso poi che, fino ad oggi, il Presidente Milani non abbia ancora chiesto scusa al Console Onorario Marco Carrai che durante l’evento del 24 febbraio scorso è stato offeso da chi ha scritto che riveste la carica di Presidente della Fondazione Mayer “perché sionista”.
Il Presidente Milani quell’evento lo ha voluto, ed a quanto ho potuto apprendere lo ha anche fatto utilizzando risorse pubbliche, e su questo ho già presentato separata richiesta di accesso agli atti.
Il Presidente Milani ha risposto a me ed al Vicepresidente Cocollini, lo scorso 20 febbraio, dicendo che “Per il Consiglio comunale interverrò io e sono sicuro di poter rappresentare le posizioni equilibrate che sempre sono state tenute dal Consiglio comunale”
No Presidente Milani. Decisamente Lei non ha rappresentato la mia posizione. Ritengo che l’unico modo che abbiamo, come Consiglio comunale, di fare le nostre scuse più sincere per quanto avvenuto il 24 Febbraio scorso alla Comunità Ebraica fiorentina è presentare le dimissioni.
Il Presidente Milani lo faccia immediatamente, e con lui decadremo anche noi. È il minimo, e coltiviamo la speranza che stavolta non ci siano tentennamenti né inutili distinguo da parte di Milani e del Pd che lo sostiene, sindaco Nardella in testa”. Lo dichiara Barbara Felleca, consigliera Italia Viva e vicepresidente del Consiglio comunale.
“Abbiamo criticato fortemente in Consiglio comunale l’iniziativa presa in solitaria dal presidente del Consiglio comunale per l’organizzazione del convegno di sabato scorso sul Medio Oriente.
Sono questioni che conosciamo bene, e che non permettono facilonerie. Il momento attuale poi, dopo gli attentati del 7 ottobre, è ancora più tragico e richiederebbe la massima prudenza, non certo di lasciare il palco del Salone dei 500 ad una serie di relatori a senso unico contro Israele.
Non è così che si può coltivare la pace: così si soffia sui venti di guerra. E ci piacerebbe che la candidata Sindaco Sara Funaro, di religione ebraica, si distinguesse dalle posizioni del presidente del Consiglio sostenuto dal suo partito.
Ma dove non è arrivata la politica, complice un Pd schiacciato a difesa di Milani a costo di balbettare generici richiami alla pace e all’antirazzismo prescindendo dai fatti avvenuti, è arrivata la società civile. E la lettera del presidente della Comunità Ebraica Enrico Fink è in questo senso definitiva.
Quel convegno ha offeso un’intera comunità della città: non può essere questo il compito di un presidente del Consiglio comunale. Per questo chiediamo che il presidente Milani rassegni subito le proprie dimissioni”.
Così la capogruppo di Italia Viva Mimma Dardano.
“Una parte della città mal guidata e mal consigliata”. Non potevano esserci parole più azzeccate da parte del presidente della Comunità Ebraica Enrico Fink per definire le centinaia di persone plaudenti durante il convegno di sabato scorso organizzato dal presidente del Consiglio Luca Milani.
Un peccato, che si sia persa un’occasione, in questo momento storico così tragico e delicato per i destini dell’Occidente e dei suoi valori fondanti, di dare da Firenze un reale segnale di pace per quella terra martoriata da decenni di guerre e scontri.
La responsabilità ricade non solo sulle spalle di Milani, ma anche del Pd che lo sostiene. Ci sentiamo tutti feriti, in qualità di consiglieri comunali, da questa lettera, e il presidente Milani dovrebbe trarne le debite conseguenze. Delle semplici scuse non bastano”. Lo dichiara il capogruppo del gruppo Centro Ubaldo Bocci.
“La gravità di quanto accaduto a seguito del convegno sul Medio Oriente organizzato dal presidente Luca Milani non ha precedenti.
Come consiglieri comunali, di qualunque schieramento, abbiamo il dovere di chiedere scusa alla Comunità Ebraica perché Palazzo Vecchio ha ospitato chi vorrebbe radere al suolo Israele. Dispiace che la responsabilità ricada unicamente, tuttavia, sulle spalle del presidente Luca Milani, che quel convegno ha voluto e organizzato.
Crediamo che le sue immediate dimissioni siano l’unica strada sensata per ristabilire la dignità del Consiglio comunale e di tutta la città di Firenze”. Duro il commento del capogruppo di Forza Italia Mario Razzanelli.
Fuori dal coro Dmitrij Palagi e Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune che si rivolgo al presidente della comunità ebraica Fink.
"Parole che feriscono, a cui rispondiamo con l'invito al dialogo, ritenendo importante l'evento di sabato. Abbiamo letto con dolore le parole del Presidente della Comunità Ebraica, perché esprimono sentimenti da rispettare, in una modalità che rischia davvero di creare isolamento.
Partiamo quindi da un punto chiaro: il nostro ruolo è quello di far dialogare le parti della città, di permettere alle idee di esprimersi, in modo da togliere aria e spazio a sentimenti di odio.
Al primo evento co-organizzato sono state pronunciate parole per noi offensive, nella parte finale, in riferimento in particolare al nostro gruppo consiliare, che non ha visto riconoscere nemmeno la dignità di essere nominato. Abbiamo però compreso che era il momento dell'ascolto e ci interroghiamo su come superarle.
Non abbiamo pensato per un momento di ritenere sterile il giudizio pesante ascoltato, anche se non ne condividevamo il contenuto, la forma, l'obiettivo.
L'uso della parola genocidio è oggetto di misure cautelari adottate dalla Corte Internazionale di Giustizia, a seguiTo di una denuncia del Governo del Sudafrica, Paese che ha conosciuto il dramma dell'apartheid e a cui non si può rimproverare scarsa conoscenza dei temi legati alla discriminazione.
Parlare di tripudio di applausi e di immaginario antiebraico vuol dire scegliere un registro violento, per creare asimmetria, ostacolando il dialogo.
La Comunità Ebraica di Firenze sa bene come i crimini del fascismo siano elemento di imbarazzo quando si discute di colonialismo italiano e antiziganismo.
Dov'è finito l'impegno comune quotidiano che pratichiamo nella nostra Città? Perché la Comunità Ebraica sceglie di confondere le forze antifasciste cittadine con il revisionismo dell'estrema destra?
Proprio il Presidente della Comunità Ebraica ha più volte ricordato l'importanza di non creare classifiche del dolore e delle tragedie. Il riferimento all'esilio dorato di Pappé è un altro elemento sorprendente, per la scelta delle parole. Una soluzione retorica usata nei confronti di tante figure, che nasconde meccanismi di odio e rancore. Non vogliamo fare esempi, perché renderebbero lo scambio ancora più doloroso.
Nel testo ricevuto si parla di "cattivi maestri", di "parole malate", di una cittadinanza "mal guidata" (quasi ci fosse un uso delle masse inconsapevoli).
La Comunità sceglie di attaccare figure accademiche, realtà note per la loro storia antifascista, figure delle Nazioni Unite e un'intera parte del Consiglio comunale, spesso presente negli appuntamenti antirazzisti e in cui si ricorda la gravità dell'olocausto.
La guerra avvelena e ci sforziamo di capire come sia possibile un simile ribaltamento del linguaggio.
Non rinunciamo comunque al dialogo. Non cadremo nella tentazione di rispondere a recriminazioni con recriminazioni.
Vogliamo impedire che questa lettera possa diventare un elemento che crea fratture, come invece sembra desiderare chi sta facendo chi la impugna per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. Perché Firenze è città anche della Comunità Ebraica, di tutte le comunità. Non abbiamo cattivi maestri a Firenze, ma solide tradizioni a sostegno della solidarietà tra i popoli. E il popolo palestinese sta subendo un massacro. Dirlo non implica nessuna giustificazione rispetto alle vittime innocenti del 7 ottobre. Subiamo parole violente da molto tempo. Ci feriscono. Ma le tragedie del Novecento ci hanno insegnato a prenderci cura delle nostre ferite provando a curare anche quelle di chi abbiamo intorno.
Prendiamoci cura delle nostre comunità, evitiamo anatemi. Siamo il gruppo consiliare che ha organizzato un evento sull'apartheid in Israele, che ringrazia il Presidente del Consiglio comunale e la Rete Pace e Giustizia in Medio Oriente per aver reso possibile la giornata nel Salone dei Cinquecento. Siamo lo stesso gruppo che ogni giorno si impegna nel contrasto all'antisemitismo e a ogni forma di razzismo. Che attraversa i movimenti dell'antifascismo e dell'antirazzismo sociale. Riteniamo estranee molte accuse sentite e riteniamo la lettera del Presidente pericolosa. Per questo ci sforziamo e sforzeremo ancora di più per rendere possibile il dialogo".
“Pare incredibile, leggendo la risposta del presidente Milani ad Enrico Fink, presidente della Comunità ebraica, non trovare una sola parola che entri nel merito delle sue accuse. Resta solo un pacifismo di maniera che rappresenta una non risposta alle durissime e circostanziate accuse di Fink.
Da parte nostra ribadiamo che, come sostenuto nell’ordine del giorno presentato ieri in aula, il presidente dovrebbe riflettere sull’opportunità di mantenere la propria carica alla luce di quanto avvenuto, anche per non aver concesso di intervenire nel convegno al vicepresidente Cocollini che lo aveva formalmente richiesto.
Ieri in aula il PD ha dimostrato di sposare in pieno la linea politica di Milani, avendolo difeso senza mai dire una parola sulle affermazioni fatte nel convegno di sabato dai relatori. E il sindaco Nardella davvero non ha nulla da dire al riguardo? E se non lui, almeno la candidata sindaco da lui scelta Sara Funaro.
Avvertiamo invece intorno a questa triste e inquietante vicenda un silenzio tombale, tanto più grave quando l’accusa all’operato di chi presiede il Consiglio comunale arriva non da una parte politica ma da un pezzo importante della società civile della nostra città”. Lo dichiara il consigliere e coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Jacopo Cellai.
“Premetto che quando si parla di Pace o di guerre non esistono bandiere e colori, tantomeno giustificazioni”. Con queste parole Roberto De Blasi capogruppo M5S commenta quanto successo in seguito alla lettera inviata dal presidente della Comunità Ebraica a Firenze, Enrico Fink, al Presidente del Consiglio comunale Luca Milani. “Come rappresentante delle istituzioni e come persona voglio esprimere la mia massima vicinanza a tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo negli oltre 159 conflitti in tutto il mondo”. “Inoltre – prosegue il Capogruppo - sono davvero rammaricato che qualcuno in Consiglio comunale abbia voluto estremizzare e strumentalizzare quanto accaduto, chiedendo addirittura le dimissioni del Presidente Milani senza nemmeno prima chiedere spiegazioni.
“Per quanto mi riguarda – chiude De Blasi – ritengo che il confronto, che sta alla base dei principi di pace, debba prevalere in tutti gli ambiti e in un momento di dolore come quello che stiamo vivendo. Pertanto, oltre a dissociarmi dalle parole del Vice Presidente Vicario Cocollini, tengo a precisare che le sue dichiarazioni non sono espressione di tutta l’opposizione in Consiglio comunale”.
Sull'argomento non si fanno attendere le dichiarazione della Giunta con le parole dell'assessora ai rapporti con le confessioni religiose Maria Federica Giuliani in merito alla lettera del presidente della comunità ebraica fiorentina Enrico Fink.
"L’appello e la richiesta della comunità ebraica fiorentina in merito all’iniziativa di sabato scorso in Palazzo Vecchio non può cadere nel vuoto.
Il rispetto personale, la ricerca di un dialogo vero contro il tentativo di far prevalere una posizione di parte sulle altre sono i presupposti di una vera cultura di pace.
L’amarezza e la delusione riportate nella lettera, peraltro dai toni composti e pacati, esprimono un disagio reale che esige un gesto di chiarimento.
Firenze è sempre stata una città capace di tenere insieme le tre comunità abramitiche nello spirito lapiriano, anche nei momenti più difficili come quello che stiamo vivendo nel Medioriente. Per questo ciascuno deve impegnarsi realmente affinché questo spirito di convivenza non venga compromesso da messaggi divisivi e senza prospettiva.
Come amministrazione comunale siamo impegnati da anni per realizzare iniziative rivolte alla pace in Medio Oriente e al difficile lavoro di promuovere due popoli e due Stati. Apprezziamo il difficile tentativo del Presidente del Consiglio nel coinvolgere le associazioni e formazioni attive sul tema della pace. In tali momenti sono emerse diverse posizioni dei relatori, punti di vista soggettivi non riconducibili alla posizione dell’Amministrazione comunale."