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Firenze e il caldo estremo: come l’amministrazione “odia” gli alberi e soffoca la città

È agosto, fa caldo e Firenze soffoca. Mentre l’Africa ci invia Caronte, la città continua a fare a pezzi i suoi migliori alleati contro il caldo: gli alberi.

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viale Giannotti prima dell’albericidio viale Giannotti prima dell’albericidio © facebook
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È estate e fa caldo. Dopo un luglio caratterizzato dal ritorno del mite anticiclone delle Azzorre, ecco che con agosto si riaffaccia il temibile ciclone africano, dal nome quasi mitologico: Caronte.
Temperature da Nord Africa e paesi del Golfo mettono a serio rischio la salute delle persone più fragili, soprattutto nelle città notoriamente calde, tra cui, come da tradizione, c’è Firenze.

Firenze, città caldissima, dove invece di mitigare il clima si preferisce accentuarne il disagio.
Firenze, la città la cui l'amministrazione, da anni è in guerra con gli alberi, li considera “nemici” al punto da abbattere migliaia di esemplari sani e floridi per far posto a un’infrastruttura su rotaia progettata oltre 40 anni fa, destinata a strozzare definitivamente la viabilità urbana su strade progettate nell’Ottocento per carrozze e cavalli. E sì è nella sola città italiana senza circonvallazione.

Dalla prima infanzia ci insegnano che gli alberi sono preziosi alleati della salute, non solo per l’ombra. Basta provare la differenza con un ombrellone: sotto l’ombrello siete all’ombra, ma in assenza di vento il beneficio finisce lì; sotto un viale alberato, invece, il senso di fresco è evidente anche senza una brezza.

Gli alberi non fanno solo ombra: sono condizionatori naturali. Evaporano vapore acqueo dalle foglie, non per raffreddarsi come noi con il sudore, ma per creare la pressione necessaria a tirare su acqua e nutrienti dalle radici.
Un albero di medie dimensioni fa evaporare centinaia di litri d’acqua al giorno, quanto 2-4 condizionatori domestici. Nelle città, i viali alberati abbassano la temperatura di 3-5 °C rispetto alle strade spoglie.

Certo, gli alberi devono essere piantati bene, con accesso all’acqua convogliata da marciapiedi e strade. Piantarli male significa farli vivacchiare o danneggiarli con capitozzature e asfaltature alle radici, come visto di recente sul lungarno Ferrucci.

Eppure, l’amministrazione fiorentina continua a considerarli nemici.
La sindaca Sara Funaro, forse seguendo il mantra del suo mentore, l’insigne professor Stefano Mancuso – che da anni insiste sulla necessità di piantare miliardi di alberi e togliere almeno il 20% di asfalto – ha recentemente pubblicato trionfante sui social: "da inizio mandato, oltre 1800 nuovi alberi piantati." Dimenticando però di dire che ne sono stati abbattuti almeno altrettanti, con buona pace del professor Mancuso, che non sembra essersi incatenato alle piante per fermare l’albericidio legato ai binari del tram novecentesco.

Eppure, proprio in questi giorni, le piccole stazioni meteo mobili montate sui bus urbani di Firenze – ideate guarda caso da Mancuso e dal collega Gherardo Chirici per mappare le isole di calore – hanno registrato sui lungarni, recentemente desertificati, temperature fino a 43,1 °C. Dati da confermare, la tecnologia è nuova, ma il messaggio è chiaro.

E sorprende ancora di più che la stessa amministrazione che causa l’aumento delle isole di calore abbattendo sistematicamente decine di alberi – ricordiamo la mattanza del lungarno Colombo e quella in corso in viale Giannotti – si preoccupi poi della salute dei cittadini pubblicando il “solito” decalogo su come difendersi dal caldo.

Schizofrenia istituzionale? Forse.
Una cosa è certa: Firenze continua a battere record di temperature, grazie alle sciagurate scelte di chi uccide proprio ciò che potrebbe salvarci.

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