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Firenze, nuova censura dei manifesti Pro Vita. Insorgono le opposizioni

Cellai e Draghi (FdI): "Stavolta comunicata con una semplice e mail senza un nome o un cognome”.

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“Ci risiamo. Ancora una volta il Comune di Firenze vieta al movimento Pro Vita di affiggere dei manifesti che invitano a riflettere sul tema dell’aborto. La volta scorsa come Fratelli d’Italia avevamo chiesto le dimissioni dell’assessore Albanese, scoprendo poi che era stata una telefonata da un ufficio di Palazzo Vecchio a fermare l’affissione. Stavolta è bastato ancora meno al Comune: una e-mail dell’ufficio affissioni di SaS (partecipata al 100% dal Comune stesso) che citando un articolo di legge, il 23 comma 4-bis del Codice della Strada, dà il diniego. Come se il tema dell’aborto potesse rientrare nella fattispecie dell’articolo, che parla di messaggi sessisti, violenti, lesivi della libertà altrui o discriminatori.

Qui ad essere discriminatorio è proprio il Comune di Firenze, che nega l’agibilità politica ad un pensiero.
La misura è colma. Questa sistematica censura di chiunque non aderisca al pensiero del PD e della sinistra è inaccettabile e chiederemo ai nostri deputati di affrontare la questione in Parlamento. Ci auguriamo che sia promossa un’iniziativa parlamentare per fermare questo scempio.
Al movimento Pro Vita & Famiglia va tutta la nostra solidarietà, anche per l’azione legale che hanno giustamente annunciato.
Da parte nostra chiederemo conto in Consiglio comunale, un’altra volta, di chi sia la responsabilità. Perché abbiamo un sindaco molto bravo a parlare di tanti temi, in radio, in tv, dappertutto, ma mai l’abbiamo sentito pronunciare una parola su queste vicende”.

Lo dichiarano il consigliere comunale e coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Jacopo Cellai insieme al capogruppo Alessandro Draghi.

“È lecita o non lecita l’ennesima rimozione dei manifesti di Pro Vita e Famiglia da parte dell’amministrazione comunale? In effetti – spiega il consigliere del gruppo misto Andrea Asciutiè una forzatura nell’interpretazione, ma l’articolo 23 comma 4 bis del Codice della Strada è ambiguo, ed è necessario che sia fatta chiarezza e che sia modificato dalla maggioranza parlamentare.
Non solo, credo sia giunto il momento di mostrare maggiore coraggio, il Governo Meloni è anche espressione della sfera cattolica e di quella, più in generale, che difende la vita e la famiglia naturale. È arrivato il momento di non celare ciò che è vero e reale: l’embrione non è un grumo di cellule ma un essere umano ai primi stadi della vita, con un cuore che batte e una propria identità, unica e irripetibile.

La legge 194 – conclude il consigliere del gruppo misto Andrea Asciuti – non può non essere messa in discussione, e successivamente va abrogata, in quanto nessun parlamento può legalizzare l’uccisione di una vita umana innocente”.

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