Firenze, 20 dicembre 2024 – La messa alla prova e i lavori di pubblica utilità come alternative alla detenzione sono stati al centro del convegno “Giustizia nella Comunità. Il ruolo della società civile e della comunità nella costruzione di un’alternativa alla detenzione”, organizzato dal Garante della Toscana Giuseppe Fanfani presso l’Auditorium di Palazzo del Pegaso.
La messa alla prova, istituita nel 2014 e rafforzata dalla riforma Cartabia del 2022, sospende il procedimento penale permettendo agli imputati di seguire un programma rieducativo che include lavori di pubblica utilità presso enti convenzionati. Secondo Katia Poneti, coordinatrice del convegno, questo strumento mira a deflazionare il sistema penale e ridurre gli ingressi in carcere. Tuttavia, nonostante le oltre 26mila applicazioni del 2023, l’aumento della popolazione carceraria (da 60mila a oltre 62mila detenuti nel 2024) sottolinea la necessità di ampliare l’accesso a tali misure.
Serena Spinelli, assessora alle politiche sociali, ha evidenziato il bisogno di un cambio di paradigma: “Dobbiamo creare la cultura della misura alternativa al carcere, lavorando in sinergia per costruire percorsi rieducativi efficaci.” Spinelli ha sottolineato che è cruciale garantire l’accesso alle misure alternative, soprattutto per i soggetti più fragili, e valorizzare la collaborazione con associazioni e enti del terzo settore.
Giuseppe Fanfani, Garante della Toscana, ha aggiunto che è necessario un approccio culturale innovativo: “La messa alla prova non deve essere vista come uno stratagemma per evitare il processo, ma come un serio percorso rieducativo esterno. Serve una struttura esterna efficiente e un maggiore impegno sociale per affrontare il problema.”
Durante l’evento sono state presentate le “linee guida per programmi qualificati di messa alla prova e lavori di pubblica utilità”, elaborate dalla Società della Ragione. Queste indicazioni, finanziate dall’assessorato regionale alle politiche sociali con il contributo del Ministero del Lavoro, forniscono criteri di riferimento per sostenere il reinserimento sociale delle persone coinvolte. Tra gli elementi principali, la valutazione dei casi individuali, l’integrazione delle attività e una forte dimensione educativa e formativa.
Il convegno ha mostrato come la Toscana stia sperimentando modelli innovativi, coinvolgendo associazioni come La Società della Ragione e LabCom. Grazia Zuffa e Giulia Melani hanno illustrato le esperienze sul campo, mentre il professor Vincenzo Scalia ha sottolineato l’importanza di una sinergia tra sociologia e psicologia di comunità per sostenere percorsi rieducativi efficaci.
Questo incontro ha messo in evidenza l’urgenza di investire in misure alternative alla detenzione, ponendo la comunità al centro del processo di reinserimento sociale e sottolineando il potenziale trasformativo della messa alla prova come strumento di giustizia inclusiva.