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Chiavi della città a padre Ignacio Carbajosa, Nardella: “Una storia che tocca il cuore”

Le ha consegnate il sindaco a Palazzo Vecchio nell’ambito dell’XI edizione di ‘All'origine della gratuità’.

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la consegna del premio la consegna del premio © ufficio stampa
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Chiavi della città di Firenze a padre Ignacio Carbajosa, professore ordinario di Antico Testamento all’Università San Damaso di Madrid: a consegnarle è stato il sindaco Dario Nardella a Palazzo Vecchio nell’ambito dell’XI edizione di ‘All'origine della gratuità’, manifestazione promossa da VolToNet, Misericordia di Firenze e CdO Toscana in collaborazione con Cesvot e Fondazione CR Firenze per riflettere sul valore della gratuità e del volontariato.

La cerimonia di consegna si è svolta nel Salone dei Cinquecento alla presenza tra gli altri dell’assessora al Welfare Sara Funaro, di Luigi Paccosi, presidente di VolToNet, di Giovangualberto Basetti Sani, provveditore della Misericordia di Firenze, di Monsignor Marco Viola delegato della curia e di Alejandro Marius, fondatore dell'Associazione civile Trabajo Y Persona.
“La testimonianza di Don Ignacio Carbaiosa è una testimonianza che tocca il cuore di tutti noi – ha detto il sindaco Dario Nardella -. Una storia dolorosa, struggente di un prete semplice che ha passato i mesi più duri nelle corsie dell’ospedale di Madrid. Abbiamo bisogno di ascoltare queste persone per capire cosa abbiamo ancora di fronte e per riconoscere lo sforzo di tutti nel combattere questo virus. La storia di Don Ignacio vale più di mille appelli ai no vax, perché guardiamo con gli occhi quello che è successo. Faccio mie le sue parole e mi auguro che la sua testimonianza possa far aprire gli occhi a tante persone che si rifiutano di vedere cosa è successo e cosa sta succedendo”.

Padre Ignacio, teologo, ordinario di Antico Testamento all’Università San Damaso, cappellano dell’ospedale di Madrid e autore del testo 'Testimone privilegiato' (Itaca edizioni), ha vissuto cinque settimane in un ospedale tra i malati di Covid.
Queste le motivazioni del riconoscimento:
“Per aver scelto di mettere a servizio dei più fragili la sua opera all'interno degli ospedali durante il periodo della pandemia, rinunciando alla sua primaria attività in Università e per aver scelto di rendersi testimone di tanta sofferenza lasciando spazio alla speranza”.

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