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Coronavirus, primi esiti positivi in pazienti trattati con farmaco ‘anti-terapie intensive’

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Terapia intensiva Terapia intensiva © Pixabay
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E’ partita dall’ospedale di Livorno la sperimentazione di un farmaco, usato su pazienti ematologici affetti dalla sindrome emofagocitica acuta e la graft versus host disease, per impedire l’evoluzione critica dell’infezione da Covid-19 e, quindi, il ricorso alle terapie intensive.

Gli ematologi dell'ASL Toscana nord ovest, dott. Enrico Capochiani (direttore dell’ematologia dell’ASL Toscana nord ovest), dottoressa Emanuela Santantonio (ospedale San Luca di Lucca), anche grazie al confronto culturale e scientifico con l’Università, il CNR e con l’apporto del dott. Spartaco Sani (direttore dell’infettivologia della ASL nord ovest), hanno definito specifici criteri per selezionare i pazienti potenzialmente idonei. In particolare malati ricoverati nel reparto di infettivologia dell’ospedale di Livorno, con iniziale difficoltà respiratoria, ma non ancora in ventilazione assistita, cui somministrare un farmaco orale registrato anche per le condizioni di iper-infiammazione.

Questo quanto dichiarato dal dott. Enrico Capochiani :

“I pazienti ad oggi già trattati sono 4: 3 uomini e una donna (nel rispetto delle percentuali di genere tipiche della malattia) di età comprese tra i 28 e i 72 anni. Altri 2 hanno avviato oggi (28 marzo) la fase di sperimentazione. Tutti e 4 i pazienti avevano malattia di recente insorgenza con dati clinici confermanti la polmonite da Covid-19, ma con un quadro ancora non evoluto verso la respirazione polmonare assistita, anche se le condizioni cliniche facevano già intravvedere il ricorso imminente alla terapia intensiva ed una prossima intubazione.
Il primo paziente trattato è in procinto di superare qualunque forma di respirazione assistita, la seconda è in deciso miglioramento e gli ultimi due, che hanno iniziato da poco, sembrano seguire il medesimo decorso.

In questa prospettiva i dati che la letteratura scientifica ha presentato nelle ultime settimane, sembrano suggerire che i quadri COVID-19 che evolvono negativamente con necessità di supporto rianimatorio, abbiano molte caratteristiche simili alle reazioni immunitarie derivanti da patologie ematologiche e che, conseguentemente, possano essere efficaci i medesimi trattamenti”.

L’obiettivo dei medici Toscani è , infatti, da un lato trovare farmaci che riducano la quantità di virus nel paziente (terapie antivirali), ma dall’altro trovare anche farmaci che impediscano l’evoluzione critica dell’infezione. E’ su questo aspetto che ematologi, infettivologi e rianimatori dell’ASL Toscana nord ovest, hanno concentrato il loro interesse, ovvero definire un trattamento che possa evitare la progressione di COVID-19 da malattia domestica a malattia subintensiva a malattia da reparto di rianimazione, così da aumentare la percentuale di guariti e comunque ridurre il carico sui reparti di rianimazione.

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