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Gestione illecita fanghi di conceria. I particolari dell'operazione visti dai Carabinieri Forestali

Il Mugello negli anni scorsi si è già parlato dello smaltimento dei fanghi di conceria in relazione alla ex cava di Paterno. Ora questa nuova operazione

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Carabinieri forestali. Foto di repertorio Carabinieri forestali. Foto di repertorio © Foto carabinieri
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Il Mugello negli anni scorsi si è già parlato dello smaltimento dei fanghi di conceria in relazione alla ex cava di Paterno. Ora questa nuova operazione in Toscana - Dalle prime ore della mattina i militari dell’Arma, diretti e delegati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Firenze e sotto il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, stanno eseguendo in Toscana, Calabria e Umbria una massiccia operazione per l’esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo toscano.

I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere aggravata all’agevolazione mafiosa, alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti all’inquinamento ambientale ed all’impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. Nell’ambito dell’operazione, denominata “KEU” (dal nome dell’inerte finale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli), sono state eseguite 6 misure di custodia cautelare (una in carcere e cinque agli arresti domiciliari), 7 misure cautelari di interdizione dall’attività imprenditoriale, 2 sequestri preventivi di impianti di gestione di rifiuti ed oltre 60 perquisizioni. Eseguito anche un provvedimento di sequestro per equivalente per oltre 20 milioni di euro e numerose perquisizioni ed ispezioni personali e domiciliari presso oltre 50 obiettivi nelle provincie di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, Terni e Perugia.

Nell’operazione sono impegnati 130 Carabinieri Forestali, 40 Carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, militari della Sezione di Polizia Giudiziaria di Firenze e dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, supportati dal 4° Nucleo Elicotteri di Pisa.

L’indagine, protrattasi per quasi 3 anni e ad esito della quale sono finora 19 le persone indagate (fra cui esponenti politici e dirigenti di enti pubblici), è stata condotta, su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze, dai Carabinieri del NIPAAF del Gruppo CC Forestale di Firenze, del Nucleo Operativo Ecologico di Firenze e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Firenze Aliquota Carabinieri . Iniziata a maggio 2018, l’attività, condotta con metodi tradizionali e con il supporto di sofisticate attività tecniche e telematiche, ha riguardato la gestione dei rifiuti, specificamente dei reflui e dei fanghi industriali, prodotti nel distretto conciario ubicato tra le provincie di Pisa e di Firenze.

Alcuni soggetti al vertice dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno rappresentano il fulcro decisionale di tutto l’apparato oggetto dell’indagine, che agisce con le modalità e la consapevolezza di un sodalizio organizzato per la commissione di reati, utilizzando a tale scopo i vari consorzi che compongono, ciascuno nel proprio ruolo, il circuito stesso del comparto. Quello che si è venuto a creare negli anni è un vero e proprio sistema che vede coinvolti l’Associazione Conciatori di Santa Croce ed alcuni singoli consorzi.

Il comparto industriale della concia delle pelli rappresenta un settore di particolare rischio ambientale per la produzione di rifiuti, la cui gestione illecita provoca conseguenze in termini di contaminazione dei corpi recettori nei quali vengono recapitati gli scarichi, ma anche contaminazione dei suoli nei quali vengono riutilizzati i rifiuti, fittiziamente recuperati o sottoposti a procedure di gestione insufficienti.

Le indagini hanno messo in luce come il meccanismo costruito negli anni, che avrebbe dovuto assicurare un riciclo praticamente totale dei rifiuti prodotti dal comparto, con un conferimento in discarica sostanzialmente residuale, di fatto non raggiunge il risultato di ottenere un ciclo che recupera i rifiuti efficacemente e lecitamente.

In particolare è emerso che i rifiuti derivanti dal trattamento dei fanghi della depurazione degli scarichi delle concerie trattati dal complesso industriale Aquarno, e denominati “KEU”, consistevano in ceneri che presentano concentrazioni di inquinanti tali da non poter essere riutilizzati per recupero in attività edilizie di riempimento di rilevati o ripristini ambientali, ed invece erano inviati ad un impianto di produzione di materiali riciclati che provvedeva a miscelare questo rifiuto con altri inerti e a classificarlo materia prima per l’edilizia, così da essere impiegato in vari siti del territorio con concreto pericolo di contaminazione del suolo e delle falde. Inoltre sono emerse altre criticità per quanto le attività di scarico delle acque depurate operate dallo stesso depuratore “Aquarno” che riversa nel corpo recettore, il canale Usciana, acque non adeguatamente depurate. Anche la fase di lavorazione del cromo esausto ha presentato notevoli profili di criticità, essendo commercializzato dopo un trattamento, come materia prima pur non avendone i requisiti, e rimanendo un vero e proprio rifiuto.

Di particolare rilievo la circostanza che il titolare dell’impianto di trattamento abusivo dei materiali riciclati Lerose Francesco fosse in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della SRT 429 empolese. Grazie a questi contatti e infiltrazioni risulterebbero stati smaltiti abusivamente nei rilevati della superstrada circa 8000 tonnellate di rifiuti contaminati.

Questo episodio costituisce il collegamento investigativo tra l’indagine denominata “KEU” e l’indagine svolta dai carabinieri del ROS denominata “CALATRURIA”, poiché attraverso la ditta mugellana Cantini Marino, infiltrata da esponenti della cosca Gallace, è stato possibile ricostruire da parte del ROS il controllo del movimento terra nell’appalto del lotto V della SRT 429 con condotte estorsive, e contemporaneamente è stato possibile ricostruire da parte dei CC Forestali e dei CC del Nucleo Ecologico la collaborazione fornita da Lerose Francesco alla ditta Cantini con la fornitura di ingenti quantitativi di rifiuti contaminati smaltiti abusivamente quale sottofondo o rilevato per le opere realizzate nell’appalto pubblico.

E’ stato inoltre verificato che il peso economico del comparto, consente ai suoi referenti di avere contatti diretti che vanno anche oltre i normali rapporti istituzionali con i vertici politici e amministrativi di più Enti Pubblici territoriali, che a vario titolo avrebbero agevolato in modo sostanziale il sistema, alcuni dei quali figurano fra gli indagati.

 

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