OK!Firenze

Pietro Nenni. A 40 anni dalla morte un ricordo personale del mugellano Rodolfo Ridolfi

  • 826
Pietro Nenni Pietro Nenni © Wikipedia
Font +:
Stampa Commenta

Scrive il mugellano Rodolfo Ridolfi: Ho conosciuto personalmente Pietro Nenni a Faenza il 23 aprile del 1974 accompagnato da Bettino Craxi vicesegretario Nazionale del PSI, per la corrente autonomista. Una data storica, Nenni scrive nel suo diario: “Volutamente ho tenuto stasera a Faenza il mio primo discorso nella campagna elettorale…”. Al Circolo U. Bubani, dopo il comizio di chiusura della campagna referendaria sul divorzio, al vecchio palazzetto dello sport Bubani in Piazza d’Armi, Giorgio Boscherini, v.Sindaco di Faenza nel ‘75 e poi Sindaco dal ‘81 al ‘93, ci presentò Pietro Nenni con me c’era Enrico Gurioli che aveva realizzato il manifesto socialista di Nenni a favore del no, e Vincenzo Galassini che sarà sindaco di Brisighella.

Con Nenni parlammo di mio nonno. Se lo ricordava bene, Vanni, che aveva frequentato a Parigi durante gli anni dell’esilio, Mengone come lo chiamò familiarmente, accennando un sorriso, mentre ricordava divertito gli anni della sua gioventù quando da Faenza, in bicicletta, saliva a Marradi per incontrare qualche bella ragazza toscana. La breve conversazione scivolò sull’incontro con mio nonno al Congresso dell’Eur del ‘68, un incontro che ho ancora davanti agli occhi: mio nonno era seduto accanto a mia sorella Giuliana, si alzò, salì al banco della Presidenza, si sedette vicino a Nenni e gli parlò. Nenni sorrise poi firmò una cartolina. Quella cartolina mia sorella la spedì a “nonna Linda”.

Pietro Nenni moriva quarant’anni orsono, il 1 gennaio del 1980, quando ormai il PSI era saldamente nelle mani del suo delfino, Bettino Craxi. Ai funerali di Nenni a Roma il 3 gennaio partecipai insieme a mia moglie Silva e ad Enrico Consolini che lo stesso anno sarebbe diventato sindaco di Marradi.  Il PSI sotto la guida di Bettino Craxi intraprenderà la stagione della sua modernizzazione attraverso il percorso del “socialismo tricolore” per poi concludere la sua centenaria storia sotto i colpi dei comunisti alleati con le toghe rosse.

Pietro Nenni, nato a Faenza, isola bianca della Romagna, il 9 febbraio 1891 da una famiglia umilissima, ha rappresentato per oltre mezzo secolo la storia e gli ideali del Socialismo e del Partito Socialista Italiano. Ricordo con sofferenza e fastidio come negli anni del “prodismo incipiente” a Faenza i catto-comunisti delle coop bianche e rosse volessero addirittura cancellare Piazza Pietro Nenni e come noi socialisti di Forza Italia ci battemmo perché ciò non avvenisse. Bettino Craxi, Pietro Nenni e Giuseppe Saragat rappresentano l’orgoglio socialista che si riprende la rivincita storica contro il Pci e la Dc del compromesso storico. Parlare di Nenni significa parlare anche degli anni del frontismo e della peculiare e paradossale situazione di fine anni ’40 quando Nenni e il Psi avevano i voti e i militanti, Saragat e il Psdi la classe dirigente e i quadri intermedi.

Nella primavera del 1947 De Gasperi si recò negli Usa ed al rientro estromise comunisti e socialisti dal governo varando una formula di governo quadripartito centrista composta, oltre che dalla Dc, dai repubblicani di Pacciardi (Pri), dai liberali di Einaudi (Pli) e dai socialdemocratici di Saragat (Psli) che assumerà la Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria (1956) magnificata da Giorgio Napolitano, Nenni si riavvicinò a Saragat, proponendo ed ottenendo la riunificazione tra le due diverse anime del socialismo italiano e, dopo aver intrapreso la via dell’autonomismo, giunse a collaborare al governo con la DC di Fanfani e di Moro, con il PSDI di Saragat ed il PRI di Ugo La Malfa come vicepresidente del consiglio e poi ministro degli esteri. Subì a sinistra la scissione del Psiup (1964) ma avviò nel 1966 la riunificazione con il Psdi di Saragat, destinata però a durare solo tre anni.

Oggi possiamo tranquillamente affermare che la posizione anticomunista di Saragat fu assai lungimirante e vincente e poi confermata, nell’ultimo decennio del Novecento, dagli stessi avvenimenti storici. Saragat assunse ben presto posizioni riformiste moderate e filoatlantiche in contrasto con tutti gli altri partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti d’Europa aprendo la strada all’autonomismo nenniano ed al riformismo craxiano. De Gasperi, Saragat, La Malfa il 18 aprile 1948 sconfissero, il Fronte Democratico.

Il più grande errore di Nenni, fu il patto di unità d’azione con i comunisti che portò alla lista unica con il PCI nelle elezioni del 1948. Saragat fu uno dei sostenitori dell’apertura ai socialisti di Nenni che dopo i fatti d’Ungheria del 1956, avevano abbandonato l’opzione frontista con i comunisti di Togliatti. Contro Saragat e Nenni e poi contro Craxi, si scateneranno le ire e le accuse di tradimento della classe operaia, dei comunisti e dei loro eredi, che ancora oggi in maniera ipocrita e strumentale sono ancora in campo, a riproporre il balletto strisciante degli opportunismi con Conte, Zingaretti, Di Maio, Renzi e Speranza impedendo di fatto il compimento di quel rinnovamento dell’Italia di cui Pietro Nenni nel suo ultimo articolo aveva parlato: “Rinnovarsi o perire” “Tutto è in questione, tutto è posto di fronte all’alternativa di rinnovarsi o perire”, un invito, un ammonimento. Certo è che, letta quarant’ anni dopo, la frase di Nenni mantiene intatta la sua grande forza ideale e morale.

Lascia un commento
stai rispondendo a