Ha scritto a OK!Mugello un gruppo di studenti dell'Università di Firenze (tra i quali anche alcuni mugellani) che si ritrovano sotto la sigla 'Studenti in lotta per il Diritto allo Studio, un’assemblea composta da studenti singoli (borsisti, alloggiati, part-time e migranti) e collettivi universitari. Scrivono di aver lanciato una petizione accompagnata da un video che denunciano sia i vari problemi che gli studenti stanno vivendo durante la situazione emergenziale del COVID-19 sia quelli che li affliggeranno dopo l’emergenza attuale, visto il prospettarsi di una grave recessione economica. La petizione nello specifico è indirizzata all’Università di Firenze e al Rettore Luigi Dei, e richiede che a giugno e luglio gli studenti possano dare i propri esami in sede universitaria, muniti naturalmente del dpi necessario e rispettando tutte le altre norme igienico-sanitarie, con previa sanificazione degli spazi a carico dell'UniFi.
Scrivono: Dal momento che milioni di persone inizieranno a tornare a lavorare in questi giorni (tanti non hanno mai smesso!), ci chiediamo perché non possano fare altrettanto gli studenti con i propri esami, viste le evidenti difficoltà che tanti e tante stanno affrontando con le lezioni/esami online, sia per problemi tecnici, sia economici o puramente materiali. Considerando il rischio che tanti studenti perdano la borsa di studio, non riuscendo a raggiungere i Crediti Formativi Universitari necessari per usufruire di questo beneficio, e di conseguenza siano costretti ad abbandonare in massa l’UniFi, crediamo che questa rivendicazione sia necessaria, e riconosciamo l’importanza che abbia la risonanza mediatica che la vostra redazione potrebbe dare a questa neonata campagna studentesca.
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Ecco il testo dell'appello:
TESTO APPELLO: Siamo gli studenti e le studentesse dell’Università degli studi di Firenze, quelli che faticano a mantenersi gli studi, i lavoratori precari, migranti e riders, divisi fra mille lavoretti, spesso a nero e spesso nel settore del turismo, che ha chiuso i battenti lasciandoci disoccupati e senza tutele. Quelli che con difficoltà riescono a pagarsi l’affitto nella firenze di palazzinari e turisti, dove una singola costa in media 500 euro. Siamo gli studenti borsisti, che fanno i salti mortali per produrre i crediti necessari, per mantenere la borsa di studio e non essere cacciati dalle case dello studente spesso fatiscenti. Siamo gli studenti migranti, che vi portano il cibo a casa per pochi euro all’ora, che fuori ci sia sole, tempesta o pandemia globale, siamo tra uuelli che non si sono mai fermati, nemmeno adesso: per noi avere la borsa di studio significa poter avere il permesso di soggiorno, quindi la possibilità di un futuro migliore, precluso a chi nasce dalla parte sbagliata del mondo.
Mentre il virus faceva i suoi morti, Confindustria lottava per difendere i propri interessi, continuando la produzione per aumentare i propri profitti sulla pelle degli operai e il governo piegava la testa, istituendo task force con a capo gli stessi industriali che hanno devastato il nostro paese. Mentre imprenditori e politicanti ripetevano il mantra del paese che non si ferma, gli operai diventavano carne da macello, costretti a lavorare in spazi ristretti e senza le dovute precauzioni, mostrandoci i limiti di una sanità sempre più privatizzata, stremata da 27 miliardi di tagli da parte dei governi di destra e sinistra. Due pesi e due misure: ci hanno lasciato credere che il problema fosse il runner, il passeggiatore, il cosiddetto furbetto di ogni sorta, mentre i lavoratori si accalcavano sugli autobus nelle ore di punta e venivano istituite, senza troppi riguardi, autocertificazioni per le imprese. In questa pandemia globale, che ci ha recluso tutti in casa, siamo quelli lasciati indietro, che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza alcuna garanzia, senza sapere se avremmo continuato ad avere un lavoro, una casa, il permesso di soggiorno e una borsa di studio che ci permetta di studiare.
Ci hanno intimato di restare a casa, dicendoci che eravamo tutti sulla stessa barca, che nessuno sarebbe stato lasciato indietro, ma in un sistema universitario sempre più esclusivo e relegato a logiche di merito e produttività, nessuno ha pensato agli studenti e alle studentesse, che facevano i salti mortali per conseguire una laurea che permettesse loro un futuro migliore, e la soluzione è diventata la didattica online. Gli spazi di confronto e socialità sono stati eliminati, rendendo l’università mero esamificio,appannaggio di chi aveva i mezzi tecnologici e non, per seguire le lezioni ed effettuare gli esami: tale modalità sostitutiva esclude a priori chi non ha una connessione internet stabile, come chi vive nelle residenze universitarie, chi non ha la possibilità di avere un computer, con annesse una o due webcam, o lo deve condividere col resto della famiglia, tra genitori che fanno smart-working o fratelli minori che seguono le loro lezioni, chi non ha una stanza in cui restare solo per il tempo necessario dellìesame, perchù magari la condivide con altri coinquilini, risparmiando sull’affitto. Esami invalidati o meno in base alla libera interpretazione dei singoli professori che in molti casi, per disguidi tecnici non hanno fatto sostenere gli esami a molti studenti. Ma un esame bocciato non ha lo stesso peso per tutti gli studenti, per chi deve mantenere la borsa di studio e/o il permesso di soggiorno qualche credito in più o in meno determina la possibilita di continuare il proprio percorso di studio.
Se in questa prima fase abbiamo tenuto duro, siamo rimasti a casa tra le numerose difficoltà e incertezze sulla nostra vita è stato per far fronte, in qualche modo, d unìemergenza sanitaria senza precedenti, ora pretendiamo che siano i responsabili di questa situazione a pagarne le conseguenze. Pretendiamo che l'università faccia la propria parte, riaprendo gli spazi necessari a svolgere gli esami, con le dovute accortezze sanitarie, sanificando gli spazi, fornendo i dispositivi di protezione individuale e scaglionando i flussi, in modo tale da evitare aule affollate, perchè se produrre in sicurezza è possibile allora lo è anche dare gli esami. Questo sarebbe solo il primo passo per consentire ai meno privilegiati di non perdere il diritto allo studio. Ma siamo ben consapevoli, come dimostrano le lotte che portiamo avanti da anni davanti ai palazzi del DSU, Università e Regione, che la situazione di prima comunque non garntiva a tutti il diritto allo studio.
Consapevoli della grave crisi che ci aspetta, che vorrebbero far pagare sempre agli ultimi, noi non staremo zitti e non lo staremo finchè il diritto allo studio non sarà garantito a tutte e tutti, finchè tutti non avranno diritto a una casa, a un salario, alla possibilità di curarsi gratuitamente in strutture adeguate, sappiamo chi sono i veri colpevoli di questa crisi che da anni lucrano sul nostro lavoroprecario e sulla nostra volontà di avere unfuturo migliore, coloro che in parlamento hanno distrutto lo stato sociale per poi predicare meritocrazia, quando le condizioni di partenza non sono le stesse. Adesso è arrivato il momento di istruirci, organizzarci e agitarci, dentro e fuori l’università, a fianco di tutti i lavoratori precari e non, migranti, e tutti coloro a cui vorrebbero far pagare il peso di questa crisi, consapevoli che l’unica divisione è tra sfruttati e sfruttatori. Non saremo di nuovo la carne da macello, non ci sacrificheremo per la vostra crisi!