Gino Bartali © Aldo Giovannini
Martedì 5 maggio ricorrono 20 anni dalla morte di Gino Bartali. Ginettaccio, così come lo chiamavano i fiorentini, non potrà essere celebrato come si deve. La diocesi di Assisi trasmetterà pertanto una messa in diretta Facebook alle 16 (potete seguirla QUI).
“Sono trascorsi 20 anni, ma è meraviglioso pensare che mio nonno venga ancora ricordato con cosi grande partecipazione ed affetto. Un grande ciclista, ma soprattutto un grande uomo, testimone di fede e umiltà”. E' quanto riferito da Gioia Bartali a la Nazione.
Le imprese cicliste e umane del campione inorgogliscono i fiorentini.
Non è un caso che proprio Assisi abbia voluto omaggiare Bartali. Il corridore tra il 1943 e il 1944 contribuì a salvare dall'Olocausto oltre 800 ebrei tra la Toscana e l'Umbria. Per questo è stato nominato 'Giusto tra le Nazioni'.
Bartali nascondeva nella canna della sua bicicletta documenti falsi che portava da Firenze ad Assisi. Il campione di ciclismo collaborava con il cardinale di Firenze Elia Dalla Costa che aveva creato una tipografia per falsare le carte d'identità e salvare gli ebrei dalle deportazioni. Ginettaccio con la scusa degli allenamenti e grazie alla sua fama, riusciva a passare i controlli dell'esercito nazifascista. In un anno e mezzo fece più di 40 viaggi tra Firenze e Assisi. Bartali non ha mai raccontato la sua storia se non ai figli, non voleva essere 'premiato' per queste gesta. "Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca", era solito dire ai suoi familiari. Cattolico devoto, la sua profonda fede lo portò a rischiare la vita per salvare gli altri.
Il ciclista, che era solito allenarsi anche percorrendo la strada da Ponte a Ema fino a Vicchio (dove risiedono suoi parenti), è anche riuscito a sventare la guerra civile del 1948. Era appena passata la guerra e l'Italia era in piena ricostruzione: operai e braccianti facevano proteste di continuo, la fame era tanta e gli italiani erano stremati. Nella concitazione generale viene attentata la vita del segretario del Pci Palmiro Togliatti. La guerra civile sembra alle porte ma poi arrivò la notizia: un italiano ha vinto il Tour de France. Il viso inconfondibile di Ginettaccio riempì le prime pagine di tutti i quotidiani. L'Italia era tornata a vincere.
La sua storia testimonia come lo sport non è solo sport ma un collante che rende tutti più uniti.


