Una data che in tempi più recenti è legata al ricordo del muro di Berlino ma nel 1943 il 9 novembre fu il giorno in cui dal binario 16 della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella partì il primo convoglio di deportati ebrei con destinazione finale Auschwitz
Erano quasi 300 gli ebrei fiorentini che furono ammassati su alcuni vagoni di un treno e trasportati ad Auschwitz, dove sarebbero arrivati il 14 novembre. In gran parte erano stati rastrellati tre giorni prima, all’alba del 6 novembre, con un’irruzione nei locali della comunità ebraica di via Farini ad opera degli occupanti tedeschi e dei militi ‘repubblichini’. Nell’elenco dei deportati erano presenti anche 8 bambini e circa 30 anziani ultrasessantenni.
La più giovane Lia Vitale (1 anno), la più anziana Fanny Tedesco (93 anni). Dei 300 partiti, ne tornarono solo 15 (8 uomini e 7 donne)
Nel 2013, proprio alla testa del binario 16 della stazione di Santa Maria Novella, venne eretto un monumento in memoria delle deportazioni naziste del 1943. L'opera, potentemente evocativa nella sua essenziale semplicità, venne realizzata da Nicola Rossi con "Marmo Giallo Sahara" proveniente da una cava al confine fra Israele ed Egitto e raffigura un cuneo di ferro che squarcia una pietra incassata su due binari.
Questa è un’occasione per dedicare riflessione e raccoglimento ad una delle pagine più spaventose della storia dell’umanità. Uomini annientati in conseguenza della loro appartenenza etnico-religiosa, del loro orientamento sessuale, della loro invalidità fisica. Perché l’olocausto non riguardò solo gli ebrei, non dimentichiamoci dei rom, degli omosessuali, dei disabili che subirono lo stesso trattamento. Tutto questo, nel cuore dell’Europa.
E come rimuovere la vergognosa complicità e attiva collaborazione del nostro paese, a partire dalla promulgazione delle leggi razziali?
Quest'anno a causa delle restrizioni della pandemia in atto lo svolgimento della cerimonia commemorativa del 9 novembre ha avuto luogo in forma ridotta, almeno in presenza.
“Ritrovarci ogni anno al binario 16 a ricordare il passato e a porre l’accento sui fatti di intolleranza e razzismo che purtroppo continuano a verificarsi intorno a noi ci fa capire quanto sia fondamentale, non solo commemorare questi momenti, ma anche e soprattutto lavorare sui giovani per sensibilizzarli sulla lotta alle discriminazioni e sull’antisemitismo”. Lo ha detto l’assessore all’Educazione Sara Funaro, intervenendo alla cerimonia a cui erano presenti, tra gli altri, l’assessore alla Memoria Alessandro Martini, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, monsignor Vasco Giuliani, il rabbino Gadi Piperno, l’imam Izzedin Elzir, il presidente del Consiglio della comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, un rappresentante dell’Aned e i Gonfaloni della città di Firenze, medaglia d’oro al valor militare, e di alcuni Comuni della città metropolitana.
“Essere al binario 16 senza i nostri studenti fa provare un effetto molto strano perché questa cerimonia è un momento di formazione e riflessione importante per tutti noi e per i nostri ragazzi”. Nel suo intervento l’assessore Funaro ha sottolineato l’importanza del valore della memoria da coltivare “affinché non si ripetano le pagine buie della nostra storia e per far sì che il nostro presente e il nostro futuro siano migliori”.
L’assessore ha ricordato anche quanto Firenze sia legata alla senatrice a vita Liliana Segre, che un mese fa alla Cittadella della pace a Rondine ha fatto il suo ultimo intervento pubblico: “Il nostro Comune ha aderito al Comitato promotore dell’evento del 9 ottobre scorso, in occasione dell’ultima testimonianza pubblica della Segre ai giovani e alle scuole, con la quale ha contributo ancora una volta a promuovere i valori di pace, accoglienza, dialogo reciproco e rispetto dei diritti umani. Anche il nostro Comune è impegnato a tramandare questi messaggi attraverso progetti nelle scuole”. “I giovani sono il nostro futuro ed è importante farli riflettere sul tema delle discriminazioni e del razzismo - ha concluso Funaro - che in passato hanno portato a tragedie che non vanno dimenticate. La scuola è il luogo ideale in cui coltivare la memoria perché i ragazzi sono il nostro futuro e la nostra speranza."