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Rientri dai paesi Ue e quel tampone impossibile da fare. Storia di una volontaria

Una volontaria sanitaria rientrata da un paese a rischio resta senza tampone e saltano i turni sull'ambulanza prenatale sotto Ferragosto

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Tampone Coronavirus Tampone Coronavirus © Fernando Zhiminaicela
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Tutto molto bello e facile leggere nella lettera vademecum che il Presidente della Toscana Enrico Rossi con il supporto degli uffici competenti ha predisposto con le due ordinanze approvate l'altro ieri sul rientro dai paesi Ue.

L'obbligo di sottoporsi ad un test molecolare o antigenico, da effettuarsi per mezzo di tampone, al momento dell'arrivo in aeroporto, porto o luogo di confine, ove possibile, ovvero entro 48 ore dall'ingresso nel territorio nazionale presso l'azienda sanitaria locale di riferimento sembra facile ma non lo è anche perché in attesa di sottoporsi al test, anzi finché non se ne ha la risultanza, c'è l'obbligo di sottoporsi all'isolamento fiduciario.

Il tampone offerto a chi rientra da Croazia, Grecia, Malta e Spagna è obbligatorio dopo la registrazione dell'arrivo in Italia può essere richiesto - si legge sempre nella lettera vademecum di Rossi - per via breve telefonando direttamente al numero verde unico regionale 800 556060 e sarà eseguito presso le strutture preposte della propria ASL territoriale.

Peccato che l una realtà è diversa e la denuncia arriva da una soccorritrice che, appena rientrata da una missione sanitaria salvavita in uno dei paesi da cui rientrando è obbligatorio il tampone chiamando il numero verde "per via breve" si è sentita dare l'appuntamento alla prima data disponibile di venerdì 21 agosto 2020.

Peccato anche che già era stata un'impresa parlare col numero verde dato che per il primo giorno intero dal suo rientro lo stesso funzionava solo con una disco che diceva continuamente che a causa delle troppe chiamate in coda non è possibile raggiungere il numero desiderato ....

La volontaria che peraltro aveva tentato di iscriversi come d'obbligo al sito della regione che peró non funziona... si è domandata ma quanti saranno mai i toscani rientrati da quei quattro paesi da bloccare un numero verde?

Una volta riuscita al suo secondo giorno dal rientro in Italia a parlare con un operatore con sua sorpresa si è sentita dire che la prima data possibile per eseguire il test è venerdì 21 agosto. Otto giorni dopo il rientro in Italia anche se l'obbligo di fare il tampone è entro le 48 ore.

Segnalato questo all'operatore si è sentita rispondere che va bene entro 48 ore c'è l'appuntamento e soprattutto alle sue rimostranze in cui sottolineava di non essere una turista ma un'operatrice volontaria della sanità d'urgenza che peraltro in questi giorni dovrà mettersi a disposizione per guidare un'ambulanza prenatale data la carenza di personale ancora più accentuata sotto Ferragosto si è sentita dire che non è prevista alcuna corsia riservata.

Col rischio di lasciare "scoperti" turni di servizi d'emergenza così importanti la signora ha provato a chiedere quando sarebbe stato possibile effettuare lo stesso tampone pagandolo e sì è sentita rispondere che in tal caso, anche lunedì mattina può recarsi a farlo.

La soccorritrice volontaria ha scelto questa strada. Lo ha fatto per non mettere al repentaglio la vita di qualcuno perché collegato saltare servizi urgenti ma la domanda è perché alle parole non seguono mai i fatti?
La "via breve" sbandierata nella lettera vademecum è forse la corsia preferenziale riservata a chi è disposto a pagare il tampone?


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