Rodolfo Fiesoli e diversi dei soci condannati nell’ambito del processo Forteto hanno scelto alcuni dei principali avvocati penalisti italiani per patrocinare i rispettivi ricorsi in Cassazione contro la sentenza di appello del 15 luglio 2016 – che pure aveva rivisto a ribasso il verdetto in primo grado. Gli imputati, secondo gli atti trasmessi, affiancheranno ai propri consueti difensori volti noti – per competenza ed esperienza, ma anche per esposizione mediatica - come Franco Coppi, Francesco Petrelli e Piero Pomanti (del foro di Roma), e il professor Oliviero Mazza (di Milano). In particolare, Fiesoli (15 anni e 10 mesi), oltre che dall’avvocato Lorenzo Zilletti, sarà difeso da Mazza. Goffredi (6 anni) da Franco Coppi; che patrocinerà anche un altro condannato. E Petrelli, poi, seguirà il ricorso di altri tre imputati. Finora sono stati presentati 14 ricorsi alla Cassazione. Tra questi, c’è anche quello della procura generale di Firenze, firmato dal sostituto Luigi Bocciolini. Si tratta, però, riporta Ansa, di «un ricorso parziale, limitato a una circostanza specifica della vicenda non sanzionata nei due gradi di giudizio e fatto contro lo stesso Rodolfo Fiesoli e una sua collaboratrice, Daniela Tardani, una genitrice affidataria imputata di violenza sessuale di gruppo». Cioè? Nella ricostruzione degli eventi, la Tardani era accusata di aver portato nella camera da letto il figlio 18enne, al Forteto grazie al Tribunale dei minori di Firenze, invitandolo a lasciarsi andare col Fiesoli. Fiesoli che praticò, successivamente, violenze sessuali sul giovane. In primo grado le circostanze ebbero rilievo anche ai fini della condanna della donna (7 anni di reclusione), ma poi il collegio in secondo grado ha escluso la «violenza sessuale di gruppo», portando la condanna a 3 anni e due mesi. La Procura generale ritiene valida la sussistenza di un palese errore di diritto e chiede alla Cassazione di qualificare nel modo adeguato l’accaduto. Per togliere ogni dubbio di interpretazione. A questo punto si attende la data dell’udienza. Vale ricordare che la Cassazione non giudica nel merito della questione, e non rappresenta propriamente un terzo grado, ma, diversamente, riesamina le sentenze controllando la corretta applicazione della legge da parte dei giudici. Si gioca sull’errore di forma e il rispetto del diritto processuale, insomma: e in campo, stavolta, scendono anche i primi della classe.
LUIGI
Tanto gli avvocati li pagano i sinistroidi