Giotto & il Mugello? Parliamone, di domenica. Con Alfredo Altieri
Sono state tante le manifestazioni che si sono svolte in Mugello in occasione dei 750 anni dalla nascita di Giotto. Il nostro grande pittore è stato fatto segno di iniziative di grande rilievo culturale con convegni, mostre e incontri a vari livelli.
L'anniversario è stata occasione per le varie associazione esistenti sul territorio di esprimere il meglio di loro, dando lustro al personaggio e qualificando in vari modi il Mugello. Ultima manifestazione in ordine di tempo, domenica 29 ottobre alla casa di Giotto a Vespignano, dove sono state ricostruite scene di vita trecentesche col titolo:”Giotto e il suo tempo”, curata dall'Associazione “Delle Terre di Giotto e dell'Angelico”, oltre a un bellissimo libro si è fatta promotrice di iniziative anche fuori della Toscana.
Va detto che l'impegno profuso è stato ripagato dalla partecipazione della gente, che ha molto apprezzato lo sforzo delle associazioni culturali per ricordare il grande artista.
Tutto bene, allora? Per la verità ha sorpreso molti studiosi e non la pubblicazione di Riccardo Nencini dove si vuole, in sostanza, Giotto fiorentino. E' noto che da secoli gli studiosi sono divisi fra chi lo indica mugellano e chi no e, forse, il quesito andrà avanti per chi sa quanto. La mia valutazione sulla questione non è in polemica con Nencini, ma soltanto il mio pensiero e le mie deduzioni su questo avvincente quesito.
Dunque, appare strano, ad esempio, che un “cittadino” importante come lui non si sia adoperato per fare avere al figlio una parrocchia in città, certamente più ricca di quella di Vespignano; le figlie, poi, tutte maritate con uomini del circondario di Vicchio. Anche per loro è lecito domandarsi, perché non si sono accasate con fiorentini benestanti? Domande semplici, ma non peregrine.
Ma quello che mi ha convinto dei natali mugellani di Giotto, è uno scritto di Filippo Baldinucci, che ritengo molto attendibile per le sue precise annotazioni che trascrivo:
“L'amore ch'io porto a quest'arti e per conseguenza a Giotto a cui esse sono tanto obbligate, ha fatto sì che io quest'anno (1681) che do fuori le presenti notizie, viaggiando per diciotto miglia di strada, mi sia voluto portare a vedere, cogli occhi proprio quel paese che partorì al mondo un sì grande uomo: e ciò feci ancora a fine di poterne dare in questo luogo qualche notizia, giacchè il Vasari non mostrò di avere di esso la cognizione che io ho trovato in molte antiche scritture, parte delle quali io noterò nell'albero del medesimo Giotto. Dico adunque che in quella parte di Mugello che passato il Borgo San Lorenzo si estende verso levante, è il paese o vogliamo dire villaggio detto il Colle. E' questa una molto vaga collina nel comune di Vespignano, Podesteria di Vicchio; anticamente si sarebbe detta nel popolo di San Piero in Padule, ma oggi è compresa in quello della Pieve di San Cassiano.
Quest'amenissima collinetta avendo suo principio a tramontana alla falda dell'Appennino fra il luogo detto Aglioni da ponente, e la nominata pieve da levante, va dolcemente declinando verso mezzogiorno, finché termina in una vastissima e fertilissima pianura che dicono il pian del Colle.
Dalla destra ha il fiume della Pesciola e da sinistra quello del Muccione che nella parte più alta di verso l'Appennino, è detto fiume di Gattaia. Sopra questa collinetta si vedono 'a di nostri molte case abitate da lavoratori della terra, alcune delle quali però, per quanto mostra la loro struttura, furono anticamente fortissime torri, e poi demolite in gran parte furon ridotte a forma d'ordinarie abitazioni. Vedesi però una di queste torri fatta di pietre quadre, chiamata la torre di Romagnano alla quale sono congiunte alcune stanze per uso de' lavoratori, e questa si è conservata quasi intatta et è il luogo appunto dove la collina incomincia a pigliare il nome di Colle.
Questo vago monticello finalmente fu la patria del nostro grande artefice, luogo che per vaghezza di posto, salubrità dell'aria, fertilità di terreno e per altre sue qualità, può chiamarsi uno dei più degni che abbia la bellissima valle del Mugello, ma la maggiore delle sue glorie si è l'esser patria di Giotto”.
Sottolineo, come il Baldinucci convintamente si sia recato sul posto dove lui riteneva essere nato Giotto, supportato, è da credere, da documenti e indicazioni precise. Alfredo Altieri


