La morte di Gianluca Vialli, sembra aver aperto il sipario su un dramma che hanno vissuto o stanno vivendo, molti calciatori. E' di oggi le dichiarazioni al quotidiano "Il Giorno" di Chantal, la vedova di Borgonovo morto di Sla nel 2013: «Sono convinta che senza calcio non si sarebbe ammalato. Le morti di Vialli e Mihajlovic hanno riaperto vecchie ferite ma a nessuno interessa indagare».
Secondo uno studio epidemiologico, presentato ad agosto dello scorso anno al meeting annuale dell’American Academy of Neurology di Philadelphia, il rischio di un calciatore di ammalarsi di Sla è di 6 volte superiore alla media. Perchè?
Negli anni che vanno dalla metà degli anni 70 fino agli anni 90, almeno è l’ipotesi, nel mondo del calcio si faceva uso di strane sostanze che venivano somministrate ai calciatori tramite flebo oppure in gocce come il Micoren.
Questa tesi avvalorata dalle dichiarazioni a Repubblica di Massimo Brambati: “Micoren come fossero caramelle”.
A rincarare la dose si è messo anche Raducioiu ex attaccante di Milan, Brescia e Verona: “prima delle partite facevo delle flebo con un liquido rosa”.
Ormai la paura serpeggia in molti degli ex calciatori. Dino Baggio, che è stato anche compagno di squadra di Vialli, "Bisognerebbe risalire a quello che abbiamo preso in quei periodi, bisognerebbe investigare un po’ sulle sostanze prese in quei periodi. Non so se sia dovuto a questo, ma c’è sempre stato il doping. Non si sono mai prese robe strane, perché c’è una percentuale che devi tenere. Però con il tempo bisogna vedere se certi integratori fanno bene oppure no, se le sostanze riesci a buttarle fuori o restano dentro. Ho paura anch'io, sta succedendo a troppi calciatori. Negli anni miei c’era il doping.
Baggio poi ha corretto questa sua dichiarazione, accusando i diserbanti chimici che si usavano per mantenere il prato di gioco in buone condizioni.
Lungi dal fornire prove o formulare accuse a qualcuno, rimettendo insieme i pezzi di un puzzle, emerge una situazione molto complessa e articolata che rischia di mettere in crisi l’intero sistema calcio.
La scoperta sull'uso di “strane sostanze” da parte dei calciatori, ha un suo possibile inizio con la pubblicazione di un interessante libro di Ferruccio Mazzola “Il terzo incomodo. Questo libro non contiene segreti: gli addetti ai lavori, siano essi giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori, allenatori, massaggiatori o capipopolo sanno, nella sostanza, tutto. Sanno ma non parlano. Perciò diventano necessarie figure quali Ferruccio Mazzola, che finalmente decidono, di raccontare le loro esperienze.
Siamo nella metà degli anni Sessanta. I pareri sono unanimi. Il vero erede del grande Valentino Mazzola non è Sandro, peraltro campione già affermato dell'Inter di Herrera, ma Ferruccio, che del padre ha ereditato fisico, tecnica, schiettezza. Ferruccio però non esploderà mai. Colpa della sfortuna? Del suo carattere franco? Oppure di altri fattori? La risposta è in questa biografia, che rivela tanti retroscena: intorno alla vicenda di un campione definito "difficile", sull'ambiente del calcio e delle sue pratiche, sulle realtà personali e famigliari della più grande dinastia di campioni del calcio italiano e forse mondiale. Questo libro costerà a Ferruccio anche l’allontanamento di suo fratello Sandro che dopo la sua morte si riavvicinerà alla figura del fratello.
Una lunga scia di morti sospette, mai prese in considerazione anche di fronte alle richieste di verità dei familiari come nel caso di Bruno Beatrice ucciso dalla leucemia dopo che si era lungamente sottoposto ad una cura per la pubalgia. La famiglia combatte da sempre per la verità anche se il caso penale è stato archiviato.
La figlia di Beatrice, Claudia, in una intervista a Rai News 24 afferma:
Anche se l‘inchiesta penale sul caso di nostro padre fu archiviata, ci sono stati altri giocatori di quella squadra deceduti dopo aver contratto malattie importanti. Mio padre si sottopose a una terapia di raggi X per guarire dalla pubalgia, con sedute che duravano dai 30 ai 45 minuti, cui si sottoponeva a giorni alterni. Calcolando l’esposizione per la frattura a un dito o una gamba, non servono luminari per arrivare alla conclusione».
Altri atleti che nello stesso periodo vestivano la maglia viola sono scomparsi in circostanze preoccupanti o sospette (Saltutti, Galdiolo, Longoni, Mattolini). Anche il figlio di Beatrice, Alessandro in una lunga lettera alla Gassetta dello Sport, fa delle accuse ben precise all’ambiente del calcio.
Altro caso significativo e meno eclatante è quello di Adriano Lombardi. L’ex capitano di Como e Avellino è stato uno delle tante vittime della SLA. I primi casi già a fine anni ’60. Segato, centrocampista di Cagliari e Fiorentina, nel 1968 gli diagnosticano la malattia, sfortunato capostipite di un lungo elenco: Tito Cucchiaroni, Ernst Ocwirk, Fulvio Bernardini, Giorgio Rognoni, Narciso Soldan, Guido Vincenzi, Gianluca Signorini, Stefano Borgonovo, solo per citare i più conosciuti. Nello Saltutti , classe ’47, ha confessato, prima di morire, che da ragazzo, nell’infermeria del Milan “era una cosa impressionante” e che gli era parso troppo strano di essere passato in un anno da 1 metro e 60 centimetri a 1 metro e 75 centimetri.
L’elenco può continuare.Interessante è vedere come certe malattie si ripetono come cause di morte dei calciatori.
- Gianluca Vialli tumore al pancreas
- Giacinto Facchetti tumore al pancreas
- Sinisa Mihajlovic leucemia
- Bruno Beatrice leucemia
- Andrea Fortunato leucemia
- Paolo Rossi tumore ai polmoni
- Massimo Mattolini insufficienza renale
- Gianluca Signorini SLA
- Stefano Borgonovo SLA
- Ugo Ferrante tumore alle tonsille
- Domenico Morosini infarto
- Nello Saltutti infarto
- Andrea Pazzagli infarto
- Giuseppe Longoni vasculopatia cronica
- Mario Sforzi linfoma
- Giancarlo Galdiolo demenza frontale-temporale
- Pietro Anastasi SLA
Una lista sulla quale forse un approfondimento forse andrebbe fatto. Nel resoconto finale dei carabinieri del Nas di Firenze, durante l’inchiesta del pm Luigi Bocciolini, che aveva già condotto l’inchiesta sulla morte di Bruno Beatrice, il calcio di quegli anni fu caratterizzato dalla massiccia somministrazione di stimolanti, flebo sospette e farmaci a base di corteccia surrenale, medicinali che all’epoca non erano considerati doping, ma che non dovevano essere utilizzati su persone sane e in perfetta forma fisica.
Alcuni hanno anche affermato, oltre che di aver fatto, strane flebo di colore rosa, di aver assunto il Micoren che all’epoca non era una sostanza proibita ma che successivamente venne vietato perchè ritenuto molto pericoloso. Anche Beppe Bergomi, durante un convegno che si è tenuto durante la passata edizione dell’EXPO, ha affermato di aver assunto questo farmaco
Il Micoren è un analettico respiratorio, che veniva prescritto in caso di asma e pressione bassa – ha spiegato a Wired Gianfranco Beltrani, specialista di medicina sportiva e consigliere nazionale della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) – fondamentalmente si tratta di un farmaco che migliora la respirazione, ma che presenta anche forti effetti collaterali, almeno a breve termine: vasocostrizione, tachicardia e problemi a livello cardiaco e cardiocircolatorio”.
Tutto questo per dire che cosa? Forse niente ma di sicuro c'è che l'uso di farmaci o cure particolari per migliorare le prestazioni dei giocatori, era o è (occorre controllare) di uso comune e che non è ancora stato accertato, quali conseguenze possono portare alla salute quest'uso.