Come è finita la vicenda del ragazzo tedesco che dormiva sotto il ponte dell'Alta Velocità a San Piero a Sieve? Storia della quale (lo ricordiamo) si era occupato anche OK!Mugello (clicca qui per leggere l'articolo segnalazione in merito) Ecco quanto riceviamo e pubblichiamo da un gruppo di giovani mugellani (con i quali tutta la redazione si complimenta).
In riferimento all'articolo su OK Mugello del 28 ottobre “I barboni in Mugello, spettacolo di beneficienza”, vorremmo portare una nostra testimonianza per dire a tutti quanto il servizio di emergenza Fra'Jacopa sia utile e concepito bene, con intelligenza ed umanità e vada perciò sostenuto al massimo:
siamo un gruppo di amici che nel gennaio di quest'anno si accorsero della presenza a S.Piero a Sieve di un ragazzo tedesco con problemi di comportamento, che dormiva sotto il ponte dell'Alta Velocità.
OK Mugello ne dette notizia con un articolo “Dorme sotto un ponte. S.Piero alle prese con un barbone. Segnalazioni e problemi” concludendo che era “ un problema dal quale vedremo se il Mugello è ancora terra di accoglienza ed integrazione anche per questi casi limite”. Con le temperature polari di quei giorni era veramente questione di vita o di morte che il ragazzo trovasse un luogo al caldo dove dormire, ma non si riuscì a trovare nulla, nonostante l'impegno del Comune e del Maresciallo, tranne l'Emergenza Freddo a Firenze , dove però il ragazzo non voleva andare avendo paura di dormire in una stanza con altre persone temendo di essere aggredito.
Solo un parroco di una frazione qui vicina si era offerto di accoglierlo, ma era veramente troppo anziano e malato per poter sostenere un'accoglienza che si presentava problematica. Alla fine, quando eravamo tutti alla disperazione, l'unico posto che l'ha accolto con le modalità adatte a lui è stato il rifugio Fra'Jacopa che per ben tre volte gli ha dato la disponibilità del piccolo appartamento per periodi anche superiori ai due giorni consentiti dal Regolamento del rifugio.
Lì si è trovato subito benissimo, accolto con cordialità e rispetto e bisognava vedere come ogni volta era felice di tornarci, perchè era un luogo caldo e sicuro, era da solo (opportunamente il rifugio accoglie una sola persona per volta perchè sanno per esperienza che la convivenza tra persone così stressate è problematica) ma se voleva appena lì fuori poteva trovare compagnia e appoggio dagli operatori del Villaggio, poteva scegliersi al guardaroba i vestiti, andare a prendere alla mensa i pasti caldi e soprattutto era libero di entrare e uscire come voleva, anche se poi preferiva stare dentro al caldo.
Ricambiava tenendo tutto pulito e in perfetto ordine, a cominciare dalla sua persona. Dopo la prima accoglienza che, lo ribadiamo, gli ha salvato la vita, mancava però un luogo che lo potesse accogliere più a lungo con le stesse modalità “libere” per il tempo necessario a costruire un minimo di progetto per l'immediato futuro. Così, incalzati dalle temperature in picchiata e visto che non c'erano altre soluzioni per lui, ci siamo risolti, con il suo consenso, a riaccompagnarlo in Germania dove, nel frattempo, il Consolato Tedesco di Milano aveva rintracciato i parenti, organizzato l'accoglienza in un centro di cura idoneo e stabilito la presa in carico da parte del sistema sociale tedesco che, al momento attuale, gli sta assicurando un progetto di vita indipendente con casa, vitto, formazione-lavoro , un tutor e un assegno mensile di Euro 350. Di questo viaggio di accompagnamento abbiamo pubblicato a marzo un resoconto sul sito istituzionale del Comune di S.Piero.
Tutto ciò per dire che bisogna assicurare il massimo appoggio al servizio di accoglienza fra Jacopa, fornendo le risorse finanziarie per il restauro immediato e cercare tutte le strade per ampliarlo e integrarlo con servizi a più lungo termine. Da parte nostra parteciperemo a tutte le iniziative che verranno promosse dal rifugio, a cominciare da quelle di Venerdì 9 novembre.
Lettera Firmata