OK!Firenze

In piazza contro la guerra di Libia. La voce di chi ha manifestato al corteo dell'Anpi

  • 246
In piazza contro la guerra di Libia. La voce di chi ha manifestato al corteo dell'Anpi In piazza contro la guerra di Libia. La voce di chi ha manifestato al corteo dell'Anpi © n.c.
Font +:
Stampa Commenta

Manifestazione contro la guerra in Libia indetta dall’ANPI lo scorso 9 aprile a Borgo San Lorenzo. Manifestazione su cui abbiamo già pubblicato un flashi il giorno stesso. Ma un nostro colleboratore, Giacomo Fontani, era tra i ragazzi e ha parlato con loro. Ecco l'articolo che ha scritto:

Il ritrovo presso il piazzale del liceo Giotto Ulivi ha raccolto il gruppo di manifestanti, variegato quanto a età, etnia e cultura politica. Il corteo si è poi spostato verso il centro di Borgo, fino a raggiungere piazza Dante dove è stata data pubblica lettura del documento di piattaforma della manifestazione.

Accanto agli esponenti del pacifismo locale, nutrita è stata la delegazione di Rifondazione Comunista, e di altre componenti della sinistra radicale. La testa del corteo era guidata dallo striscione dell’ANPI, e dai giovani che ormai animano questa associazione.

 

Come Claudia, ragazza dell’ANPI, davanti a tutti a reggere lo striscione e con un velo di preoccupazione negli occhi: «Sono qui perché la guerra è guerra, e le bombe sono bombe; i morti sono tanti, anche tra i civili, e le bombe non stanno risolvendo la situazione». Dal suo punto di vista l’Italia non doveva intervenire in questo conflitto, soprattutto se si ritiene un valore fondamentale la nostra Costituzione, e quell’articolo 11 che ‘ripudia la guerra’. Ma Claudia tiene molto anche a precisare che essere contrari a questa guerra non significa essere a favore di un dittatore. E tutti i ragazzi che hanno raccontato i loro pensieri a Ok Mugello sono stati molto attenti proprio a precisare questo, quasi a volersi allontanare dalle estremizzazioni, e dai facili paradossi proposti dai grandi media.

Ad esempio Niccolò, giovanissimo studente del Giotto Ulivi, sottolinea l’importanza di avere una posizione propria riguardo alla guerra in Libia, lontana da quelle opinioni preconfezionate disponibili al supermercato televisivo: «L’unico intervento ammissibile in Libia sarebbe stato un intervento di pace e di aiuto umanitario. La guerra giusta è un’invenzione, piuttosto chiediamoci quali siano gli interessi economici di fondo ad aver motivato ora un intervento militare, per risolvere una situazione che è critica ormai da decenni».

O ancora Francesco, giovane attivo nell’ambito dell’associazionismo mugellano, chiede di non cadere nel ricatto del “o per la guerra, o per Gheddafi”: «Non è chiaro quello che sta succedendo in Libia, non si capisce quali siano gli interessi che muovono gli Stati a partecipare al conflitto, né chi siano i ribelli, e dunque i veri rappresentanti dell’opposizione a Gheddafi. Un po’di chiarezza, almeno nell’informazione, aiuterebbe a comprendere questa situazione, che altrimenti sempre più somiglia a una guerra imperialista».

I giovani mugellani si oppongono all’ingerenza militare delle potenze mediterranee sulla questione libica. Ed è la via diplomatica e politica ad avere unicamente la legittimità di una reale azione ai fini di liberare i libici da una dittatura lunga quarant’anni. Una posizione assolutamente intergenerazionale, sostenuta infatti anche da una figura storica della resistenza mugellana come … , presidente dell’ANPI di Borgo: «anche noi eravamo ‘i ribelli’ - dichiara a Ok!Mugello -  e ora non possiamo che sostenere i libici che vengono chiamati allo stesso modo. Per quanto riguarda l’azione del governo italiano, sosteniamo una soluzione diplomatica alla questione, soluzione che però porti all’allontanamento di Gheddafi, e non a uno di quei tanti sotterfugi che in passato hanno solo fatto finta di risolvere situazioni di forte crisi». … insiste sul fatto che chi ha visto la guerra da vicino, come i partigiani, non può non essere cosciente di cosa significhino le bombe, anche se pretese “intelligenti”. Quelle bombe del “fuoco amico” che oggi uccidono anche i ribelli libici, e che nel ’44 distrussero gran parte dell’abitato di Borgo San Lorenzo.



 

Lascia un commento
stai rispondendo a