La storia della grande quercia di Ribottini nel ricordo del Prof. Capodarca © n.c.
Il Mugello è terra di grandi alberi. Più volte abbiamo trattato l'argomento di alberi ultra-centenari grazie anche al prezioso lavoro di Aldo Giovannini documentando le storie e aneddoti relativi alla grande Quercia di Senni e della imponente Quercia di Prugnana. Questa volta torniamo a parlare di un'altra grande quercia, ovvero la Quercia del Podere dei Ribottini di Galliano, la quale purtroppo fu sradicata nella notte del 5 marzo 2015 durante la tempesta di vento che investì il Mugello. Pubblichiamo un interessante articolo del Professore Valido Capodarca (autore di 8 libri dedicati agli alberi monumentali) che racconta la sua personale esperienza con questo grande monumento arboreo. Cliccare sulle foto per ingrandirle.
Esiste più di un modo per scoprire l’esistenza di un grande albero, ma quello che mi portò, in quell’estate del 1989, a conoscere la Quercia di Ribottini fu alquanto singolare
Dopo la pubblicazione del mio primo libro “Toscana, cento alberi da salvare” nel 1983, regina incontrastata delle querce del Mugello era la Quercia di Senni. Altre querce meritevoli di entrare di diritto in una pubblicazione, non erano emerse. Tuttavia, nel 1982 aveva preso avvio il primo grande censimento ufficiale (cioè indetto da una pubblica amministrazione) teso a redigere un elenco di alberi monumentali. Il censimento in atto presso il Corpo Forestale era proseguito negli anni successivi e, per quanto riguarda il Mugello, aveva portato alla luce la splendida Quercia di Prugnana, a Galliano, frazione di Barberino di Mugello. Avutane informazione dai miei amici delle varie stazioni forestali, alla prima occasione mi recai a farne conoscenza. Si trovava sulle proprietà dell’azienda agricola “Il Monte”.
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Veramente stupenda: un fusto di 5,95 metri di circonferenza, che sprigionava una chioma spiovente di 32 metri di diametro. L’anno successivo la Quercia di Prugnana sarebbe stata onorata da Lucio Bortolotti con l’inserimento nel secondo volume di “Alberi Monumentali d’Italia”, Edizioni Abete. Mentre parlavo con il personale dell’azienda, uno degli impiegati mi fece: “Ma qui ne abbiamo un’altra altrettanto grande”, dandomi anzi l’impressione che le sue simpatie andassero più verso questa seconda quercia che non alla prima. Ovviamente, chiesi di vederla. Pur essendo sui terreni della stessa azienda, nella stessa frazione di Galliano, le due querce distavano fra loro non meno di un paio di chilometri. Aveva proprio ragione l’impiegato: niente da invidiare all’altra quercia. Un eventuale Paride si sarebbe trovato in difficoltà a decidere quale fosse la più bella.
Rispetto alle misure della prima, che ho già riportato sopra, questa aveva un fusto un po’ più sottile, ma sempre eccezionale con i suoi m. 5,20 di circonferenza, ma alquanto più alto. L’ampiezza della chioma, benché quella della quercia di Prugnana fosse già eccezionale, questa lo era ancora di più: sul diametro minore raggiungeva 34 metri, ma sul diametro maggiore esisteva un ramo alquanto anomalo che emergeva di ben 4 metri, tutto solo, oltre la linea della quercia, portando la misura a ben 38 metri, una misura che in Toscana oggi sarebbe superata, di pochi decimetri, solo dalla Quercia delle Streghe e, forse, dalla Quercia delle Checche. La vicinanza di una casa colonica con relativi annessi, non faceva che esaltare la maestosità della quercia.
Circa le ragioni del nome, come per quella di Prugnana, la direzione dell’azienda ipotizzava trattarsi di un vecchio proprietario. Negli anni successivi tornai a visitarla un altro paio di volte. Sul finire del millennio, la casa colonica parzialmente ombreggiata dalla grande quercia, e che per decenni, forse secoli, aveva ospitato generazioni di contadini, era stata adibita a funzioni “turistiche” Non mi diedi pensiero di approfondire queste funzioni, ma ebbi modo di notare che gli ospiti della stessa casa mostravano un forte gradimento per la presenza della quercia
Nel 1999, venni contattato dalla Casa Editrice EDIFIR, di Firenze, per realizzare un libro sugli “Alberi Monumentali di Firenze e Provincia”, sponsorizzato dal Comune di Firenze. Tornai a scattare nuove foto alla quercia ma, nel tempo intercorso fra lo scatto delle foto e l’effettiva loro pubblicazione, qualcosa aveva modificato la sua fisionomia.
Un grosso fortunale, abbattutosi sul Mugello nel marzo del 2000, aveva strappato proprio quel ramo anomalo, sì che ora la misura delle chioma era diventata identica (34 metri) in tutte le direzioni. Il libro veniva pubblicato nel 2001, ma il lettore veniva avvertito, in didascalia, che quel ramo ancora visibile nelle foto, una estiva e una invernale, ora non c’era più.
Nel 2006, la Quercia di Ribottini, che era stata penalizzata, rispetto alla sua sorella di Prugnana, dal fatto di non essere stata censita e, per conseguenza, aveva mancato l’inserimento nel libro della Forestale, riceveva giustizia e veniva inserita dalla Regione Toscana nell’elenco degli alberi monumentali da sottoporre a tutela.
Rivedevo per l’ultima volta la quercia di Ribottini nel 2008 e, come sempre fatto, le scattavo una foto da portare con me per ricordo.
Nel frattempo, però, il tempo faceva il suo corso . e il suo scorrere non giocava a favore della Quercia, che mostrava sempre più segnali di decadimento, fino a che, nel gennaio 2015, la AgriAmbiente Mugello, responsabile delle sue sorti, richiese all’arboricultore, dottor Luigi Sani, di effettuare un controllo dello stato di salute della pianta.
La relazione redatta dal dottor Sani fu molto dettagliata ma, essendo essa espressa in termini squisitamente tecnici, ritengo opportuno compendiarla e tradurla in un gergo adatto a noi profani.
Essa premette che, essendo l’albero un organismo vivente, ha le sue dinamiche; pertanto, qualsiasi diagnosi venisse stilata e qualsiasi terapia suggerita, fossero anche le più accurate, presenterebbero un margine di errore e, in ogni caso, vanno riferite a condizioni meteo-ambientali medie.
Circa l’opportunità di intervenire, il parere del dottor Sani, considerando l’elevato valore monumentale della quercia, era incondizionatamente positivo, anche solo per prolungarne la vita.
L’esame rilevava una grossa carie alla base, al cosiddetto colletto, che penetrava in profondità verso il basso; la chioma, spoglia per la stagione, presentava numerosi rami di varie dimensioni amputati in varie epoche e alcuni rami minori già secchi. L’apparato radicale appariva interessato per il 40% da una eccessiva compattazione dalla parte della stradina di accesso e dell’aia della casa; per un altro 40% poteva aver subito danni da pesticidi o da arature effettuate nel campo adiacente.
Come terapia, veniva suggerita una “potatura di ritorno”intesa all’eliminazione dei rami secchi, anche per alleggerire il carico dinamico sulle radici e sull’intera pianta, potatura che, in ogni caso, non avrebbe dovuto superare il 10% dell’intera chioma. Veniva suggerita, inoltre, una certa decompattazone del suolo circostante per favorire l’ossigenazione delle radici.
Un altro fattore di rischio per la quercia erano le sue enormi dimensioni, che suggerivano la necessità di un monitoraggio continuo e costante nel tempo.
La relazione veniva inviata ma, come dice un celebre detto latino: “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. In ogni caso, la relazione parlava di condizioni meteo normali. Invece il 5 marzo del 2015 la Toscana venne investita da quella che a memoria d’uomo è stata, forse, la più violenta tempesta di vento, con venti anche a 200 kmh. I media mostrarono i filmati di numerosi pini nell’atto in cui venivano sradicati.
La quercia di Ribottini fu la vittima più illustre dell’eccezionale fortunale. Il suo corpo smisurato si schiantò al suolo. Le ultime immagini della quercia, scattate nei giorni immediatamente seguenti, sono di un altro arboricultore, il dottor Matteo Ciani, un “quasi vicino” di casa della Quercia. Bisogna onestamente riconoscere che, anche qualora fossero stati eseguiti i lavori suggeriti, questi non avrebbero impedito la caduta, proprio per l’eccezionalità dell’evento meteorologico, Basti pensare che la sua sorella di Prugnana, più riparata e in migliori condizioni di salute, è oggi sfigurata da un orribile squarcio sul tronco, dovuto all’asportazione di uno dei rami principali.
Addio, grande quercia di Ribottini! A dimostrazione che non sempre i medici sono aridi e insensibili robot nei confronti dei loro pazienti, lo stesso dottore che ti ha visitato ti ha dedicato delle belle parole di amore e di rimpianto nel suo libro di imminente pubblicazione ma tu, ormai, non le potrai più ascoltare.


