Oggi (domenica 1 luglio) lo spazio degli editoriali di OK!Mugello ospita un interessante contributo del nostro nuovo collaboratore Claudio Carpini, il quale offre un punto di vista interessante sugli aumenti delle tariffe del trasporto urbano prendendo a riferimento gli insegnamenti di Don Milani sulla differenza tra il povero ed il ricco. Da leggere assolutamente:
La notizia era apparsa da giorni sulla carta stampata e ha ormai fatto il giro dei social: sono già partite raccolte di firme e proteste formali. Fatto sta, che da oggi 1 luglio le tariffe del trasporto extraurbano aumenteranno. E non di poco. Per una distanza tra 31e 40 chilometri gli aumenti sono davvero pazzeschi: da 3,30 a 4,50 euro per una corsa singola; da 52 a 70 euro per un abbonamento mensile; da 451 a 665 euro per l’abbonamento annuale. Non male, davvero. Per una terra come il Mugello, che ha pagato il suo contributo al sistema dei trasporti nazionali, vedendo per decenni il proprio territorio perforato, scavato e cementificato per l’alta velocità e per i raddoppi dei tratti autostradali. Un regalo con i fiocchi. Anche perché ad aumenti di questa portata (si va, in generale, dal 15 al 52%: mica uno scherzo) non corrisponderanno certamente un maggior numero di corse, autobus più moderni, migliori collegamenti con la rete ferroviaria. No: tutto rimarrà così, salvo costare decisamente di più. La lettura (e la verifica) di queste notizie ha coinciso con l’anniversario (il cinquantunesimo) della morte di Don Lorenzo Milani, avvenuta il 26 giugno 1967. Mi è così tornata in mente la scena di un film per la TV di qualche anno fa, interpretato da Sergio Castellitto. Nella prima scena di Don Lorenzo nella scuola di Barbiana, Castellitto spiegava ai suoi studenti la differenza tra povero e ricco in termini di velocità. Raccontava, Don Lorenzo, che nel 1856 il povero faceva 6 chilometri in un’ora (a piedi) e il ricco 18 (a cavallo); cinquanta anni dopo, il povero poteva permettersi una bicicletta e viaggiare finalmente a 18 chilometri l’ora. Il ricco però, nel frattempo, si era comprato la macchina e di chilometri ne faceva 60. Ancora mezzo secolo, perché il povero potesse – facendo enormi sacrifici – permettersi una lambretta e raggiungere i 60 chilometri all’ora, per scoprire che il ricco viaggiava in aereo a 900 chilometri l’ora. Il fatto che la velocità del ricco fosse quindici volte maggiore di quella del povero (mentre solo cento anni prima era solo tre volte superiore) era un esempio che rendeva alla perfezione il senso dell’ineguaglianza e del suo dilatarsi con il tempo. L’ineguaglianza, quindi, non è solo questione economica. Lo sapevano bene i nostri Padri costituenti, quando parlavano di “rimuovere le condizioni” che rendono i cittadini non uguali nella fruizione dei diritti fondamentali. Nel 1956, in una sperduta comunità del Mugello, la possibilità di muoversi doveva sembrare a don Milani uno dei diritti maggiormente negati ai suoi ragazzi. Ecco, questa scena mi è tornata alla mente leggendo dei prossimi aumenti. Perché ho avuto due sgradevoli sensazioni. La prima, immediata, è quella di una ulteriore ingiustizia perpetrata sulle spalle di chi ha meno possibilità: pensionati, famiglie, pendolari. Per i quali un aumento superiore al 45% sull’abbonamento annuale è un colpo davvero duro. E incomprensibile. Muoversi da Borgo o da Barberino in autobus è quasi un lusso: andare a Firenze in macchina costerà molto meno, anche se si viaggia da soli; e se si combina lo svantaggio economico con il tempo perso tra le coincidenze e i viaggi estenuanti su automezzi fatiscenti e sovraffollati (soprattutto in periodo scolastico), solo un folle potrà pensare di usare i mezzi pubblici per muoversi dal Mugello. Un folle o chi non può permettersi il lusso di un’auto. La seconda, forse più grave della prima, è che rispetto ai tempi di Don Milani davvero non è cambiato nulla… Eppure, chi ha scelto di applicare aumenti così pesanti avrebbe dovuto tener presente che viaggiare con i mezzi pubblici e in modo economico (e possibilmente confortevole) significa poter emancipare la vita dei cittadini che amministra: andare a lavorare in città, visitare un museo cittadino, andare a trovare amici, poter scegliere liberamente tra servizi (tra tutti, quelli sanitari). Muoversi in modo confortevole ed economico (se non si osa chiedere entrambe le cose, almeno una delle due…) dovrebbe essere un diritto che la politica, di destra e di sinistra, dovrebbe impegnarsi a garantire. E invece no. Nel nostro Mugello, i treni ad alta velocità sfrecciano a 300 chilometri l’ora tra Firenze e Bologna. 35 minuti, 11,90 euro ed il gioco è fatto, mentre con Flixbus, con meno di 9 euro si può viaggare tra Venezia e Genova, in autobus moderni, confortevoli e con connessione wi-fi compresa nel prezzo. E non sono filantropi: sono società serie, con un solido modello di business. Magari, incalzati dalle polemiche, qualche manager o qualche funzionario solerte ci dirà che le tariffe sono tra le più basse d’Europa (omettendo, per carità di Patria, che anche la qualità del servizio è almeno altrettanto scadente). Può essere. Ma resta il fatto che è più veloce e conveniente andare da Firenze a Bologna che da Barberino a Firenze. Qualcosa, decisamente, è andato storto. Claudio Carpini
Claudio Carpini (Firenze, 1965). La storia medievale è stata la sua prima passione: si è laureato con una tesi sugli insediamenti crociati in Terrasanta all’Università di Firenze e ha poi completato il suo percorso formativo nelle Università di Bologna e Palermo, dove ha conseguito il dottorato di ricerca con uno studio sulla elaborazione della memoria della crociata. Interessi di ricerca e curiosità lo hanno portato spesso sul Baltico, in particolare in Lituania: ne ha studiato la storia, la cultura, la religione e le tradizioni, pubblicando numerosi saggi ed un libro (Storia della Lituania. Identità europea e cristiana di un popolo), presentato alla Fiera del Libro di Torino nel 2007. Con il tempo, agli studi di storia medievale si sono affiancati quelli sulla storia contemporanea (del Baltico, ma non solo) e di gestione, organizzazione e marketing delle aziende sanitarie e pubbliche. A Barberino di Mugello, dove risiede, collabora con la Misericordia per i progetti culturali, coordinando alcuni progetti di recupero e valorizzazione la memoria collettiva della comunità. E’ autore di La memoria delle cose e de Le mani nel tempo, entrambi dedicati alla storia di Barberino.