L'autodromo condannato per rumore, una vicenda italiana. Parliamone, di domenica
La notizia è rimbalzata su quasi tutti i media nei giorni scorsi. I giudici del Tribunale di Firenze hanno condannato la struttura sportiva mugellana a versare un indennizzo ai proprietari di una villa, adibita in parte a bed&breakfast, che si affaccia sulla pista. Il motivo? Il rumore e il rombo dei motori, nei giorni della gare, sarebbe 'intollerabile'. E si pone così fine, come si legge su La Nazione, a un braccio di ferro che dura da diversi anni tra i responsabili della pista e i proprietari della villa. Di più, si riconosce anche che si tratta del primo caso in Italia nel quale si riconosce un equo indennizzo per questo tipo di danno. Un rumore che, seppure limitato a 28 giorni l'anno, impedirebbe ai residenti di svolgere le normali attività (anche elencate nella sentenza) come fare giardinaggio, leggere un quotidiano o studiare per l'università. Perché allora ho scritto che si tratta di una vicenda italiana? Perché a mio avviso, come riconosciuto in parte anche dal giudice, è una situazione paradossale. Gli abitanti della villa in questione, infatti:
- secondo quanto si legge sui giornali avrebbero acquistato la casa quando già era presente e attivo l'autodromo
- traggono un vantaggio diretto dalle attività della struttura, in quanto proprio in virtù di queste avrebbero realizzato la struttura di Bed & Breakfast, che ospita in occasione delle gare e del motomondiale tifosi e appassionati.


