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Lavoro o sfruttamento? Parliamone di domenica, con Simona Baldanzi e il libro di Marta Fana

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Lavoro o sfruttamento? Parliamone di domenica, con Simona Baldanzi e il libro di Marta Fana Lavoro o sfruttamento? Parliamone di domenica, con Simona Baldanzi e il libro di Marta Fana
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Poveri sì, sfigati mai. Cronaca di un venerdì 17 intorno al libro 'Non è lavoro, è sfruttamento' di Marta Fana. Tommaso Padoa Schioppa (il fu ministro dell'economia) li chiamerebbe bamboccioni, Michel Martone (il fu vice ministro del lavoro) li chiamerebbe sfigati, Elsa Fornero ( la fu ministra del lavoro) choosy (schizzinosi). Chi? Più generazioni di giovani italiani degli ultimi anni. Un mantra recitato per convincerti, per farti sentire in colpa, fino a martellarti nelle tempie. Un eco arrivato anche nelle teste delle ragazze e dei ragazzi di Liberamente del Circolo Arci Bruno Baldini di Barberino di Mugello, ventenni e trentenni, che hanno organizzato la serata di venerdì 17 novembre a parlare del libro di Marta Fana “Non è lavoro, è sfruttamento” (Ed. Laterza). Studiano, hanno lavori precari, sono disoccupati, si spostano fra diversi comuni, si arrangiano eppure non si arrendono di fronte al disprezzo neanche troppo velato che viene manifestato nei loro confronti e che si è perpetuato nonostante il cambio dei governi e dei ministri. Dentro gli impegni e i sacrifici delle loro vite quotidiane hanno tirato su l'associazione Liberamente e si sono ripresi il circolo autogestendo ogni venerdì con cene popolari, dibattiti, concerti, seminando libri nel paese, organizzando mostre, feste, riunendo le realtà impegnate sul territorio, coltivando l'antifascismo insieme all'ANPI e la sensibilità sul lavoro insieme alla CGIL del territorio. Proprio loro si erano resi protagonisti dello scorso Primo Maggio mugellano, quando insieme a tante decine di persone, avevano ricordato i lavoratori dei cantieri delle grandi opere e ci eravamo incamminati con la musica dallo zaino cassa verso la località il Mulinaccio dove hanno perso la vita 7 lavoratori precipitando dai piloni dell'autostrada. Da lì è nata l'idea di farne un punto di memoria, un cammino sul lavoro, sulle morti, sul lavoro trasfertista che tanto ha caratterizzato il nostro territorio. Un progetto che è già una proposta per l'amministrazione locale e che si spera possa vedere la luce il prossimo anno coinvolgendo anche le scuole e la cittadinanza.

Foto Giulia Modi Quando mi hanno chiesto di rintracciare Marta Fana e aiutarli per la serata, non ho avuto dubbi, si fa. E ce l'abbiamo fatta ad averla con noi pur col tourbillon di impegni che ha l'autrice. Marta sta girando l'Italia a ritmi vertiginosi, nelle città e nelle periferie, è spesso in tv affrontando agguerritissimi ospiti (per altro spesso solo maschi) a ragionare efficacemente di lavoro in tempi strettissimi. Tutta questa attenzione sul lavoro? Non era morto il lavoro? Non erano morti gli operai? Non erano già stati messi in paradiso? Come è che allora si aggira una economista fantasma venuta dalla provincia siciliana, che ha studiato a SciencesPo a Parigi e che toglie il velo al racconto tossico e distorto per cui accettando il ribasso dei diritti in cambio avremmo avuto più crescita? Sacrifici oggi per un futuro migliore domani che nel frattempo non è mai arrivato? Il libro di 170 pagine, leggero, con una copertina essenziale, rivestito di carta ruvida che ricorda quella del macellaio, leggero e tascabile sta già alla quarta ristampa ed è preciso e forte come un pugno sul tavolo. Di questa ricostruzione delle politiche sul lavoro documentata e raccontata in maniera schietta e chiara ne avevamo un bisogno viscerale e il successo lo dimostra. Marta continua a incontrare persone che le raccontano della propria vita lavorativa, che si riconoscono nei ragionamenti che ha fatto unendo i dati alle storie di vita, delle condizioni materiali.Le capitano mentre si sposta coi treni e gli aerei, mentre parla con la truccatrice a partita iva della tv, dopo un intervento in libreria o in uno spazio autorganizzato. Scherzando le ho detto che pare la Lucy dei Peaunuts sull'ascolto sul lavoro. Il lavoro interessa eccome e l'argomento è serissimo: c'è da tempo in atto una lotta di classe meticolosa e mirata e per dirla alla Luciano Gallino, fatta solo dall'alto. Il basso, le lavoratrici e i lavoratori non più protetti dalle tutele, precari e disoccupati, intossicati dagli appellativi, dal senso di colpa, dalla sinistra frammentata, dal sindacato indebolito e disorientato di fronte all'erosione dei diritti e al fango gettatogli addosso (il jobs act e il gettone negli i-phone per intenderci) non ha reagito e invece sarebbe bene lo facesse e si organizzasse, dice la Fana. Lo hanno capito le decine di persone, almeno una settantina, che hanno affollato la sala della Casa del popolo e che hanno cenato in compagnia a prezzi popolari, per poi zittirsi subito di fronte la bellissima voce di Francesca Ugozzoni (Liberamente, vice presidente Anpi, attrice) che ha letto la lettera di Fana a Poletti, che sta al fondo del libro e che all'arroganza ricevuta sul “non fate altro che innescare e sostenere diseguaglianze su tutti i fronti” risponde con il No al referendum costituzionale del 4 dicembre e con l'invito al ministro di essere ascoltati sulle proposte per il mondo del lavoro. Pietro Cardelli (presidente del Circolo, Liberamente) ha introdotto la serata spiegando la loro attività e l'interesse per il libro e per i temi di cui tratta. Ha sottolineato che dentro il libro non ci sta solo la fotografia del mercato del lavoro, ma anche delle tracce su come contrastare certe politiche. Chi c'era? Giovani e anziani, pensionate RIFLE, lavoratori della ICAP-Sira, lavoratori dei cantieri delle grandi opere, lavoratori dell'outlet, del commercio, delegati e funzionari CGIL, lavoratori del pubblico impiego e tanti altri. Quel mondo che non si incontrava da tempo ascoltando e ragionando intorno al lavoro che quando c'è non salva più dalla povertà. Marta Fana ci dice che non bisogna vergognarsi di essere in una situazione difficile, che siamo poveri e impoveriti, che intanto va presa coscienza e poi bisogna dircelo e capire che è la condizione di molti, della commessa che sta da Zara e vede arrivare il corriere UBS e non crede di averci niente da spartire e poi va a casa e si compra la piastra su Amazon e non riflette neanche un minuto sul perché il costo della spedizione è così basso. Marta ha parlato come un fiume, con preparazione, rigore, ironia e col sorriso sociale e contagioso. Ha incollato tutti alle poltroncine del ballo liscio disposte a mezzelune, raccontando dalla piccola storia legata alle consegne a domicilio o alla logistica, al controllo dell'algoritmo dove una app decide quando e se lavori, al coworking che trucca di bello collaboratori costretti a pagarsi pure il luogo di lavoro, alle sue lezioni di economia dove ti preparano ad accettare la crisi più che ad affrontarla, dove ti dicono che se lavori o meno è una tua scelta. Ha citato Lenin e ha invitato tutti a non smettere di studiare, dai classici alle buste paga. Ci ha dato pure alcune idee su come fare iniziative coinvolgenti all'outlet, cercando di trasformarsi in scudi umani: pensionati che aiutano i giovani, garantiti che si impegnino per i precari. Insomma, su come rafforzarci fra noi. Molti interventi e domande da chi era presente, nel dibattito e dopo con una birra. Le copie dei libri sono volate come il pane. Siccome Marta Fana macina chilometri, ha un calendario fittissimo di presentazioni e non riesce a soddisfare tutti i territori, l'invito è a fare iniziative intorno al suo libro anche senza di lei, a riprendere video su You tube, a diffondere suoi interventi e interviste. Siamo per la redistribuzione del reddito e anche per quella dell'impegno e della militanza. Prendiamo questo libro come un piccolo nuovo abbecedario da cui ripartire. Poveri sì, bischeri mai. Dice sempre mia mamma. Poveri sì, bamboccioni e sfigati mai. Raccogliamo l'invito di Fana e del suo libro. Leggiamo, studiamo, organizziamoci. Diventiamo e facciamoci sindacato e politica. Simona Baldanzi

 

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