Dmitrij Palagi, esponente di Sinistra Progetto Comune, denuncia lo stallo nell’area di via Mariti a Firenze, a quasi un anno dalla tragica strage che l’ha colpita. Palagi evidenzia l'assenza di risposte istituzionali alle problematiche sollevate, come la chiusura di via Giovanni da Empoli, che compromette la viabilità, i servizi di soccorso e l'attività commerciale, aggravando la condizione di abbandono e degrado. A seguire il comunicato diffuso:
Fra un po' saremo a un anno dalla strage di via Mariti. Da alcuni giorni il Comitato Ex Panificio Militare ha lanciato una petizione che sosteniamo e invitiamo a firmare: https://chng.it/xnPPdhBjs6.
A inizio novembre avevamo depositato un'interrogazione che è ancora senza risposta, con quasi un mese di ritardo rispetto ai tempi previsti dal regolamento.
I problemi sono noti.
Via Giovanni da Empoli è chiusa al traffico, anche per i mezzi di soccorsi e tantissimi disagi si sono venuti a creare per le attività commerciali. Anche la sosta e la viabilità risentono del contesto. Si aggiunge una situazione di abbandono che aumenta il rischio rispetto alla presenza di topi e zanzare.
Inoltre, come denunciamo da mesi, nel nuovo Piano Operativo è stata accolta l'osservazione di Esselunga, per passare da media e grande superficie di vendita senza necessità di autorizzazione.
Tutto il contrario della richiesta di vedere aumentare il verde urbano e i parchi, invece degli ennesimi punti di vendita della grande distribuzione, di cui è satura in particolare anche l'area in questione.
A noi non sono ancora arrivate risposte, ma abbiamo ascoltato quelle date a Italia Viva in aula, oltre ad aver letto quelle fornite oggi da Fratelli d'Italia.Presenteremo due risoluzioni nelle prossime ore. Una per sostenere la petizione del Comitato Ex Panificio Militare e una per sostenere la richiesta dell'Assemblea 16 febbraio ("facciamoci un parco"). Confidiamo che la pressione dal basso possa determinare un miglioramento rapido e reale della situazione, senza un gioco di responsabilità tra articolazioni dello Stato che compromette la quotidianità di una zona già segnata dalla strage.