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20 agosto. 135esimo anniversario dalla nascita di Dino Campana. Riflessioni di Rodolfo Ridolfi

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Dino Campana Dino Campana © N.c.
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In occasione di questo 135° anniversario della nascita di Dino Campana mi piace ricordare come il Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini” aggiungerà, alle sue tante iniziative editoriali, il 20 agosto “Il più lungo giorno” riproduzione anastatica integrata di testi e documenti curata da Mirna Gentilini contenente un importante testo Omaggio a Soffici di Stefano Giovannuzzi.

In questa nuova edizione è contenuta anche una mia riflessione sulla vicenda del ritrovamento del manoscritto e perché Campana restò nel cassetto secondo il racconto di Luigi Cavallo, Come nel ’65 ritrovai la copia smarrita tra le carte di Soffici a Poggio a Caiano, in “Il Giornale”, Milano, a. XXIX, n° 216, 13 sett. 2002; e, Caro Luzi, ecco perchè Campana restò nel cassetto, in “Il Giornale”, Milano, 5.10.2002. Continua così una importante attività della quale ricordo, per esserne stato uno dei coprotagonisti: Canti Orfici, edizione anastatica, presentazione di Rodolfo Rodolfi, introduzione di Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Libreria Chiari, Firenze-1994.

Con quella ristampa, ricordammo come nella vicenda umana e poetica di Dino Campana il rapporto con la sua terra natale non fu soltanto un rapporto difficile e spesso conflittuale: un rapporto di grande amore, segnato da alcune amicizie sincere, come furono quelle con Luigi Bandini che raccolse la colletta dei 44 sottoscrittori marradesi, trattò con lo stampatore Bruno Ravagli e lo persuase a stampare quella sublime poesia campaniana che rivoluzionerà il “Novecento” culturale italiano e mondiale e Anacleto Francini amico di sempre di Dino Campana che ha recitato per Francini nella Commedia operetta “Il Marciapiede alla Ribalta” e nello Zibaldone.

Di Francini Campana scrive a Papini nel febbraio del 1915: “E’ un toscano della vecchia razza, non mai contento di quello che fa….Lavora alla Gazzetta del Popolo come redattore. Io vendo lo stesso giornale per le vie di Torino…” ma anche di risentimento: ” …è stato il dottore, il farmacista. Il prete l’ufficiale della posta, tutti quegli idioti di Marradi, che ogni sera al Caffè facevano quei discorsi da ignoranti e da scemi. Tedescofobi, francofili, massoni e gesuiti…mi fecero andare in bestia”.

Il Più Lungo Giorno riproduzione anastatica del manoscritto 2001. Su questa pubblicazione scrisse Alberto Bertoni: È interessante notare quanto Rodolfo Ridolfi scrive nella Prefazione: “Campana aveva una cultura straordinaria ed un culto per la perfezione filologica e questo fatto è largamente testimoniato dalla tragicità con la quale vive la perdita del manoscritto, tanto da far pensare fino al ritrovamento, che “Il più lungo giorno” contenesse una più alta espressione della poesia campaniana rispetto ai Canti Orfici, soprattutto perché Campana affermava di avere ricostruito a memoria il testo del manoscritto perduto.

Fortunatamente così non è.” Ce lo conferma uno dei maggiori esperti mondiali di Campana, il drammaturgo e giornalista argentino Gabriel Cacho Millet”, prosegue Bertoni. Campana dal vivo Il libro fu pubblicato dal Centro Studi Campaniani Enrico Consolini con il titolo Campana dal vivo (Scritti e testimonianze sulla vita e sulla poesia), Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Marradi 2002, presentazione di Mario Luzi e prefazione di Rodolfo Ridolfi, presentato al Caffè "Giubbe Rosse" di Firenze il 27 febbraio 2002 e ripubblicato con il titolo “Campana dal vivo Scritti e testimonianze sul poeta” nel 2006 da Firenze Libri. Fra i tanti scritti contenuti quelli di Binazzi sul “Giornale del Mattino” del 25 dicembre del 1914 che dimostra come sia Ardengo Soffici il primo a convincere il libraio Ferrante Gonnelli della Qualità degli Orfici “è una vera rivelazione Soffici pensa che sia l’unico volume di Poesia uscito in quest’anno Leggilo!” e dello stesso Soffici in due articoli del 1930 sulla Gazzetta di Torino e in Dino Campana a Firenze Ricordi di vita artistica e letteraria Vallecchi 1931 che racconta come Papini nel 1913 gli disse che aveva trovato nel libretto “cose molto buone” “…in quello scartafaccio scritto per tutti i versi, dove nella stessa pagina maculata e sgualcita si vedevano brani di canzoni, note di viaggio e antiche operazione aritmetiche cancellate io trovai accenti di così pretta e forte poesia da restare stupito trattandosi per lo più dell’opera d’un autore alle prime armi e d’aspetto tanto bizzarro” ed ancora “dalla sua conversazione trapelavano ogni momento conoscenze di paesi, di linguaggi, di usi e costumi alieni e remoti, che nessuno di noi sapeva spiegarsi…”

Ed infine l’anastatica dei Canti Orfici del 20 agosto 2004, con contributi critici di Paolo Berruti, Luigi Bonaffini, Fiorenza Ceragioli, Pedro Luis ladron de Guevara, Christophe Mileschi, presentazione di Rodolfo Ridolfi. In quell’ occasione sulla base del ritrovamento delle bozze di stampa dei Canti Orfici realizzammo il progetto che cullavamo da tempo di un'edizione dei Canti che riproponesse la lezione originale, integrata da quelle poche correzioni autografe di Campana, contenute nelle bozze di stampa, ma ignorate dal tipografo Ravagli.

Dino Campana disse a Paolo Toschi mostrandogli la bozza dei Canti Orfici: Voglio che lo legga anche Lei, il mio volume; non posso regalargliene una copia, ma Le darò le bozze, tanto fra i poeti non si fanno complimenti. Fino allora nessuno aveva utilizzato le bozze di stampa dei Canti Orfici, con le correzioni autografe di Campana che fin dal 1926 Paolo Toschi dichiarava di possedere.
Rodolfo Ridolfi

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