E il sindaco Leonardo Borchi (presente a titolo personale) è stato interrotto e contestato. C'era anche OK!Mugello ieri (sabato 23 ottobre) a Bivigliano per la Messa in suffragio di Giorgio Baldini, il ragazzo morto nel settembre del '43 (il 22 settembre) sul confine orientale. Dopo essere partito volontario con l'esercito fascista a soli 16 anni, nel 1942. E alla fine, nonostante il timore di strumentalizzazioni, la cerimonia è stata un inno alla pace. Occasione nella quale un paese (o meglio parte di esso) ha pregato per uno dei suoi figli. Un figlio tornato a casa dopo 72 anni e dopo che di lui si erano perse le tracce. Qualunque fossero stati, allora, i suoi pensieri e le sue opnioni. Influenzati certo dalla propaganda di un regime che presentava la guerra come il modo principale per fare il proprio dovere di italiani e che lo aveva spinto a partire volontario mentre altri facevano scelte diverse, scegliendo ad esempio la lotta partigiana. Ma ieri non era l'occasione per giudizi storici, ma quello di pregare. E il parroco (Don Luca Mazzinghi) nella sua celebrazione lo ha ricordato varie; davanti all'urna con le ceneri di Giorgio, la bandiera italiana e la medaglia che negli anni scorsi sono state conferite alla sua memoria dal Presidente della Repubblica. Per la cronaca, certo, vanno registrate due (anche se piccole) contestazioni al sindaco Borchi (presente a titolo personale dopo aver scelto di non portare la fascia tricolore per non alimentare polemiche). All'ingresso, ad esempio, erano stati affissi numerosi volantini anonimi (che contestavano il primo cittadino) e alla fine della Messa, quando il sindaco ha preso la parola per cercare di contestualizzare la vicenda di Giorgio (con una piccola analisi storica) è stato interrotto da alcuni dei presenti, che hanno iniziato a rumoreggiare (e uno di loro è anche uscito di Chiesa). Di seguito riportiamo l'analisi che lo stesso Borchi, dopo la cerimonia, ha pubblicato su Facebook:
Ora se ne può parlare. Stamani (ieri per chi legge ndr) c'è stata la cerimonia: le spoglie del ragazzo sono state religiosamente benedette ed accolte finalmente a casa. Quando Paolo mi ha chiesto di essere presente al momento in cui riportava a Bivigliano suo fratello, morto in guerra, e di cui non aveva saputo più niente da settanta anni, ho detto di sì. Quando poi la vicenda si è delineata più specificatamente:”E' partito volontario nel '42, a sedici anni, nella milizia...”. Il quadro è cambiato. “A chi vado a rendere gli onori istituzionali?! A chi lottava per il fascismo o a chi vi si è ribellato?!” Premetto. I miei rapporti con la famiglia, con il fratello Paolo, in particolare, sono di stima e di rispetto reciproci. Questa vicenda non ha sollevato alcuna polemica tra noi. Ho visto la foto di Giorgio, in divisa della milizia confinaria. Ha un viso con una pelle liscia, imberbe, con un'espressione un po' triste e se anche regge con la mano la canna della carabina...ha uno sguardo mite, tutt'altro che da guerriero. Ecco, non ho mai pensato di giudicare la persona per quello che era. Chi sono io per entrare nella sua anima!? Sul piano umano ognuno risponde a Dio, se ci crede e, se no, a se stesso. Ciò che non ci si può esimere dal non giudicare sono gli atti, i comportamenti. In questo caso le scelte politiche. 8 settembre 1943. I soldati italiani, abbandonati da quegli ignavi dei comandanti in capo, che videro bene di fuggirsene a Brindisi, furono messi davanti ad una scelta di vita: continuare a combattere a fianco dei tedeschi per l'ideologia nazifascista o voltargli le spalle, magari andando a formare i gruppi partigiani. Qui chiarisco una mia posizione. Se qualcuno è così sicuro da pensare che tutte le ragioni stessero da una parte sola, che i fascisti fossero tutti poco di buono.....Io non condivido questa sicumera. E lo dico da uomo che ha avuto due nonni socialisti, quando nel '36 uno rifiutava la tessera fascista lavorando alle ferrovie, rischiando di perdere il lavoro e di guadagnate l'olio di ricino. Quando l'altro, nel '38, mentre Hitler e Mussolini passarono sotto Porta Romana: “Quei due ci porteranno alla rovina”, disse a mio babbo che aveva per mano. Il manicheismo non mi appartiene e penso che sarebbe ora di guardare la realtà dell'epoca con gli occhi della verità. Ci furono comportamenti esecrabili anche dall'altra parte. Prendiamo per esempio, l'eccidio di Porzùs di partigiani cattolici e azionisti delle Brigate Osoppo uccisi da altri partigiani comunisti. Ma non ho dubbi che il fascismo rappresentò un'ideologia dittatoriale, razzista, che conculcò le libertà degli individui e penso che noi oggi, anche i giovani che non ne hanno consapevolezza, dobbiamo i diritti civili e politici che possediamo, come scontati purtroppo, a chi si oppose a quell'infamia, anche a costo della vita. Non ci può essere revisionismo su questo, né acquiescenza. Non ci può essere riconoscimento di onore da parte delle istituzioni della Repubblica, concepita sui valori antitetici al fascismo, per chi lottava con esso. A qualunque titolo, per qualunque ragione lo facesse. Allora c'era da capire come fosse morto il milite Giorgio. E qui ci sono due versioni contrastanti. Una ufficiale, vergata sul foglio matricolare da soldato, ma posteriore di undici anni alla morte, in cui si dice che “ l'8 settembre fu fatto prigioniero dai tedeschi” e che “ il 22 fu ferito a morte da colpi di mitragliatrice in un tentavo di fuga”. E' su questa base che Il Governo gli ha conferito un'onorificenza, “per il sacrificio per la patria”. L'altra versione, che con molta onestà, il fratello Paolo mi ha narrato e documentato con lettere, dell'epoca, dei comandanti del fratello, vede Giorgio ucciso sempre da mitraglia, ma per mano dei partigiani di Tito “mentre faceva il suo dovere”. E' per queste circostanze che oggi sono andato in chiesa a San Romolo senza fascia tricolore, perché come sindaco non mi sento di onorare il fascism. Ma con tanta vicinanza umana alla famiglia che rispetto per la sua moralità ed a cui sono solidale in questo momento così struggente. Il Sindaco Leonardo
Luigi
proseguo dalla mia prima. Giorni orsono morto Ingrao (pace all'anima sua), che si entusiasm insieme a napolitano alla repressione degli operai ungheresi, ma basta cliccare quello che si entusiasm pe il fascismo, scrivendo libro e moschetto. Lo ha ricordato il Borchi, invece di andare ha dire cose insulse davanti all'altare di Bivigliano.
patrizio
Dobbiamo essere storicamente corretti. Troppo facile oggi dare un giudizio sulla scelta del defunto militare. Cosa dire di tanti furbini che hanno fatto le scelte del defunto nel 1942, e avendo conservato la vita si sono trasformati. Tra questi anche tanti padri della Repubblica. Qualcuno deceduto pochi giorni orsono ha studiato con il Fascismo e partecipato ai lavori universitari. Il ns. milite non ha avuto questa possibilit. Allora Misericordia e preghiera. Altre situazioni sono superflue e un pochino ipocrite.
luigi
QUANTA PUSILLANIMITA'