Come abbiamo già avuto modo di scrivere, la vicenda del "Mostro di Firenze" continua a tenere banco a livello mediatico grazie anche alle ultime notizie di stampa riguardo il "famoso" legionario e la perizia sul proiettile. Ci viene chiesto ora da parte di Paolo Cochi, regista e documentarista romano autore di pubblicazioni e reportage dedicati agli otto duplici delitti del Mostro, di lanciare un appello affinché ci possa essere qualcuno possa dare informazioni riguardo a una giovane ragazza borghigiana (all'epoca dei fatti) e ad un inquietante passaggio in autostop. A seguire l'articolo di Paolo Cochi. Il caso del mostro di Firenze è senza dubbio il più studiato della storia italiana. Otto duplici omicidi nei dintorni di Firenze nell'arco di diciassette anni, dal 1968 al 1985. Decine di persone indagate, centinaia di libri a tema, dibattiti, trasmissioni televisive, processi che sono ancora oggi tra i video più visualizzati della rete, forse più per la loro teatralità che per i contenuti. Ancora oggi, a trentaquattro anni dall'ultimo duplice omicidio, continuano a uscire notizie sul caso. Solo in questi giorni abbiamo avuto la richiesta di archiviazione per gli ultimi due indagati - l'ex legionario di Prato e il suo medico - e la nuova perizia sul proiettile trovato nell'orto di Pietro Pacciani. Un caso che ha toccato anche il Mugello in occasione del duplice omicidio Pettini-Gentilcore del 1974 a Rabatta e poi di nuovo nel 1984 a Vicchio, vittime Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Ma non solo. Anche nel 1985, dopo aver commesso l'ultimo duplice omicidio a Scopeti, il mostro sceglie di tornare nel Mugello per inviare una macabra lettera contenente un lembo di seno di Nadine Mauriot, la sua ultima vittima. La storia criminale del cosiddetto "Mostro di Firenze" termina ufficialmente in una cassetta delle lettere di San Piero A Sieve. Quando la missiva giunge a destinazione, cala una sorta di "black-out" delle informazioni alla stampa, i cronisti "sono addirittura invitati a lasciare la Questura", riferisce Umberto Cecchi su La Nazione. Il motivo di tanta agitazione è a loro sconosciuto. Il black-out si interrompe il 26 settembre 1985 con un breve comunicato Ansa: l'assassino ha inviato una lettera agli inquirenti. Sono le ore 15 e 26. Le radio inizieranno a parlarne verso sera. Così il giorno seguente viene riportata sui giornali l'esistenza della lettera contenente il lembo di seno della vittima francese. Francesco De Fazio, responsabile dell'equipe di criminologi che si occupano del caso, è infuriato per questa fuga di notizie: "trasecolo. E posso dire solo una cosa: se si continua con questi sistemi il mostro non lo prenderemo mai". Venerdì 27 l'esistenza dell'orribile missiva dell'assassino è ormai di pubblico dominio e tutti ne parlano, l'Italia intera sprofonda nella paura. Ma forse qualcuno ne era venuto a conoscenza prima degli altri e questa è la storia che vi raccontiamo oggi. Torniamo a giovedì 26 settembre 1985. Anna - nome di fantasia - ha diciotto anni e frequenta un liceo in centro a Firenze. Come tutti i giorni, terminate le lezioni raggiunge a piedi piazza della Libertà e attende il pullman della Sita per tornare a Borgo San Lorenzo dove abita. Ma è un'attesa vana, c'è uno sciopero dei mezzi. Si incammina verso via Bolognese quando una macchina - una Talbot celeste - la affianca e il guidatore le offre un passaggio. Sono le 13 e 15 minuti. Anna accetta il provvidenziale passaggio dello sconosciuto, fino a casa sono molti chilometri e l'uomo non sembra pericoloso. Durante il viaggio, le racconta di essere un rappresentate di commercio del settore dell'abbigliamento - fibbie per cinture e borse - vive a Scandicci dove ha sede la sua ditta ma si reca a San Piero a Sieve per lavoro. Sì, proprio dove il mostro imbuca la lettera indirizzata agli inquirenti. La conversazione tra i due sconosciuti prosegue normalmente finché all'improvviso l'uomo le rivolge una frase inquietante: "Tu rischi a fare l'autostop. Novantanove volte ti può andare bene, ma la centesima potresti incontrare anche il mostro". Il clima all'interno della Talbot cambia. L'uomo trasforma il suo atteggiamento da quasi paterno a estremamente fastidioso, come racconterà in seguito Anna. "Hai un ragazzo? Ti apparti con lui a fare l'amore in campagna? E dove? Ma come le fanno le indagini a Borgo San Lorenzo?" "Basta, mi infastidisci", reagisce Anna. "Lo sai che questa volta il mostro ha mandato a un magistrato donna una lettera con un pezzo di carne tolta alla sua ultima vittima?" insiste lui. "No, non lo so, non l'ho mai sentita questa cosa", ribatte Anna. "Allora mi sarò sbagliato..." Anna viene fatta scendere a San Piero A Sieve. Davanti all'ufficio postale. Il giorno dopo come abbiamo detto l'esistenza della lettera diventa di dominio pubblico. Anche Anna ne viene a conoscenza mentre è in classe e si spaventa, si rende conto che forse ha rischiato molto durante quel viaggio in macchina. Decide così di telefonare ai carabinieri chiedendo la data precisa della diffusione della notizia sulla lettera. Non siamo a conoscenza dell'esatto contenuto della sua telefonata ma sappiamo che ne esiste la registrazione e sappiamo che mise in moto un'attività investigativa per risalire all'identità del soggetto. La notizia di questo misterioso uomo dell'autostop viene riportata da Mario Spezi su La Nazione del 19 ottobre. Anna, interrogata per quattro ore nel pomeriggio del 19 Ottobre dai Carabinieri di Borgo San Lorenzo, descrive questa persona come un cinquantenne alto, robusto, molto stempiato e vestito in modo elegante. Una descrizione che ritorna spesso tra i racconti dei testimoni di questo complicatissimo caso. I carabinieri si recano alla ditta di San Piero A Sieve, indicata dall'uomo come motivo del viaggio nel Mugello per rifornirsi di componenti per le fibbie, ma i titolari negano di avere a che fare col soggetto di Scandicci ormai da tre anni. La mattina del 21 ottobre, a mezzogiorno, l'uomo si presenta dai carabinieri di Borgo Ognissanti accompagnato dal suo Avvocato, grande amico di Pier Luigi Vigna. "Sì, l'uomo che state cercando sono io. Confermo tutto quello che ha detto la ragazza, ma non della lettera col feticcio. Io mi riferivo alle tante lettere anonime che arrivano agli inquirenti dopo i delitti". Queste in sintesi le parole dell'uomo. Dopo neanche un'ora di colloquio viene lasciato andare e di lui non si saprà più niente. Non sappiamo il vero nome di Anna. Sappiamo che oggi ha circa 50 anni ed è di Borgo San Lorenzo. Chiediamo la collaborazione dei nostri lettori per rintracciarla e permetterle di raccontarci questa sua bizzarra disavventura, garantendole ovviamente l'anonimato. Qualcuno può aiutarci? Conoscete Anna? Invitiamo chiunque sappia qualcosa a compilare il modulo sottostante, garantiamo l'assoluto anonimato. I dati forniti non saranno diffusi. Facciamo presente che si tratta solo di un'inchiesta giornalistica. Paolo Cochi [contact-form-7 id="158132" title="Conosci ANNA?"]
hazet
Oh beh, testimonianze per testimonianze, anche quella di LN, è una testimonianza. Anche GL testimoniò cose e robe. La GG idem anche lei testimoniò qualcosina, eh. E pure SV testimoniò di essere stato in compagnia a giocare a biliardo nel 68... [anche se poi anni dopo venne fuori che così non era per nulla e che quella notte nemmeno era rientrato a casa a dormire] Ognuno faccia i propri atti fede sulla bontà e corrispondenza del dichiarato dove e su chi meglio crede. Ma a me, sinceramente, questa del 'mostro' che racconta alla prima di passaggio particolari inediti, mi ricorda molto quella dei CdM che pieni di vino parlavano dei delitti in osteria.