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Mostro di Firenze: nuove ipotesi e inquietanti dettagli emergono dall’indagine parallela

Il consulente Paolo Cochi e l’avvocato Alessio Tranfa riaprono il dibattito con nuovi elementi consegnati alla Procura di Firenze

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Paolo Cochi Paolo Cochi © nc
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Anche se vi è stata una archiviazione sull'ultimo filone dell'indagine relativa a Giampiero Vigilanti, l'attenzione mediatica sulla vicenda infinita del Mostro di Firenze non accenna e diminuire. Dopo le ultime notizie rivelate dal consulente di parte Paolo Cochi nella trasmissione di Rai Tre "Far West" di Salvo Sottile sul cosiddetto "Rosso del Mugello", nel web si discute (forse troppo) sugli elementi, a molti sconosciuti, consegnati alla Procura di Firenze.

"È assolutamente legittimo che un parente di una vittima chieda accertamenti e offra spunti di indagine, com’è altrettanto doverosa una verifica di determinate situazioni che riteniamo significative" dice Cochi. L'avvocato Alessio Tranfa, penalista romano grande conoscitore della vicenda giudiziaria del mostro di Firenze, su incarico di un parente di una delle vittime del mostro si è unito all'esperto documentarista in questa incessante ricerca della verità e ha sottoposto ai magistrati fiorentini tutta una serie di nuovi elementi che certamente meritano un approfondimento e che potrebbero condurre a dare finalmente un nome e un cognome al vero assassino seriale.

Cochi, oltre ad aver consegnato la memoria e gli indizi finora raccolti, cosa chiedete alla Procura?

"Oltre ad aver fornito nuova documentazione utile per approfondire la pista abbiamo chiesto di effettuare ulteriori accertamenti e riscontri mirati. Alla base di tutto c’è l’incarico di un parente di una delle persone uccise in uno dei duplici delitti del mostro per il quale non esiste alcun giudicato di colpevolezza”.

Può essere un po’ più preciso?

“Almeno per il momento non possiamo rivelare quali sono gli elementi indizianti già in nostro possesso e il contenuto degli accertamenti richiesti alla Procura”.

E qualche retroscena di queste ricerche?

"Una cosa posso dirla. C’è un elemento, per ora se volete ad-colorandum, ma che potrebbe diventare molto significativo se tutta una serie di altri indizi dovessero essere confermati”.

Di che si tratta?

"Il sospettato mugellano in gioventù frequentava una chiesa del suo paese dove c’era e c’è ancora oggi un quadro/affresco che per chi conosce bene i delitti del mostro può risultare molto inquietante (vedi foto). Si tratta del martirio di Sant’Agata che per il Cristianesimo è la protettrice delle donne operate al seno poiché per la sua fede le furono amputate entrambe le mammelle” (vedi link). Ebbene, la moglie del sospettato morì appunto di tumore al seno sinistro, come sempre il seno sinistro fu proprio quello amputato alle due ultime vittime femminili del mostro. 

Alle due ultime vittime femminili il mostro amputò il seno sinistro.

“Esattamente. Al processo Pacciani secondo la Procura il motivo scatenante dell’amputazione del seno sinistro praticata dal mostro alle due ultime vittime femminili, Pia Rontini (delitto di Vicchio, 1984) e Nadine Mauriot (delitto di Scopeti, 1985), era il fatto che nel 1951, quando Pacciani sorprese la sua fidanzata dell’epoca, Miranda Bugli, in atteggiamenti intimi con Bonini, il quale durante le effusioni amorose estrasse il seno sinistro della ragazza. Nacque così una colluttazione tra Bonini e Pacciani che uccise il rivale con un coltellino che aveva in tasca e che subito dopo, accanto al suo cadavere, ebbe un rapporto sessuale con la fidanzata fedifraga. Entrambi furono processati per omicidio. Questo fatto di sangue, conosciuto come il delitto della Tassinaia, denota una personalità sessuale di Pacciani assolutamente opposta a quella del mostro. Ma questa sinistra assonanza del seno sinistro tra il delitto del 1951 e gli ultimi due delitti del mostro, fu uno degli elementi in base ai quali la Procura chiese e ottenne l’ergastolo per Pacciani.

L’assonanza tra il seno sinistro amputato alle due ultime vittime femminili e il martirio di Sant’Agata, protettrice delle donne malate di cancro al seno, è alquanto inquietante e ci riporta al profilo psicologico del mostro delineato dal Prof. Francesco Bruno secondo il quale il mostro era un moralizzatore, un giustiziere mosso da pulsioni maniacale a sfondo religioso. Anche la tomba del sospettato che ha la lapide rovesciata e che è priva di foto fa pensare. 

“Concordo assolutamente ma tutto ciò non è stato inserito nel quadro indiziario proposto alla Procura di Firenze. Per il momento preferiamo rimanere ancorati ai dati oggettivi che, ove confermati, sarebbero corroborati anche da questo elemento”.

Nel processo Pacciani invece il Pm e l'investigatore Perugini basarono la loro accusa su facili suggestioni e cercarono di delineare una personalità "mostruosa" dell'imputato.

“Sì, una personalità mostruosa ma di tipo ipersessuale (dal delitto della Tassinaia alle violenze sulle figlie e sulla moglie, dai giornali pornografici  al quadro di Olivares che Pacciani aveva solo colorato, dai vibromassaggiatori alle frequentazioni di prostitute) che però era quanto di più lontano, antitetico e in distonia rispetto alla personalità del vero mostro che era un iposessuale e un impotente (Pacciani tutto era tranne che impotente) che nemmeno toccava le sue vittime se non per praticare il macabro rito degli scempi post mortem, tristemente noti a tutti e che in quattro casi vide  l’asportazione della vulva e in due casi del seno sinistro dopo averle spogliate con la punta del suo famigerato coltello. Il nostro operato è molto diverso da quello dell’epoca. Non solo manteniamo riservato il nome della persona da noi assistita, ma nemmeno sbattiamo il nome di nessuno in prima pagina".

 

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