
Abbiamo sentito l'ex consulente di parte dei legali Mazzeo e Biscotti, che assistono Paolo Vanni, nipote del defunto Mario Vanni, condannato in via definitiva nel 2000 come esecutore materiale degli ultimi quattro duplici omicidi del "Mostro".
Paolo Cochi dichiara:
"Esprimo tuttavia solidarietà ai legali Mazzeo e Biscotti, i quali hanno portato all'attenzione giudiziaria una problematica, studi e ricerche già effettuati da me e dal mio staff nel 2015, nonché da Filastò e Marazzita nel 2004. Tuttavia, come avevo già scritto, la sola prova entomologica basata su vecchie foto non è sufficiente al ribaltamento della sentenza del defunto Mario Vanni."
Nello specifico, cosa ne pensa in proposito, da ex consulente che ha già pubblicato relazioni, un libro e un documentario sul tema?
"Riguardo alla richiesta di revisione, non sono d'accordo, come ho già detto in passato, in quanto io ho ricevuto mandato per difendere i parenti delle vittime e ora mi ritroverei a difendere il condannato in via definitiva: un palese conflitto di interessi con gli stessi parenti.
Insieme a uno di loro abbiamo presentato una segnalazione alla Procura e all’Ordine forense di disciplina, per presunte gravi irregolarità commesse dai legali. Irregolarità che, a nostro avviso, sono palesi: sia deontologiche che penali. Basti pensare che difendevano alcuni parenti delle vittime e, contestualmente o poco dopo, anche il condannato Mario Vanni.
Un evidente conflitto di interessi, come scritto anche dalla PM Giunti in una mail indirizzata all’avvocato Mazzeo, nella quale si sconsigliava di presentare la richiesta di accesso agli atti per la revisione a nome sia delle vittime che dell’assassino, definendo la richiesta “inopportuna e incompatibile” e suggerendo di formularla solo a nome del parente del condannato."
"Anche l’avvocato delle vittime francesi, Vieri Adriani, si era espresso in senso contrario, richiamando l’art. 632 c.p.p., che consente solo al Procuratore Capo o ai difensori del condannato di richiedere la revisione di un processo ormai passato in giudicato."
Ma la richiesta di revisione presentata a Genova è un fatto nuovo, come affermato dai legali e da alcuni media? Contiene davvero elementi di fatto nuovi?
"No, che io sappia. Il tentativo giudiziario in corso fu già intrapreso anni fa dai legali Marazzita e Filastò, sempre sulla base di elementi entomologici che retrodatano il delitto di Scopeti analizzando le larve presenti sui cadaveri nelle fotografie. Non si tratta, dunque, di una prova sufficientemente robusta. E ora lo sostiene anche il PM della Corte d’Appello di Genova."
Perché la retrodatazione del delitto di Scopeti avrebbe inficiato il processo contro Vanni?
"Questo elemento avrebbe messo in discussione la testimonianza del ‘pentito’ Lotti, che indicò come data dell’omicidio la sera di domenica 8 settembre. Se fosse errata, uno dei testimoni chiamati in correità avrebbe mentito. Ma, lo ripeto, tutto ciò fu già richiesto e rigettato nel 2004. Come volevasi dimostrare e come avevo già anticipato.
Tuttavia, ribadisco la mia solidarietà ai legali Mazzeo e Biscotti per aver riportato in auge una problematica scientifica già affrontata da me e da altri colleghi in passato, come Mario Spezi."
Questo è l’elemento cardine della "nuova" richiesta di revisione?
"Sì, a quanto ne so. Già nel settembre 2015 fu condotto lo stesso esperimento, riportato da tutti i media nazionali, dalla dottoressa Lambiase. Il lavoro era supportato dalle relazioni dei medici legali: Prof. Marello, Prof. Bolino, Prof. Campobasso, Prof. Introna e Prof. Osculati. Documentazione che io stesso ho fornito ai legali di Vanni, senza però autorizzarne l’utilizzo per una revisione."
"Tutto il materiale documentaristico che avevo elaborato, con nuovi elementi fotografici e documentali, è stato inviato – su richiesta degli stessi legali – al Prof. Stefano Vanin, entomologo, che ha poi realizzato la nuova perizia oggi al centro della revisione. Ma tutto ciò era già noto, pubblicato nel mio libro del 2016, trattato nel 2020, e nel documentario realizzato nel 2015 ed edito da RTV38 nel 2017.
Altri quotidiani ripresero la notizia, e se ne parlò per anni sia in TV che sul web. L’allora PM Canessa aprì un fascicolo, sequestrando una mia trasmissione su Italia7 e il libro."
"Quindi ritengo che il tema non costituisca una novità né sul piano giuridico (vedasi la sentenza di inammissibilità del 2004), né dal punto di vista giornalistico, per i dati oggettivi e per i precedenti tentativi già effettuati da altri."
Ed ora, l’indagine sul Mostro di Firenze si ferma?
"Per quel che mi riguarda, sì. Ho rassegnato le dimissioni da consulente, anche se continuerò a lavorare come documentarista, occupandomi di vari cold case attraverso libri e documentari.
Mi sono occupato del delitto Pasolini, via Poma, Meredith, il caso Narducci e molti altri argomenti, non solo di cronaca nera. Sul piano investigativo, il Mostro è 'finito'. L’ultimo treno è stato perso. Ne resta solo l’ombra, che aleggia su Firenze forse per sempre. Finché qualcuno non troverà il coraggio di parlare..."
Basta ascoltarlo e convocarlo, come è stato chiesto e suggerito alla Procura di Firenze dai legali delle vittime e da me, ormai da oltre cinque anni.
lamammadicoso
Cochi e ' l'unico che conoche e ha investigato davvero. Altri quasi tutti scappati di casa. Approfittatori, investigatori privati, avvocati finti e veri voltagabbana, e chi piu' ne ha piu' ne metta