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Fiesoli ricorre alla Corte Europea? Il commento: 'Bene, già lo conoscono'

La stessa Corte nel 2000 ha emesso una sentenza di condanna

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Fiesoli Fiesoli © Fotocronache Germogli
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Così Mugnai e Marchetti (Forza Italia) commentano la decisione dei legali di Fiesoli di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo:

«Il guru del Forteto Rodolfo Fiesoli ricorre alla Corte europea per i diritti dell’uomo? Beh, la Cedu non avrà difficoltà a valutarne la posizione già che lì il sedicente Profeta della comunità di Vicchio del Mugello è già persona nota oggetto, per le sue condotte verso uno dei minori affidati e insieme al suo sodale Luigi Goffredi, di sentenza di condanna comminata all’Italia nel 2000»: è Forza Italia – con il Coordinatore regionale toscano e Vicepresidente del Gruppo alla Camera onorevole Stefano Mugnai (in Consiglio regionale della Toscana Presidente della prima Commissione d’inchiesta sul Forteto, quella che nel 2012 portò alla luce le tragedie avvenute all’interno di quel contesto anche a danno di tanti minori affidati) e il Capogruppo nell’Assemblea toscana Maurizio Marchetti – a richiamare la vicenda giudiziaria legata alle modalità con cui all’interno del Forteto si gestivano gli affidi dei minori e culminata appunto nell’anno 2000 in una sentenza con cui già la Corte europea, nell’accogliere le istanze dei familiari del bimbo protagonista del caso, segnalava le zone d’ombra sulle condotte nella comunità guidata da Fiesoli.

«La sentenza in questione – richiama Mugnai che la ha studiata in dettaglio all’epoca dei lavori della Commissione Forteto in Consiglio regionale della Toscana – è quella emessa dalla Grande Camera il 13 luglio 2000. Il procedimento era legato al caso Scozzari e Giunta contro l’Italia sulla base dei ricorsi 39221/98 e 41963/98. I fatti. In breve le due signore, mamma e nonna di ragazzi collocati dal tribunale per i minorenni di Firenze presso Il Forteto, lamentavano di non poter più incontrare il bambino in particolare più piccolo. Tra le doglianze, inoltre, la mamma segnalava anche “trattamenti inumani inflitti ai bambini all’interno della comunità” e la loro “insufficiente scolarizzazione”. Proprio alcune delle condotte che noi stessi avremmo poi riscontrato dalle audizioni delle vittime come prassi e che poi sarebbero state evidenziate anche da giudici e magistrati nel corso del successivo iter giudiziario culminato nella sentenza di Cassazione dell’altra sera, ma che all’epoca non ancora avviato se non in fase istruttoria».

Ebbene: «La Cedu assume tra i suoi elementi di valutazione anche la sentenza con cui proprio Fiesoli e Goffredi vennero condannati, il 3 gennaio 1985 con sentenza della corte d’appello di Firenze, “segnatamente per maltrattamenti e abusi sessuali su persone accolte nella comunità”, sottolineando – ricorda ancora Mugnai – come al Forteto “risultava sia una istigazione da parte dei suoi responsabili alla rottura dei rapporti tra i bambini che erano affidati loro e i loro genitori biologici, sia una pratica diffusa di omosessualità” e ricorda come entrambi gli imputati vennero condannati anche “per avere maltrattato una ragazza handicappata […] picchiandola più volte al giorno, insultandola anche in presenza di altre persone, impedendole di comunicare con l’esterno, umiliandola a causa delle sue caratteristiche fisiche; quanto a L.R.F”, che è Fiesoli – esplicita Mugnai – “la corte stabilì che questi aveva sputato sul viso della ragazza e, per disprezzo, le aveva mostrato il suo organo sessuale”. Sempre Fiesoli, ricorda la Cedu tra le altre cose, fu condannato “anche per avere abusato sessualmente (atti di libidine violenti) di due handicappati mentali di sesso maschile, in una occasione in presenza di un tredicenne”. Ben sanno, quindi, a Strasburgo, di che si parla. Addirittura, pur chiamandosi fuori da ogni polemica tra detrattori e sostenitori del Forteto, al punto 204 scrive proprio che “il fatto che i due membri condannati nel 1985 occupino sempre posti di responsabilità all’interno della comunità non potrebbe essere considerato insignificante”, soprattutto perché nel caso che stanno esaminando i due “svolgono un ruolo molto attivo in relazione ai figli della prima ricorrente”».

«Questi – osservano Mugnai e Marchetti – non sono che alcuni dei rilievi mossi dalla Cedu a cui oggi Fiesoli si appella. Forse neppure i più scioccanti. Non vanno dimenticate, queste cose passate, nel mentre si segue l’evoluzione del presente che il condannato Fiesoli continua a tentare di sterzare in senso manipolativo. Non dimentichiamo. I bambini venivano affidati all’interno di quel luogo degli orrori da parte del tribunale dei minori, malgrado sentenze di condanna. I tribunali sono organi dello Stato. Per questo continuiamo la nostra battaglia per far sì che le vittime di quegli abusi, riconosciuti oggi in via definitiva, siano ricevute e ascoltate dal Presidente della Repubblica. Certo, l’attivazione della Commissione parlamentare d’inchiesta è adesso più che mai uno snodo fondamentale. Bisogna che il Pd superi le resistenze e finalmente accetti di prendere coscienza di quanto accaduto.

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