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Il crollo del muro di Berlino. Un simbolo di liberazione e unificazione, la riflessione di Rodolfo Ridolfi

La Caduta del Muro di Berlino è una bellissima pagina di storia, di rivoluzione pacifica dove la voglia....

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Il Muro di Berlino Il Muro di Berlino © N. c.
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La Caduta del Muro di Berlino è una bellissima pagina di storia, di rivoluzione pacifica dove la voglia di libertà si è dimostrata più forte delle armi, segno della liberazione, di riscatto e di vittoria di quelle centinaia di uomini e donne che vennero uccisi dalle tremende guardie di confine (vopos) nel tentativo di oltrepassare o aggirare il muro di Berlino per raggiungere l’occidente e fuggire il comunismo, nei trent’anni in cui questo terribile simbolo rimase in piedi.

Per questo la sua caduta sotto la spinta popolare, dopo che in tutt’Europa stava franando il comunismo, fu la più grande festa popolare mai avvenuta in Germania e rappresentò, non solo il via libera dell’unificazione tedesca in un unico stato, ma anche una grande spinta a riprendere con forza la strada dell’unificazione europea Fra i principi fondanti di ogni democratico c’è la libertà e la lotta all’ideologia comunista che sopravvive, insieme alle altre totalitari, come negazione stessa delle basi della nostra civiltà.

Ancora oggi circola in Italia e in Europa, l’idea che il comunismo sia stato un modello in se stesso buono, che però ha trovato una cattiva applicazione. No, il comunismo era ed è intrinsecamente sbagliato perché nega la natura umana ed è stato, con il nazismo, l’impresa più disumana e criminale della storia dell’umanità. Il crollo del muro di Berlino ha segnato la fine dei regimi comunisti nell’Europa centrale ed orientale. Purtroppo non ha significato la fine di tutti i regimi comunisti nel mondo.

Ma il comunismo non sopravvive soltanto in Cina o nella Corea del Nord, il comunismo continua a sopravvivere anche in Italia spesso camuffato riconoscibile per il modo di essere, di molti, comunisti senza comunismo che rinnegano le proprie idee ed il proprio passato, ignorando colpevolmente l’evidenza delle decine di milioni di vittime del comunismo, come se fossero semplici dettagli della storia.

Troppi in Italia mantengono metodi di lotta politica propri del comunismo, primo fra tutti quello di considerare gli avversari dei nemici da eliminare, moralmente e politicamente, con la “verità” che conviene al partito, con l’uso politico della giustizia, imponendo, in un intreccio con i poteri forti, anche a livello europeo, l’egemonia sulla società  civile, sull’economia, sulla scuola, sull’informazione. Per questo mi piace sottolineare come la notte fra il 9/10 novembre 1989, momento storico della caduta del Muro di Berlino, rappresenti, nel comune sentire di tutta l’Europa dei popoli, la stagione della liberazione dal regime comunista, che, imposto in tanti Paesi di antica civiltà e cultura, li aveva precipitati nel sottosviluppo ed allontanati dalla comune matrice europea.

La caduta del Muro di Berlino ha lo stesso valore simbolico ed integra la liberazione dalla guerra, dal nazismo e dal fascismo che ricordiamo doverosamente tutti gli anni il 25 aprile. Il 9 novembre è qualcosa di più di una ricorrenza, può essere la prima significativa festa dell’Europa.

L’allargamento dell’Unione, la nascita dell’euro, fra l’altro non condivisa da tutti gli Stati Europei, l’applicazione dei trattati di Maastricht e dei successivi, sono solo dei momenti importanti, di una costruzione sovranazionale che non può limitarsi alla libera circolazione delle merci e delle persone Infatti l’edificio europeo dovrebbe essere fatto di istituzioni comuni senza egemonie e prevaricazioni, capaci di valorizzare radici storiche e culturali che sono già, nella coscienza dei diversi popoli e dei singoli Paesi, ben vive e riconoscibili.

Ebbene, il 9 novembre di trenta quattro anni orsono, il “giorno del muro”, l’Europa si è identificata nel suo valore primo che è quello della democrazia e si è fondata nella comune aspirazione dei suoi cittadini alla libertà. Per la prima volta, dal Nord al Sud e dall’Atlantico agli Urali, l’Europa si è riconosciuta tutta nel valore della libertà, che si è affermato come valore primario e condizione per l’esistenza di ogni altro.

C’era stata quaranta quattro anni prima un’altra indimenticabile vittoria della libertà: l’8 maggio 1945 giorno della resa del nazismo (in Italia il 25 aprile), ma questa aveva liberato dalla tirannide solo la parte occidentale del continente. Come avrebbe riconosciuto per primo Wiston Churchill nel famoso discorso di Fulton: “da Trieste a Stettino una cortina di ferro era calata a separare l’Europa”. A cinquantotto anni dalla firma del Trattato di Roma di De Gasperi, Adenauer, Schumann e Spaak, La giornata del 9 novembre può essere a pieno titolo il simbolo continentale di un’Europa che si riconosca come unità di popoli.

L’Italia e l’Europa, hanno il dovere di ricordare, soprattutto alle giovani generazioni, quello storico avvenimento che ha determinato la prospettiva di un mondo migliore, il più importante e significativo avvenimento della ultima parte del ventesimo secolo. Io stesso fra i primi in Italia, da  consigliere regionale, mi sono mosso con progetti di legge ed iniziative politiche tese ad istituire una festa per la liberazione dal comunismo in Europa con il Progetto di legge del 27 gennaio 1998, riproposto il 24 settembre 1999, il 7 giugno 2000, il settembre 2003 ed il 28 ottobre 2005, ma la sinistra ha sempre respinto le mie proposte. Oggi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni come già Silvio Berlusconi ha voluto ricordare all’Italia l’importanza storica della Caduta del Muro di Berlino.

 

Comm. Rodolfo dott.Ridolfi

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