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Paolo Campidori e la cultura mugellana: La Fortezza di San Martino a San Piero a Sieve

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Paolo Campidori e la cultura mugellana: La Fortezza di San Martino a San Piero a Sieve Paolo Campidori e la cultura mugellana: La Fortezza di San Martino a San Piero a Sieve © n.c.
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La Fortezza di San Martino prese il nome  da un’antica parrocchia chiamata San Martino a Beriano (0 Buriano)*, che sorgeva a lato di una vecchia fortezza medicea.
La Fortezza venne iniziata sotto Cosimo I il 30 giugno 1569 , su disegno di Baldassarre Lanci e ultimata alla fine del sec. XVI  a cura di Bernardo Buontalenti (Massimo Certini-Pietro Salvadori  – Il Mugello – Edizioni Parigi e Oltre – Borgo San Lorenzo 1999).


Becattini-Granchi nel loro libro “Alto Mugello, Mugello, Val di Sieve – Edito a cura della Comunità Montana – Zona E  – Giorgi e Gambi Editori 1985, attribuiscono il disegno della Fortezza sanpierina  a Baldassarre Lanci (1510-1571, coadiuvato da Simone Genga (1530-1595). Gli stessi attribuiscono la sistemazione definitiva a Bernardo Buontalenti. Di diverso parere è il Niccolai che attribuisce il disegno architettonico della Fortezza a Bernardo Buontalenti, senza citare il Lanci. Lo Young attribuisce invece il disegno della costruzione all’Ammannati.
Il perimetro misura un miglio (miglio toscano uguale a mt. 1653) e fu costruita con sette baluardi (cinque, secondo il Niccolai e il Brocchi), in modo da rendere sempre vulnerabile il nemico. La rocca, specie di castello, fortilizio dentro le mura, nella parte più elevata era detto dagli abitanti “Il Cavaliere a Cavallo”, in genere, più comunemente denominato il ‘Mastio’, cioè la costruzione difensiva ultima, cuore della difesa. Questo fortilizio era formato oltre che dal Castello a cinque (o sette) baluardi  ospitava  le abitazioni del comandante degli ufficiali, il corpo di guardia ed una cappellina. Le truppe erano alloggiate in enormi caserme capaci di 1000-2000 soldati ciascuna.  Un tunnel nascosto sotto le viscere del monte portava sulle rive del fiume Sieve dove i cavalli potevano abbeverarsi. Dentro il recinto della Fortezza  vi erano delle cisterne, dei sotterranei abitabili, magazzini, casematte, fucine, mulini a vento, armerie e forni per fondere cannoni.
Un impianto militare difensivo-offensivo quindi in grande stile. Ma quello che oggi meraviglia di più il visitatore è l’enorme quantità di mattoni, che sono stati usati per erigere i bastioni. Una quantità impressionante. Probabilmente per i mattoni veniva impiegata l’argilla delle rive del fiume Sieve, che scorre proprio sotto la Fortezza e per la cottura venivano impiegate alcune fornaci in loco, che risultano anche da alcuni documenti da me presi in esame all’Archivio di Stato fiorentino.
Il Brocchi storico mugellano della metà del Settecento nella sua “Descrizione della Provincia del Mugello” stampata nell’anno 1748 ci informa, da persona bene informata dei fatti, che tale fortezza si trova (1748) quasi nel mezzo della pianura mugellana, su un alto monte, isolato da tre parti (classico anche dell’ingegneria medievale) ed unito a Sud dalla montagna , mentre dagli altri tre lati è circondato dal fiume Sieve.
La fortezza domina quel piccolo tratto di strada che passa per mezzo del Castello di San Piero a Sieve (oggi semplicemente San Piero a Sieve e conduce al ponte con sette bellissimi archi, come si vede anche in una stampa dello Zocchi, ponte che oggi non esiste più.
Anticamente, scrive il Brocchi, vi era un Castelletto a uso di Rocca, fatto edificare dalla Famiglia Medici, che avevano molti possessi  in questa zona. La testimonianza del Brocchi, anche in questo caso è determinante per tutta una serie di ragioni: primo egli era un acuto osservatore; secondo era uno storico affermato Membro della Società Colombaria; terzo era Pievano della Pieve di Olmi presso Borgo San Lorenzo; quarto egli scrive queste notizie, di prima mano nella metà del Settecento.


In effetti a me risulta che questo Castelletto c’era effettivamente, ed io, nonostante la Fortezza sia chiusa per restauri, ho fotografato con il tele obbiettivo  sul ripiano delle mura esterne dei portali ogivali, un po’ rozzi (questo mi farebbe pensare al Duecento) del Due-Trecento. I Medici, come già detto provenivano da San Piero a Sieve e, ovviamente, si trasferirono molto presto a Firenze. Uno di essi (forse un certo Giambuono) eresse a scopo benefico un Ospedale per i pellegrini proprio davanti alla Pieve di San Pietro, detta Maggiore. Nella Pieve esistono tutt’ora due travi in pietra con scritte in caratteri onciali.
Dentro la Fortezza c’è ancora la chiesina detta di San Martino a Beriano che è attualmente in fase di restauro. Nelle Rationes Decimarum è riportata la chiesa di San Martino a Beriano, Sancti Martini de Buriano sotto il Plebato di San Giovanni Petroio. Quindi la chiesa esisteva già nel XIII secolo, ma sicuramente era molto più antica.
Tralascio la descrizione della Fortezza fatta dal Brocchi, ognuno di voi potrà consultare questo testo in una della numerose biblioteche mugellane e fiorentine. Preferisco invece riferire quanto riportato dallo Young su Cosimo I. Egli dotò la Toscana di fortezze, costruite con l’assistenza del suo architetto e ingegnere Amannati. Essa fu fatta per difendere Firenze dal Nord finché l’esercito fiorentino fu sopraffatto dal Gran Duca austriaco Pietro Leopoldo (1765-1790). Tuttavia, bontà sua, egli decise di non fare abattere tale Fortezza ma lasciarla come documento storico (esempio ‘vivente’ per tutti?). Nella Fortezza fu trovato dal Gran Duca Leopoldo un enorme cannone, opera di Michelangelo (Young) detto di San Paolo, per avere sella parte tergale l’effigie (testa scolpita) dell’Apostolo. Il cannone si trova al Museo Nazionale del Bargello.
In questi giorni ho visitato la Fortezza ed ho percorso tutto il giro delle mura. Mai mi ero immaginato che essa fosse così imponente e abbastanza in buona conservazione. Le piante tuttavia che crescono in alto presso le mura, con le loro radici, costituiscono un problema per la conservazione delle stesse. Certo per restaurare la Fortezza, ci vorrà uno sforzo non comune, dovrà impegnarsi la Regione Toscana, la Provincia, il Comune, ma soprattutto il ministero dei Beni Culturali e perché no l’UNESCO? Si tratta di un patrimonio storico inestimabile. Cosa aspettiamo?

Note:
1 - ‘Buriana’ è un vento di tempesta proveniente dal mare. Non conosciamo esattamente l’origine. Buriane erano feste che consistevano nel bruciare delle fascine di legna e fare grandi fuochi, forse per l’Epifania (?) (Versilia).


Paolo Campidori, Copyright
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